Macchine tessili, la pandemia accelera la digitalizzazione del settore. Zucchi (Acimit): “Digitale chiave per accrescere la competitività”

La pandemia ha duramente colpito il settore delle macchine tessili, ma ne ha anche accelerato la digitalizzazione: è quanto sottolinea Acimit, l’Associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine tessili. Nel corso dell’assemblea dell’Associazione, il Presidente Alessandro Zucchi ha sottolineato l’importanza di digitalizzare i processi produttivi e organizzativi per accrescere la competitività delle aziende.

Pubblicato il 13 Lug 2021

tessile

La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale del settore delle macchine tessili, creando negli imprenditori una nuova consapevolezza sull’importanza di adottare tecnologie digitali: è quanto emerge dall’assemblea di Acimit, l’Associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine tessili.

Il settore è stato duramente colpito dalla pandemia: nel 2020 la produzione italiana di macchine tessili è diminuita del 22% rispetto all’anno precedente e simile è stata anche la flessione delle esportazioni (-21%).

A pesare è stato soprattutto il quasi totale stop produttivo osservato tra il primo e secondo trimestre del 2020, a fronte di un recupero soltanto parziale nella seconda parte dell’anno. A condizionare negativamente la performance del settore hanno contribuito le restrizioni agli spostamenti, che tuttora non consentono alle aziende di cogliere pienamente le opportunità create dalla ripresa del settore tessile.

Tuttavia, i dati relativi alla prima parte del 2021 mostrano segnali di ripresa del settore, in accordo con la congiuntura economica favorevole, come conferma Alessandro Zucchi, Presidente di Acimit.

“La crescita è confermata sia dai dati Istat relativi al commercio estero sia dall’indagine di Acimit sulla raccolta ordini. La ripresa delle manifestazioni fieristiche in presenza, anche nel nostro settore, è il segnale di un progressivo ritorno alle normali condizioni di business”, commenta.

Prospettive, dunque, più favorevoli rispetto alle previsioni che Acimit aveva formulato ad inizio anno, quando l’incertezza legata all’evoluzione della pandemia non permetteva di intravedere segnali di ripresa.

La pandemia ha creato anche nuove opportunità per le aziende

Nonostante le difficoltà e i dati negativi, non tutto quello che è accaduto nel 2020 è da dimenticare: la pandemia ha infatti aperto anche nuove opportunità per le aziende, facendo comprendere agli imprenditori l’urgenza di intraprendere il percorso di trasformazione digitale.

“È per questo che Acimit ha accelerato sul progetto Digital Label, con cui certificare le macchine italiane che adottano un set comune di dati al fine di una più facile integrazione con i sistemi operativi (come ERP, MES e CRM) delle aziende clienti”, aggiunge Zucchi.

Il modello concettuale dei dati gestionali produttivi di macchina e di processo, sviluppato nel corso del 2020, in collaborazione con il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano, sotto la supervisione del Professore Marco Taisch (anche Presidente di MADE, Competence Center Industria 4.0), costituisce uno dei requisiti per ottenere la certificazione digitale Acimit.

Una certificazione che, come spiega Zucchi, punta ad aiutare le aziende ad essere più competitive, elevando il livello di digitalizzazione dei processi produttivi e organizzativi interni.

Anche il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, torna a ribadire l’importanza di affrontare con i giusti strumenti e il giusto mindset le sfide sollevate dalla rivoluzione digitale e da quella green.

“Digitalizzazione e sostenibilità sono sfide e opportunità da affrontare con strategie di medio periodo. Bene quindi sfruttare i fondi messi a disposizione del fondo Next Generation EU, ma abbiamo anche necessità di riforme per rendere il manifatturiero italiano maggiormente competitivo”, conclude.

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4