“Industria 4.0 e giovani imprenditori: questa è la ricetta del successo del nuovo made in Italy”. Questo in sintesi il pensiero espresso oggi sulle colonne de Il Sole 24 Ore da Marco Fortis, l’economista docente dell’Università Cattolica e direttore della Fondazione Edison che già altre volte aveva combattuto il disfattismo di quanti si farebbero volentieri cantori di un’Italia condannata al declino. La sua è un’analisi documentata, appassionata e – va detto – intrisa di ottimismo.
L’analisi di Fortis muove, nel suo stile, dai numeri. L’export italiano già prima della pandemia era già in forte ripresa: prendendo come base di partenza il 2015, nel primo quadrimestre 2018 l’Italia era già cresciuta come la Germania e più della Francia. Un anno dopo l’indice dell’export italiano faceva segnare 115,3, più di quello tedesco (113,5) e della Francia (112,3).
La pandemia ha poi fatto crollare gli indici, ma già nel primo quadrimestre del 2021 l’export italiano si è portato sopra i livelli pre-covid crescendo complessivamente del 20,2% rispetto al primo quadrimestre 2015, ben più della Germania (+13,5%), della Francia (+4,2%) e dei nostri competitor europei.
Secondo Fortis le ragioni sono “strutturali”: la prima è il successo del superammortamento e del piano Industria 4.0; la seconda è “la capacità dei giovani imprenditori insediatisi al comando di molte aziende negli ultimi anni, a seguito dei passaggi generazionali, di interpretare con visione e coraggio la spinta di Industria 4.0, innovando profondamente l’organizzazione, i processi e i prodotti delle imprese”.
Fortis snocciola altri numeri a dimostrarlo, perché a crescere non è stato solo l’export, ma tutto il valore aggiunto della manifattura italiana, cresciuto nel periodo 2014-2019 di più di quello tedesco; e poi la produttività del lavoro della manifattura italiana, aumentata dal 2015 in poi in misura superiore rispetto “ai Paesi del G7 e anche rispetto alla Spagna”.
Da ultimo, l’attacco a chi è convinto che “i figli o i nipoti dei fondatori delle imprese italiane si dedicassero solo alla bella vita, disperdendo il patrimonio produttivo costruito dai loro padri e nonni”. Fortis è convinto che questa idea sia “smentita dalla storia”.
A suo avviso, i giovani stanno facendo con le tecnologie e i modelli dell’industria 4.0 quello che i loro nonni hanno fatto con la meccanica: “si sono buttati nel nuovo mondo di Industria 4.0 con entusiasmo e capacità, mettendosi in gioco”.
E l’economista piemontese si dice infine fiducioso che quello che le nuove leve dell’imprenditoria italiana hanno fatto con Industria 4.0 “possa ora ripetersi con la transizione ecologica e digitale nell’ambito del Pnrr”.