Pochi investimenti in ricerca e sviluppo e scarsa capacità di tradurre l’eccellenza scientifica in valore economico e industriale attraverso la registrazione di brevetti: sono queste le ragioni per cui l’Italia si piazza quintultima (diciottesima su ventidue) nella classifica dell’Ambrosetti Innosystem Index stilata dalla Innotech Community di The European House – Ambrosetti. Il rapporto “Super Smart Society: verso un futuro più sostenibile, resiliente e umano centrico” che include l’indice premia però l’Italia sulla qualità della ricerca scientifica.
Presentato in occasione dell’undicesimo Technology Forum, l’Ambrosetti Innosystem Index prende in esame il triennio 2018-2020 e valuta la performance complessiva dell’innovazione di 22 Paesi benchmark mediante l’analisi di 14 parametri.
Se l’Italia si posiziona nelle retrovie, il primo posto è occupato dagli Stati Uniti, seguiti da Israele, Germania e Austria.
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I due nodi: ricerca e sviluppo e brevetti
Tra gli elementi fondamentali per valutare le performance nonché predire la crescita e lo sviluppo economico di un Paese, l’Ambrosetti Innosystem Index evidenzia gli investimenti in R&S. La Germania è avanti in Europa con 105,9 miliardi di euro investiti in R&S, più di quattro volte gli investimenti dell’Italia (25,4 miliardi di Euro).
Considerando il contesto mondiale e rapportando gli investimenti in R&S al PIL, l’Italia non rientra nella top 15 mondiale, posizionandosi al di sotto della media UE27 (2,2%) con l’1,5% del PIL destinato alla ricerca.
Se l’Italia ottiene un ottimo risultato sul fronte della produzione scientifica, dell’efficienza e della qualità della ricerca accademica, confermandosi un’eccellenza con 1.594 citazioni ogni 100 ricercatori, risulta invece critica la capacità di tradurre l’eccellenza scientifica in valore economico e industriale attraverso la registrazione di brevetti (19° posto). Va male anche il fronte relativo al tasso di mobilità netta degli studenti, rispetto al quale l’Italia si posiziona come ultimo Paese con un saldo netto positivo tra studenti in entrata e studenti in uscita.
L’Ambrosetti Innosystem Index 2022 ha misurato infine la capacità di un ecosistema di proteggere l’innovazione prodotta e di trasformare le idee innovative in nuove realtà di business. Considerando il numero di start-up rapportato per milione di abitanti di ciascun Paese, a livello UE si registra il primato dell’Estonia con 865 start-up/milione di abitanti, mentre l’Italia si attesta nella seconda metà della classifica con 234 start-up/milione abitanti: un valore comunque superiore alla media dell’UE (190 start-up/milione di abitanti).
Al 31 Dicembre 2021, l’Italia conta 14.077 start-up innovative iscritte al registro delle imprese, la maggior parte delle quali (75,7%) opera nei servizi alle imprese. I due poli più importanti del Paese si confermano Roma e Milano, dove sono localizzate rispettivamente il 18,7% e il 10,9% delle startup totali.
Il Rapporto tiene conto infine dei dati che emergono dal Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea: nel 2021 l’Italia è al di sotto della media UE di 5,18 punti. Nei prossimi anni, sarà quindi fondamentale avere una programmazione efficace e maggiori investimenti specialmente per quanto riguarda Human Capital, Connettività, Servizi pubblici digitali e Integrazione di tecnologie digitali.
Verso la Super Smart Society
Secondo il rapporto Ambrosetti “Super Smart Society: verso un futuro più sostenibile, resiliente e umano centrico” robotica, bioeconomia, metaverso, digitalizzazione della PA, decarbonizzazione e transizione ecologica sono le sfide da cui partire per sfruttare le opportunità di una Super Smart Society e sviluppare nei prossimi anni una società sostenibile, resiliente e umano centrica.
“Dal rapporto emerge un’Italia con alcuni importanti punti di forza, come la bioeconomia e la capacità dei nostri ricercatori di produrre eccellenza scientifica, ma allo stesso tempo frenata e con grandi opportunità da cogliere per quanto riguarda la capacità di costruire un solido ecosistema dell’innovazione, condizione essenziale per accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile e la Super Smart Society”, spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.
“Per fornire una bussola per la business community e i policy maker e guidare le future scelte strategiche del Paese in ambito innovazione, nel Rapporto avanziamo quattro proposte programmatiche. Innanzitutto, bisogna orientare le risorse del PNRR verso progetti in grado di massimizzare il potenziale di innovazione che già esiste nel Paese. In secondo luogo, creare un meccanismo virtuoso per tradurre il nostro primato di ricerca scientifica in innovazione concreta, affidando un ruolo chiave agli Uffici di Trasferimento Tecnologico. È necessario poi trasformare l’Italia in un ‘Paese per Unicorni’, promuovendo riforme a sostegno dell’imprenditorialità innovativa e dei finanziamenti di Venture Capital. Lanciare, infine, un New Deal delle competenze per preparare i cittadini e le aziende italiane di oggi e di domani a prosperare in una società digitale e sostenibile”.
Le proposte
Sono cinque le proposte di policy contenute nel report (che vi lasciamo in lettura in fondo all’articolo)
- Ottimizzare la gestione delle risorse del PNRR per massimizzare il potenziale di innovazione che potrà essere creato a livello nazionale
- Creare un meccanismo virtuoso per tradurre i risultati della ricerca in innovazione, prevedendo un ruolo chiave agli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT).
- Trasformare l’Italia in un “Paese per unicorni”, promuovendo riforme a sostegno dell’imprenditorialità innovativa e dei finanziamenti di Venture Capital.
- Lanciare un New Deal delle competenze per preparare i cittadini e le aziende italiane di oggi e di domani a prosperare in una società digitale e sostenibile.
- Promuovere gli elementi vincenti del modello di risposta al Covid-19 come “new normal” per il sistema-Paese.