Il digitale in Italia vale 75 miliardi, Gay: “La sostenibilità è il nuovo motore di sviluppo”

Secondo i dato Anitec-Assinform nel 2021 il mercato digitale in Italia ha registrato una crescita del 5,3%, raggiungendo un valore complessivo di 75,3 miliardi di euro. Il presidente Marco Gay sottolinea il ruolo chiave della sostenibilità e chiede di aggiornare il Piano 4.0 passando “da una misura fiscale a una misura industriale” che spinga l’adozione massiva di Intelligenza artificiale, Cloud e Big data

Pubblicato il 06 Lug 2022

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Lo sviluppo del settore digitale tra le aziende italiane può risentire delle incertezze e delle crisi a livello nazionale e internazionale, innanzitutto per i contraccolpi della guerra in Ucraina, ma ha un nuovo motore di crescita e un grande filone di sviluppo davanti a sé: la sostenibilità.

Un obiettivo virtuoso – e in buona sostanza vantaggioso per tutti –, che può essere a portata di mano a patto che si realizzino alcune condizioni e linee guida: valorizzare e aumentare le sinergie tra pubblico e privato; continuare nel percorso di digitalizzazione del Paese; proseguire nell’incentivare le impese al cambiamento tecnologico; puntare in maniera massiccia sulle nuove competenze, necessarie a far funzionare tutto il sistema.

Ne sono convinti in pratica tutti i protagonisti del mondo imprenditoriale, istituzionale e accademico che si sono confrontati in un convegno in occasione della presentazione – a Milano presso la sede di Assolombarda e sui canali Social di Anitec-Assinform –, del Rapporto annuale sull’andamento del Digitale in Italia, realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube.

Il mercato digitale in Italia nel 2021 vale 75 miliardi di euro

Dopo i contraccolpi della pandemia mondiale, il 2021 è stato un buon anno per la ripresa e la crescita del Digitale nel Paese: lo scorso anno il mercato digitale ha registrato una crescita del 5,3%, raggiungendo un valore complessivo di 75,3 miliardi di euro. Si tratta di un aumento, in termini percentuali, ancora inferiore a quello del Pil nazionale e con andamenti differenziati tra i diversi segmenti tecnologici.

La crescita più alta ha riguardato i Dispositivi e Sistemi (9,1% e 21,1 miliardi di euro), con un’accelerazione dovuta principalmente alle vendite dei personal computer e degli apparecchi televisivi. Insomma, in parte un altro effetto della pandemia, tra Smart working, lockdown e restrizioni varie alle attività sociali.

Andamenti particolarmente positivi si sono avuti in tutti i comparti dell’Information Technology, con il segmento del Software e Soluzioni ICT che ha chiuso il 2021 a quota 8,1 miliardi di euro e con una crescita dell’8%; e quello dei Servizi ICT che ha raggiunto quasi i 13,7 miliardi di euro con un aumento complessivo del 7,6%, dovuto alla ripresa degli investimenti nei servizi di System integration per effetto dei progetti di digitalizzazione, che sono tra i driver alla base dei piani industriali delle principali aziende in tutti i settori, e un’ulteriore importante crescita dei servizi di Cloud computing e di Cybersecurity.

Cinque grandi prospettive e linee guida

Sono continuati invece i trend negativi dei Servizi di Rete TLC (-3,3%), anche se in misura minore rispetto allo scorso anno. Da segnalare la ripresa degli investimenti nel segmento dei Contenuti e Pubblicità Digitali, trainati principalmente dal ritorno agli investimenti pubblicitari su piattaforme internet, che avevano subito nel 2020 un rallentamento a causa dell’emergenza pandemica.

“Dobbiamo affrontare il futuro, del Paese e delle nostre aziende, puntando a sviluppare al meglio 5 grandi prospettive e linee guida”, sottolinea Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform: “Industria 4.0 e Intelligenza artificiale; il Pnrr e le sue risorse; la Cybersecurity; l’integrazione tra sostenibilità e digitale; e le competenze evolute necessarie alla trasformazione digitale e alla crescita delle nostre imprese”.

La Sostenibilità, fa notare Gay, è “il nuovo motore di sviluppo e cambiamento per il Digitale in Italia, e significa consumare e inquinare di meno, tutelare ambiente, società, qualità della vita e del lavoro, trovare le giuste combinazioni e il corretto equilibrio tra innovazione e sviluppo”.

Un Piano nazionale 4.0 da ricalibrare e aggiornare

Riguardo al Piano nazionale Industria 4.0 e alle sue varie derivazioni (e denominazioni) dal 2016 ai giorni nostri, il presidente di Anitec-Assinform rimarca e chiede: “dopo 6 anni per questo Piano nazionale è necessario un cambiamento, nella direzione di indirizzare meglio le risorse disponibili verso le piccole e medie imprese. E poi occorre spingere per un’adozione massiva di Intelligenza artificiale, Cloud e Big data, ricalibrando il Piano 4.0, alla luce oggi dei suoi risultati e vantaggi, ma anche di quelle che sono ancora delle debolezze e delle aree di miglioramento”.

Secondo Gay, altre linee di intervento riguardano, ad esempio, “incentivi per le micro e piccole imprese di valore”, che spesso sono quelle che restano più indietro nel processo di innovazione tecnologica, “sfruttando la rete degli Innovation hub e dei Competence center”, e per quanto riguarda più in generale l’intero scenario produttivo e manifatturiero del Paese, “nell’aggiornare il Piano 4.0 bisogna passare da una misura fiscale a una misura industriale”.

Bonomi: le risorse per il bonus edilizia tolte all’Industria 4.0

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, rileva che per continuare sulla strada virtuosa dell’innovazione occorre “sfruttare e valorizzare sempre più le sinergie tra settore pubblico e privato”, e non risparmia critiche al mondo della politica e al governo quando rimarca che “le risorse finanziarie per il bonus ristrutturazioni nell’edilizia sono state tolte a due elementi essenziali per lo sviluppo delle aziende e del Paese: il Piano nazionale 4.0 e il Patent box”.

Chi si dice invece “molto soddisfatto del percorso fatto finora” è il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, che interviene al convegno in video collegamento da Bruxelles: “in 13 mesi abbiamo approvato la Strategia italiana per lo sviluppo della banda ultralarga, ottenuto le autorizzazioni europee, pubblicato e assegnato tutti i bandi Pnrr, e investito un valore di circa 5,5 miliardi di euro, con l’ambizioso obiettivo di connettere tutta l’Italia entro il 2026 con reti ad altissima velocità fisse e mobili”.

Con l’assegnazione della gara dedicata alla creazione di nuove reti 5G nelle zone d’Italia prive di internet mobile veloce e di quella per l’ultimo lotto del bando Italia a 1 Giga “è stato raggiunto l’obiettivo Pnrr di assegnare tutte le gare previste dalla Strategia italiana per la banda ultralarga”, rileva Colao, e così “l’Italia sarà il primo Paese in Europa ad avere, grazie all’intervento pubblico, reti mobili 5G ad elevate prestazioni e interamente rilegate in fibra ottica, in grado di garantire altissima velocità e minima latenza ovunque”.

Le previsioni di Anitec-Assinform e NetConsulting cube

Lo sviluppo dell’infrastruttura di base per la connettività è uno snodo essenziale per il mercato del Digitale, che nel 2022 è previsto ancora in crescita – sempre secondo le previsioni di Anitec-Assinform e NetConsulting cube –, sebbene in rallentamento rispetto a quanto registrato nel 2021, con un aumento previsto del 3,6%, dal momento che alcuni settori di mercato stanno risentendo maggiormente degli effetti della crisi internazionale.

Tuttavia, le previsioni relative ai tre anni successivi (2023-2025) sono orientate a una ripresa della crescita e si ipotizza che il mercato digitale possa arrivare a superare i 91 miliardi di euro di valore nel 2025. I principali effetti del Pnrr si vedranno proprio nei prossimi anni, e l’accesso a questi fondi e finanziamenti “rappresenta per le PMI italiane un’opportunità straordinaria di crescita e innovazione”, sottolinea Gay.

Sul fronte della Sostenibilità, grazie non solo all’abilitazione del lavoro remoto, ma anche alla capacità di ottimizzare, misurare e simulare i processi aziendali, “le tecnologie digitali sono necessarie per la transizione verso modelli pienamente sostenibili”, osserva il presidente di Anitec-Assinform.

Sostenibilità, digitale e benefici in prospettiva

Tra i benefici più diffusi ci sono, ad esempio, la possibilità di ridurre gli spostamenti, la maggiore efficienza energetica e la dematerializzazione dei processi, grazie a IoT, advanced analytics, intelligenza artificiale, digital twin, oltre a una maggiore efficienza degli impianti.

Soluzioni Blockchain migliorano inoltre la tracciabilità e la comunicazione sicura delle informazioni a livello di filiera. Nel settore Energy-Utility le tecnologie digitali permettono di ottimizzare la produzione e la distribuzione dell’energia, individuare guasti e perdite, monitorare il territorio. Soluzioni di Intelligenza artificiale automatizzano il riconoscimento e lo smaltimento dei rifiuti. Piattaforme digitali per la gestione del parco veicoli e l’ottimizzazione del flusso merci migliorano i processi nel settore trasporti e turismo.

“Il Paese e le sue filiere di specializzazione devono puntare su questi grandi filoni di innovazione”, rileva Agostino Santoni, vicepresidente di Confindustria con delega al Digitale, “dobbiamo diventare il luogo delle eccellenze anche in ambito Artificial intelligence, mobilità elettrica e sostenibile, sviluppo e produzione di ciò che serve al mondo della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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