Servizi, sostenibilità, valorizzazione delle persone: i vantaggi del digitale che le aziende manifatturiere non sfruttano ancora appieno

Nonostante la consapevolezza sui vantaggi di intraprendere un percorso di digitalizzazione si sia ormai diffusa all’interno del settore manifatturiero, ci sono ancora molti aspetti che vengono lasciati in secondo piano dalle aziende, come il potenziale di queste tecnologie nell’efficientare tutto il “lato umano” dei processi.

Pubblicato il 07 Lug 2022

Investimenti sostenibili

Ottimizzare la gestione della supply chain, le operazioni di progettazione e sviluppo dei prodotti, efficientare le operazioni, migliorare la relazione con i clienti, la sostenibilità e resilienza di tutti i processi e trattenere i talenti: sono tanti i vantaggi che le aziende manifatturiere possono trarre da un percorso di trasformazione digitale.

Se sul lato delle operation si è giunti a una maggiore consapevolezza di questi vantaggi e, anche grazie agli incentivi a sostegno degli investimenti delle imprese, molte aziende hanno già iniziato (o completato) il percorso di trasformazione digitale, su altri aspetti c’è ancora molta strada da fare in termini di diffusione di consapevolezza.

Questo riguarda, in particolare, il “fattore umano”, riferito sia alla forza lavoro che alla customer experience. Le tecnologie digitali possono infatti aiutare le aziende a fidelizzare i clienti già esistenti – con l’offerta di servizi che complimentano il prodotto – e acquisirne di nuovi.

L’importanza di una strategia di presenza digitale per le aziende manifatturiere

“Anche nelle aziende manifatturiere la tecnologia può servire a creare nuove modalità di customer engagement”, spiega Francesco Ferri, Managing Partner di Gellify, piattaforma di innovazione che connette start-up B2B ad alto contenuto tecnologico con aziende tradizionali, aiutandole nel percorso di transizione digitale.

“Questo è un elemento che ancora tante aziende manifatturiere non apprezzano appieno delle tecnologie digitali: trovare nuovi clienti e fidelizzare quelli già esistenti. Se non ho una strategia di digital presence, anche se sono un’azienda B2B, probabilmente i miei clienti troveranno i miei competitor che hanno già una strategia di questo tipo. Lo stesso avviene per il lato di customer care, se non ho un servizio efficace, i miei clienti saranno insoddisfatti e non torneranno più”, aggiunge.

Oltre a semplificare le operazioni e le relazioni lungo tutta la catena di fornitura, dunque, le tecnologie digitali rappresentano uno strumento che le aziende manifatturiere possono sfruttare per espandere la propria customer base.

Gellify aiuta le aziende a cogliere anche queste opportunità, attraverso un percorso completo di digitalizzazione che ha inizio con un Phygital Assessment strutturato che prende in esame strategia, organizzazione, processi produttivi e utilizzo dei dati.

Un assessment che restituisce un piano di azione su come impostare la roadmap di digitalizzazione che possa essere anche un piano economico – finanziario sostenibile nel tempo. Vengono quindi anche determinati i KPI che dovranno essere monitorati per valutare l’efficacia del percorso di digitalizzazione, nonché il tempo stimato per il ROI e alcuni “quick win”, ossia dei traguardi che possono essere raggiunti anche in soli sei mesi.

“Cruciale in questa fase è l’assessment del lato delle operation, perché è lì che spesso si richiede il nostro intervento. Con la diffusione dell’Industrial Internet of Things e i tanti investimenti fatti dalle aziende grazie anche agli incentivi, molte aziende si trovano ora sommerse dai dati, senza sapere come utilizzarli”, spiega Ferri.

Ed è questo che fa Gellify – anche grazie all’ecosistema innovativo di 60 start-up che compongono la piattaforma, solutions provider che l’azienda propone ai clienti come add-on –, guidando i clienti in un percorso che li porta ad aumentare la produttività, ridurre gli sprechi, avere una politica di consumo energetico e quindi anche a sviluppare un piano di sostenibilità.

Buone persone per buoni processi: l’importanza del “fattore umano”

Un percorso che non può prescindere anche da un lavoro sulla cultura aziendale e la formazione del personale.

“L’azienda può avere una buona strategia di digitalizzazione, aver fatto i giusti investimenti, ma senza il ‘fattore umano’ non si va da nessuna parte. Buone persone possono far funzionare cattivi processi, ma buoni processi non fanno funzionare cattive persone: questo è un mantra che guida un buon consulente”, commenta Ferri.

Proprio per questo l’attenzione alla formazione del personale dell’azienda è, insieme al processo di revisione dell’organizzazione interna, un filone nel percorso di digital transformation importante quanto gli investimenti nelle tecnologie.

Un lavoro che il team di Ferri porta avanti attraverso corsi di formazione, ma soprattutto coinvolgendo la forza lavoro nel percorso di cambiamento, sia attraverso delle guide che permettono di trasformare i dipendenti in agenti del cambiamento – che aiuteranno poi i colleghi in questo percorso di digitalizzazione – sia lavorando sul change management.

“Un tema mai importante come in questo momento – spiega Ferri – perché occorre formare le persone su quelle skill che è necessario avere in un contesto in cui la tecnologia ormai è predominante. Occorre coltivare nelle persone quel desiderio di miglioramento continuo, che deve appartenere a tutta la forza lavoro, non solo ai più giovani”.

Sostenibilità, serve una visione di insieme e una strategia improntata alla misurazione

Un’attenzione al personale che le aziende devono sviluppare anche partendo da quelle che sono le richieste della forza lavoro, come accade sul tema della sostenibilità.

“Se guardiamo a cosa ci dicono i dati relativi alle PMI manifatturiero, la cosa interessante è che la richiesta di sostenibilità spesso parte dal basso. Ci sono tanti middle manager e dipendenti che chiedono proattivamente di fare qualcosa su questo tema. Oggi se non sei sostenibile perdi anche attrattività per i talenti, soprattutto per quanto riguarda la Gen Z”, spiega Ferri.

Spesso il lavoro di Gellify inizia proprio dalla ricerca di nuove forme di engagement con la forza lavoro, valorizzando iniziative sulla sostenibilità che i clienti hanno già intrapreso, ma di cui la forza lavoro stessa non è a conoscenza.

Una situazione che ancora accade, spiega Ferri, perché molte aziende non hanno ancora compreso il valore che la sostenibilità può portare a livello trasversale in tutti i processi dell’azienda: dalla riduzione degli sprechi, quindi dei costi, a un migliore engagement della forza lavoro, al miglioramento della brand reputation, fino a un aumento della competitività dell’azienda.

“C’è ancora tanto da fare su governance, accountability e misurazione. Manca una cultura della sostenibilità perché per molti anni è stata trattata come un’operazione di marketing, invece di comprendere come incide a tutti i livelli aziendali”.

“Anche grazie ai fondi del PNRR, le aziende stanno iniziando ora a fare un percorso più strutturato, anche se c’è ancora molta distanza tra le PMI e le grandi imprese, che già da tempo si sono approcciate alla sostenibilità, spinte anche dalle pressioni di investitori e istituti di credito”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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