Solo un’impresa su tre è pronta a cogliere le opportunità delle nuove risorse espressamente dedicate al sistema produttivo dal PNRR, come transizione 4.0 ed economia circolare: è quanto mostra un’indagine diffusa da Unioncamere. I dati, elaborati dal Centro studi Guglielmo Tagliacarne, sono stati al centro dell’Assemblea delle Camere di commercio.
Dall’indagine emerge che il 16% delle imprese si è già attivato per aderire ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre un altro 13% ha in programma di farlo. Tuttavia, più del 70% è fermo al palo, senza, al momento, interessarsi alle molteplici occasioni di sviluppo che si stanno aprendo.
“I dati confermano la necessità di lavorare per diffondere e far conoscere alle imprese, soprattutto quelle più piccole, le misure messe in campo dal Governo nel green e nel digitale”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.
Significativo il dato relativo alle PMI: secondo l’indagine, infatti, l’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi.
“Le Camere di commercio hanno ben in mente come farsi parte attiva per lo sviluppo del Paese e contribuire al cambiamento innescato dal PNRR: possiamo essere uno strumento prezioso per fare conoscere alle imprese le enormi opportunità legate alle nuove risorse e per mettere a terra molte delle misure chiave previste nel Piano”, aggiunge Prete.
E per sfruttare queste opportunità, sottolinea il Presidente di Unioncamere, occorre attuare un processo di semplificazione, in quanto il tempo speso per il lato burocratico grava pesantemente sulla produttività delle aziende.
Un’indagine del Centro studi Tagliacarne ha infatti rivelato che una riduzione di un terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe un aumento della produttività aziendale tra il +0,5% e il +1,1%.
“Per questo stiamo lavorando attivamente per definire proposte concrete che possano contribuire in tempi rapidi al processo di semplificazione di cui abbiamo davvero bisogno”, conclude.
Imprese colpite dal rialzo dei prezzi e dai problemi di approvvigionamento
D’altro canto, sulla situazione attuale incide certamente anche il clima di incertezza legato allo shock della guerra in Ucraina. Per quasi 9 imprese su 10 l’impatto del conflitto in corso sarà alto, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e semilavorati.
Quasi un’impresa su 2 ha problemi di approvvigionamento di materie prime e una su 5 di approvvigionamento di energia. L’aumento dell’incertezza incide anche sulla natalità delle imprese: le ultime indicazioni sulle iscrizioni al Registro delle Camere di commercio mostrano che quando il clima di fiducia si riduce di un punto, la natalità delle imprese si contrae di mezzo punto.
Negli ultimi due anni (2020-2021) sono state create 81 mila imprese in meno rispetto al livello pre-pandemia del 2019, di cui 26 mila in meno giovanili e 32 mila in meno femminili.