Le tecnologie che più influenzeranno la ricerca nei prossimi anni, le sfide derivanti dallo sviluppo di robotica e Intelligenza Artificiale e le grandi opportunità che derivano dall’applicazione di queste tecnologie: di questo abbiamo parlato con Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (ITT).
Metta – intervenuto alla cerimonia inaugurale di Emo Milano, la mostra dedicata alla robotica in programma fino al 9 ottobre presso i padiglioni di Fieramilano – ha parlato delle prossime frontiere della ricerca scientifica, espresse dall’acronimo “BANG”.
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Bit, Atomi, Neuroni e Geni: su che cosa punterà la ricerca nei prossimi anni
Bit, atomi, neuroni e geni: sono queste le tecnologie che faranno la differenza nella ricerca nei prossimi anni, secondo il Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
“I bit per questioni ovvie legate all’Intelligenza Artificiale, gli atomi perché molti settori – come l’energia, per citarne uno – si basano su materiali nuovi e soluzioni nuove. Ora che abbiamo la capacità di mettere gli atomi ‘in fila’ uno alla e volta come vogliamo, è chiaro che questo è un settore dove si farà una differenza importante, non da meno per la transizione ecologica”, spiega il Professore.
Le ultime due lettere dell’acronimo si riferiscono invece a “neuroni” e “geni“, che sono fondamentali per la cura di molte patologie, soprattutto quelle legate all’invecchiamento.
Frontiere importantissime per un Paese come l’Italia dove, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi 50 anni si è registrato un tasso di invecchiamento della popolazione tra i più rapidi tra i Paesi più sviluppati.
“Ed è su queste tecnologie che dobbiamo investire – continua Metta – e investire vuol dire creare le giuste infrastrutture, ma anche saper creare e trattenere i talenti“.
Mettere i giusti paletti a robotica e AI per non frenare la ricerca
Metta è tornato anche a parlare del rapporto della robotica e dell’Intelligenza Artificiale con l’uomo e delle paure, spesso eccessive, che si nutrono nei confronti di queste tecnologie, a fronte di sfide concrete, che occorre affrontare.
“Le tecnologie non sono pronte a fare quello che vediamo nei film, quindi forse vi è una paura eccessiva. D’altra parte, bisogna sempre pensare di mettere l’uomo al centro perché le tecnologie sono pensate per risolvere i nostri problemi, non devono essere una sostituzione di alcunché”.
Soltanto pochi giorni fa lo stesso messaggio era arrivato da iCub – il “robot bambino” creato proprio dal team di ricercatori capitanato da Metta – che dal palco dell’Italian Tech Week aveva lanciato un appello a prepararsi a una realtà in cui uomini e macchine conviveranno, discutendo ora dei temi cruciali del mondo “del domani”.
Sfide che l’Intelligenza Artificiale pone già oggi, soprattutto in merito di privacy nella raccolta e la gestione dei dati e nei potenziali rischi – discriminatori, ma non solo – che possono sorgere dall’utilizzo dei dati personali da parte di algoritmi di AI.
Potenziali problematiche che, sottolinea Metta, occorre affrontare con regolamenti adeguati, ponendo i giusti paletti a queste tecnologie e alle loro applicazioni, senza però frenare la ricerca.
Il contributo delle tecnologie alla sostenibilità
Del resto, queste tecnologie sono armi indispensabili per affrontare alcune delle sfide più importanti, non solo del domani, ma anche della realtà di oggi.
Robotica e Intelligenza Artificiale sono, infatti, tecnologie chiave per la transizione verso un’economia più sostenibile, indispensabile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale che l’Europa ha prefissato.
Tecnologie che già fanno la differenza in alcuni settori, come nell’agricoltura di precisione, per citarne uno. “Anche se non si parla spesso di questo, le sostanze chimiche utilizzate nell’agricoltura hanno un grande impatto sul nostro ambiente. Impatto che può essere minimizzato digitalizzando il settore e ottimizzando i processi, attraverso l’uso della robotica, dell’Internet delle cose e dell’Intelligenza Artificiale, spiega il Professore.
Un altro esempio applicativo interessante viene dal progetto Growbot (Growing Robot), che esplora le potenzialità del connubio tra robotica e manifattura additiva.
Il progetto – ad opera del team della Professoressa Cecilia Laschi, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e coordinato proprio dall’IIT – ha come obiettivo la creazione di robot in grado di arrampicarsi e adattarsi all’ambiente circostante, così come fanno le piante, e che in futuro potranno essere integrati nelle smart cities.
Si tratta di un progetto finanziato dalla Commissione Europea con circa 7 milioni di euro per i prossimi 4 anni e che rientra nell’ambito del programma FET (Future and Emerging Technologies) di Horizon 2020, che supporta i progetti tecnologici più ambiziosi.
I robot saranno dotati di sensori che forniranno informazioni importanti sull’ambiente circostante e permetteranno di fare un monitoraggio ambientale in modo del tutto sostenibile.
“Quello che ci proponiamo di fare, tra le altre applicazioni, è fare un monitoraggio ambientale sostenibile, fatto con materiali che sono biodegradabili e crescono un po’ come le piante e che inviano dei dati che possiamo utilizzare per vedere lo stato del nostro ambiente”, conclude Metta.