L’economia italiana nel 2021 rimbalza e fa +6,5% di Pil, la crescita più alta dal 1976

Secondo i dati Istat, nell’ultimo anno il Pil è cresciuto del +6,5% rispetto al 2020, in cui però c’era stato un crollo di quasi il 9%. Un buon recupero, ma ancora non totale rispetto a quanto perso in precedenza

Pubblicato il 31 Gen 2022

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Il rimbalzo dell’economia italiana, dopo il -8,9% del 2020 (occorre andare indietro alla Seconda guerra mondiale per trovare un dato del Pil tanto negativo come il 2020), è da record: nel 2021 il Pil (Prodotto interno lordo, che misura la ricchezza prodotta dal Paese) è cresciuto del +6,5% rispetto all’anno precedente. I dati dell’Istat certificano quindi un buon recupero, ma ancora non totale rispetto a quanto perso in precedenza.

Nel quarto trimestre del 2021 il Pil è invece aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. L’economia italiana registra per il quarto trimestre consecutivo un’espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti.

La variazione congiunturale del quarto trimestre “è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi”, rileva l’analisi Istat: “dal lato della domanda, c’è stato un contributo positivo della componente nazionale e un apporto negativo della componente estera netta”.

Le prospettive per il 2022 sono ancora positive: l’istituto di statistica certifica infatti una variazione acquisita del Pil già pari a +2,4%. Ma “per il 2022 resta l’obiettivo di superare il 4% di crescita”, fa notare il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).

Miglior risultato da 45 anni

Il balzo del +6,5% registrato nel 2021 è il migliore risultato del Pil italiano da 45 anni e dal 1976 (quando fu del +6,6%), dal punto di vista dello scenario economico praticamente un’era geologica fa. Anche nel 1973 ci fu un’impennata del +6,7%, ma al tempo stesso erano anni in cui l’inflazione correva come un cavallo e imperversava la crisi petrolifera, con benzina scarsa e molto cara, domeniche a piedi e blackout perché il sistema elettrico non reggeva.

In ogni caso, una crescita di 6 punti percentuali e mezzo è simile a quella che si registrava più spesso negli Anni ’60, sull’onda lunga del Boom economico, Baby boom e classe media che si espandeva in tutti i principali Paesi dell’Occidente. Rispetto al disastroso 2020 quindi un buon riscatto, neanche dopo la crisi finanziaria internazionale di fine 2008 né dopo quella dei debiti sovrani europei nel 2012 – ai tempi del “Whatever it takes, costi quel che costi” di Mario Draghi alla guida della Bce e per salvare l’Euro – c’è stata una reazione così netta e sostenuta.

Secondo il Centro Studi di Argenta Soa, organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, “è l’edilizia uno dei settori a dare il maggiore contributo all’incremento del Pil nel 2021”, ma anche produzione industriale e manifatturiero hanno fatto la loro parte per il rilancio dell’economia.

Gli effetti del recupero della domanda interna

Un rilancio che è avvenuto innanzitutto per un recupero della domanda interna, probabilmente anche sulla scia degli annunci di vari interventi – nazionali ed europei – di sostegno alle famiglie e alle imprese, anche se il vero effetto di tutto ciò si vedrà in un periodo più allungato.

Nella media del 2021, “l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto dello 0,6% rispetto all’anno precedente”, rileva ancora l’Istat nelle sue analisi periodiche, sottolineando allo stesso tempo la salita dell’inflazione nel corso dell’anno appena chiuso (in media +1,9%).

Le prospettive sul futuro tra inflazione e Pnrr

“Alla luce della dinamica dei prezzi al consumo, in forte accelerazione nella seconda metà dell’anno e pari a circa tre volte quella retributiva, si registra anche una riduzione del potere d’acquisto”, fa notare l’Istat. Nel solo mese di dicembre 2021, l’indice delle retribuzioni contrattuali registra un aumento dello 0,1% rispetto a novembre e dello 0,7% rispetto a dicembre 2020. Insomma, l’aumento delle retribuzioni non sta al passo con quello di un’inflazione che è tornata a crescere innanzitutto per effetto del rincaro di materie prime ed energia (l’Istat diffonderà dopodomani le sue stime sull’andamento dei prezzi).

E ora per questo 2022 tutti guardano al futuro con queste incognite, oltre a quelle che continuano per la pandemia mondiale, e in molti attendono di vedere gli effetti degli interventi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Obiettivo del Mef: nel 2022 crescita del Pil superiore al 4%

Questa crescita nel 2021 “è stata resa possibile non solo dalla ripresa dell’economia mondiale, ma anche dalle vigorose azioni di sostegno a imprese e famiglie attuate dal Governo”, rimarca il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Che osserva: “la recrudescenza della pandemia sta causando un temporaneo rallentamento dell’attività di alcuni settori economici e il caro energia è un indubbio fattore di rischio”. Tuttavia, il quadro epidemico nazionale “è in fase di miglioramento e il Governo è già ripetutamente intervenuto per attutire il rialzo dei prezzi di gas ed elettricità su imprese e famiglie”. Ulteriori interventi sono in esame.

Secondo il Mef, l’impatto espansivo della politica di bilancio continuerà a dispiegarsi nel corso di quest’anno e a questo si aggiungerà l’effetto iniziale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Pur non sottovalutando i fattori di incertezza che sussistono a livello internazionale”, si rimarca dal Ministero dell’economia, “l’obiettivo del Governo resta quello di conseguire nel 2022 una crescita del Pil superiore al 4 per cento”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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