Cloud, dati, cyber security, sostenibilità e inclusione: tutti i temi della Automation Fair 2021

L’edizione 2021 della Automation Fair di Rockwell Automation è tornata ad affrontare i temi legati alle grandi sfide che le aziende manifatturiere si trovano a dover affrontare oggi, come cloud, cyber security, il ruolo dei dati nell’abilitare una produzione più flessibile e sostenibile, le sfide relative alle competenze da ricercare nella forza lavoro e il bisogno di un cambiamento culturale per una maggiore responsabilità verso ambiente, comunità e dipendenti.

Pubblicato il 13 Nov 2021

Rockwell Automation

L’importanza del cloud e della cyber security, il ruolo dei dati nell’abilitare una produzione più flessibile e sostenibile, le sfide relative alle competenze da ricercare nella forza lavoro e il bisogno di un cambiamento culturale per una maggiore responsabilità verso ambiente, comunità e dipendenti. Sono queste le grandi sfide che le aziende manifatturiere si trovano a dover affrontare oggi, spesso partendo da una situazione di arretratezza nel percorso di trasformazione digitale.

Temi che Rockwell Automation ha voluto affrontare questa settimana nella sua Automation Fair, la fiera dedicata all’automazione industriale, che in occasione della sua 30ª edizione l’azienda ha voluto svolgere in modalità ibrida, per permettere una maggiore partecipazione.

Una vetrina con cui Rockwell Automation ha presentato strategie, prodotti e soluzioni per accompagnare i clienti nel percorso di trasformazione digitale e abilitare business model più agili e sostenibili.

Cloud, perché sempre più aziende capiscono di non poterne fare a meno

La pandemia – è ormai chiaro – ha evidenziato l’importanza delle tecnologie digitali per creare aziende resilienti e flessibili. A cominciare dal cloud, una tecnologia che ha abilitato la continuità operativa a fronte delle restrizioni imposte agli spostamenti personali e alle attività economiche.

Molte aziende hanno scelto soluzioni SaaS (Software as-a-Service) cloud-based proprio in risposta all’emergenza sanitaria, ma molti sono i vantaggi (anche competitivi) che spingono sempre più aziende a convertirsi a queste soluzioni.

“Prima di tutto c’è il bisogno di velocità. Soprattutto dopo la pandemia, i nostri clienti non vogliono più attendere mesi per sistemare dei problemi o realizzare dei progetti e il cloud è quindi la tecnologia giusta perché consente di ridurre il time to value“, spiega Brian Shepherd, Senior Vice President, Software & Control, Rockwell Automation.

Vi è poi la necessità di confrontarsi e collaborare con altre aziende del settore per affrontare i cambiamenti che stanno interessando la manifattura, collaborazioni che il cloud riesce a facilitare.

Infine, il cloud permette di sfruttare appieno il valore dei dati raccolti dai macchinari connessi e di utilizzarli per tutta una serie di applicazioni in grado di rispondere ai bisogni specifici dell’azienda.

Bisogni che Rockwell Automation ha tenuto in considerazione per riorganizzare e migliorare il suo portfolio di soluzioni di automazione industriale, grazie alle recenti acquisizioni di Fiix (nel 2020) e della più recente acquisizione di Plex, nel giugno del 2021.

Acquisizioni che hanno portato l’azienda ad ampliare il suo portfolio di soluzioni per la Smart Manufacturing, sotto il brand FactoryTalk Hub, organizzato in tre sottogruppi con soluzioni specifiche per Design (FT Design Hub), Operations (FT Operations Hub) e la manutenzione (FT Maintenance Hub).

L’acquisizione di Plex ha permesso a Rockwell Automation di integrare la piattaforma Plex Smart Manufacturing al proprio portfolio di soluzioni software per l’automazione industriale. Una piattaforma che connette oltre 2,400 stabilimenti in 37 diversi Paesi e che processa, ogni giorno, oltre 8,5 miliardi di transazioni.

L’acquisizione di Fiix, invece, ha permesso a Rockwell Automation di inserire nella sua offerta la piattaforma FiiX CMMS, per pianificare, monitorare e ottimizzare la manutenzione. Una soluzione che attualmente serve circa 3 mila clienti in 90 Paesi.

Cyber security, strategia e partner fanno la differenza

Se è vero che la pandemia ha contribuito ad estendere la conoscenza del cloud tra le imprese e a far cadere molti dei falsi miti che ancora riguardavano questa tecnologia, è altrettanto vero che quando si affronta il tema del cloud, è inevitabile parlare di sicurezza informatica.

Tra i freni all’adozione per molte imprese vi è proprio la preoccupazione, infondata, che le soluzioni SaaS in cloud siano meno sicure di quelle on-premise.

In realtà si tratta di un falso mito poiché “aziende come la nostra ovviamente investono in cyber security molto di più di quanto possano fare i nostri clienti, sia in termini economici che di personale destinato al controllo dei sistemi”, spiega James Novak, Ceo di FiiX.

E che le aziende manifatturieri spesso non adottano gli accorgimenti e le strategie necessarie per tutelare la sicurezza dei propri sistemi è divenuto evidente proprio grazie alla pandemia, che ha portato a una moltiplicazione degli attacchi informatici a danno delle imprese.

Diverse sono le aree di vulnerabilità che si possono creare all’interno delle aziende, a partire dai requisiti di sicurezza necessari a tutelare l’area IT e quelli a tutela dell’area OT. Proprio il secondo ambito è quello dove si tende a essere meno diligenti in ambito di aggiornamento e manutenzione, per ridurre al minimo i tempi di down-time necessari all’aggiornamento delle macchine.

L’approccio di Rockwell Automation per la gestione della sicurezza informatica dei suoi clienti prende in analisi tutte le fasi di un possibile attacco informatico, dall’identificazione delle possibili minacce e la valutazione del rischio, agli interventi da attuare una volta che l’attacco è in corso, a strategie per mitigare i danni e recuperare le perdite.

Per quanto riguarda la prevenzione, importante è proprio l’inventario delle soluzioni e dei servizi a disposizione dell’azienda, la valutazione del rischio e la conoscenza delle azioni da intraprendere una volta che si verifica una minaccia, nonché delle conseguenze del non prendere alcuna azione una volta rilevata l’anomalia.

Importanti sono gli strumenti di rilevazione delle minacce, che devono essere in grado di individuare, in tempo reale, ciò che sta avvenendo all’interno dei sistemi.

Gli standard relativi alla sicurezza informatica in ambito IT e OT possono essere uno strumento utile alle imprese, poiché indicano le caratteristiche che un sistema o un prodotto deve rispettare per tutelarsi da determinati rischi.

Un esempio è lo standard IEC 62443, per la sicurezza informatica dei sistemi IACS (Industrial Automation Control Systems), che fornisce una terminologia condivisa a tutta la forza lavoro: dai system integrator, ai proprietari degli asset, agli end-user.

La certificazione del rispetto di questo standard è quindi, per le imprese, uno strumento di sicurezza quando devono scegliere il provider delle soluzioni di automazione, come spiega Theodore Haschke, Manager, Business Development, Functional Safety & Cybersecurity presso TUV Rheinland.

“La semplice compliance con lo standard non è sufficiente. Le aziende devono affidarsi a provider certificati, poiché questi ricevono controlli da terze parti, volti ad assicurare che siano stati rispettati gli standard relativi alla sicurezza in tutte le fasi che hanno portato all’offerta al cliente, fin dalla progettazione”, spiega.

Il rispetto di queste procedure e criteri, inoltre, consente alle aziende di migliorare la posizione di rischio con una spesa di capitali limitata e accorcia la timeline dell’implementazione della soluzione. 

Promuovere la sostenibilità grazie ai dati

Il tema della sostenibilità è diventato centrale ormai anche nella manifattura. Del resto, la transizione verso l’economia circolare richiede non può prescindere dal cambiamento della produzione, poiché il concetto di circolarità richiede alle aziende di ripensare tutto il ciclo di vita del prodotto: dalle materie prime utilizzate, a una maggiore efficienza energetica dei processi, alla riduzione degli scarti, al ricondizionamento dei prodotti.

Un ambito che sta interessando sempre più aziende. Basta pensare che tra le aziende inserite nella lista Fortune 500, circa 400 hanno già dichiarato la propria timeline per raggiungere la neutralità carbonica (dove le emissioni di CO2 nette emesse sono uguali a zero).

Anche se non è certamente una tematica nuova, negli ultimi anni spinte verso una conversione sostenibile della manifattura sono arrivate da maggiori stimoli esterni: sia dai governi – impegnati negli sforzi necessari per rispettare gli impegni presi nella lotta ai cambiamenti climatici – sia dai consumatori, che vedono nella sostenibilità un fattore sempre più determinante nella scelta dei prodotti e dei brand a cui affidarsi.

Per le aziende, tuttavia, si tratta di una sfida ardua, poiché se possono controllare ciò che avviene all’interno dei propri stabilimenti, è più difficile assicurarsi che la sostenibilità sia perseguita lungo tutta la Supply Chain.

Ed è proprio questa la base per la strategia di Rockwell Automation in questo ambito: promuovere internamente ed esternamente la sostenibilità. Un impegno che l’azienda porta avanti da diversi anni, con una strategia basata su tre pilastri: azienda, clienti e comunità.

Il primo riguarda proprio l’azienda stessa, che conta ad oggi circa 20 siti dotati della certificazione ISO 14001 (che fissa i requisiti  di un sistema di gestione ambientale di una qualsiasi organizzazione). L’azienda, inoltre, intende raggiungere emissioni zero entro il 2030 e, ad oggi, riesce a riciclare o rigenerare l’84% dei rifiuti prodotti.

L’impegno dell’azienda si concretizza anche nel suo rapporto con i dipendenti, nell’attenzione alle tematiche di diversità e inclusione, che vengono periodicamente analizzate, grazie al coinvolgimento dei dipendenti in sondaggi e gruppi di lavoro per individuare quali sono le tematiche in cui l’azienda deve fare di più e come affrontarle.

Inoltre, Rockwell Automation porta avanti anche vari progetti e iniziative rivolte alle comunità dei territori scelti per i suoi stabilimenti.

Per quanto riguarda il supporto dato ai clienti nel raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità, la strategia di Rockwell Automation segue tre filoni diversi che riguardano energia, acqua e rifiuti.

Per quanto riguarda i rifiuti, l’azienda sta passando ai clienti la propria esperienza interna grazie a un programma di remanufacturingche sta dando già i primi risultati. Nella gestione dell’acqua, l’azienda punta a condividere la sua esperienza in ambito industriale sia con le aziende del settore che in nell’ambito della gestione dei servizi idrici municipali, che si trovano in una situazione di maggiore ritardo rispetto all’industria.

Ma è nell’ambito dell’efficientamento energetico che l’azienda ha costruito un forte portfolio, grazie alle acquisizioni degli ultimi anni, come quella di Kalypso (nel 2020), che le ha permesso di integrare alla sua offerta soluzioni che sfruttano i dati raccolti dagli impianti per monitorare e ottimizzare il consumo energetico.

“Abbiamo messo insieme un portfolio di soluzioni in grado di aiutare i nostri clienti con il concetto di economia circolare, utilizzando i dati. A questo abbiamo aggiunto il nostro remanufacturing program, con il quale forniamo ai nostri clienti tutto ciò che gli occorre, dai servizi, alle soluzioni, alla capacità di riconvertire i prodotti di scarto”, commenta Arvind Rao, FactoryTalk Energy Manager. 

“La tecnologia c’è”, insiste Rao, ed è proprio grazie ad essa che passare a una produzione più sostenibile non richiede più quei grandi investimenti di capitali che le aziende si aspetterebbero. Inoltre, anche in questo ambito (come per la cyber security) il costo di non agire potrebbe risultare decisamente molto più alto.

Oltre ai costi, un altro ostacolo alla trasformazione verde della manifattura è rappresentato dal parco macchine delle aziende manifatturiere italiane che, come ha sottolineato l’indagine realizzata da Ucimu – Sistemi per Produrre, ha un’età media di quasi 15 anni.

“Per questo stiamo realizzando soluzioni che possono funzionare anche su sistemi legacy, anche se il bisogno di una maggiore sostenibilità può essere un ulteriore drive per l’ammodernamento degli impianti brownfield delle aziende”, conclude Rao.

Come le aziende possono attirare e trattenere i talenti di cui hanno bisogno

Per implementare le strategie necessarie ad affrontare, con successo, le trasformazioni digitali e green le aziende hanno bisogno non solo delle giuste tecnologie, ma anche dei giusti talenti.

Trovarli, per le aziende, sta diventando sempre più difficile. Una difficoltà a cui si aggiunge la competizione interna al mercato. Se, da un lato, la diffusione del lavoro da remoto permette di ampliare i confini geografici della ricerca, dall’altro rende la ritenzione dei talenti ancora più importante per l’azienda.

Uno dei primi problemi da affrontare è quello della scarsa attrattività del settore per i giovani. Un problema molto serio, poiché man mano che la forza lavoro esistente si avvicina al pensionamento non si riescono a trovare i talenti giusti per poterla sostituire.

Un problema che può essere risolto soltanto cambiando la narrazione intorno al mondo della manifattura. “Dobbiamo partire dalle scuole, spiegare e far vedere ai giovani che la manifattura oggi non è quell’ambiente ripetitivo e poco gratificante di cui sentono parlare dalle precedenti generazioni” commenta Rachael Conrad, Vice President & General Manager, Customer Support & Maintenance di Rockwell Automation. 

Vi è poi un lavoro interno che le aziende devono fare per costruire, nella forza lavoro presente, quelle competenze che saranno necessarie all’azienda nel futuro.

“L’ottica deve essere quella del medio-lungo periodo. Questo tipo di strategia dovrebbe guardare a un periodo di almeno 3-5 anni”, spiega Sherman Joshua, Director, Workforce & Competency, Lifecycle Services di Rockwell Automation.

“Anche in questo ambito, l’approccio deve essere strategico, le aziende devono individuare i gap nelle proprie competenze, verificare se possono riempirli internamente attraverso il training dei dipendenti, oppure se devono cercarle esternamente, sia assumendo profili specializzati, che attraverso partnership mirate”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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