Nel drammatico contesto attuale, segnato profondamente dall’impatto pesantissimo della pandemia che non trova precedenti in tutto il secondo dopoguerra, l’Italia si trova ancora una volta “paralizzata da una legislazione debordante, da un tessuto normativo intricatissimo e procedure farraginose che soffocano l’economia”.
A parlare è Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, in occasione dell’audizione sulle sue linee programmatiche davanti alle Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato.
“L’Italia dovrà partecipare attivamente alla discussione, avviata in ambito europeo, per la revisione della normativa in materia di aiuti di Stato, per rimuovere una serie di vincoli e limitazioni, che oggi risultano anacronistici, quando si tratta di fronteggiare la concorrenza delle economie emergenti”.
Il ministro ha poi posto l’accento sul Recovery Plan: è un’opportunità che l’Europa, e in particolare l’Italia, non possono perdere, se non si vuole incorrere nel rischio di vedersi definitivamente marginalizzati negli scenari internazionali”.
Gli interventi puntuali che si dovranno realizzare in attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, “si dovranno accompagnare con alcune riforme strutturali che sinteticamente si possono riassumere con interventi per efficientamento delle politiche e degli apparati pubblici”.
Annunciato anche “lo stanziamento di un fondo che potrà essere attivato per traghettare imprese in temporanea difficoltà verso condizioni migliori, quando vi siano obiettive prospettive di ripresa”.
Infime, Giorgetti ha accennato anche all’intenzione, “di estendere l’ambito di applicazione della Golden Power a filiere che allo stato attuale ne sono escluse e rivestono un evidente rilievo nell’assetto economico nazionale”.
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Servono riforme strutturali
“E’ evidente – dice il Ministro – che l’Italia abbia sofferto in maniera più decisa, rispetto ai partner europei, l’impatto di una serie di cause concomitanti che hanno determinato una stagnazione che si trascina ormai da troppo tempo e che si evidenzia principalmente nell’insoddisfacente livello della produttività e nell’incapacità di recuperare interamente la caduta del PIL derivante dalla crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008-2009″.
I problemi del Paese sono strutturali. “In primis – spiega – c’è il peso eccessivo di una legislazione debordante e un tessuto normativo intricatissimo che soffoca l’iniziativa economica. Poi c’è la giungla degli incentivi che lo Stato offre e che spesso risultano incomprensibili e di difficile attuazione”.
Un altro limite è “la lentezza con cui si muove l’UE, in affanno nella strategia di uscita dalla pandemia rispetto a USA e Regno Unito”.
C’è mpoi la questione degli aiuti di stato. “Verifichiamo quotidianamente le difficoltà derivanti da una disciplina troppo minuziosa in materia di aiuti di Stato a danno delle possibilità di porre in essere interventi, anche a carattere temporaneo, per sostenere imprese in difficoltà che tuttavia possono ancora riprendersi avvalendosi di un prestito ovvero di garanzie pubbliche”. L’Italia dovrà quindi “partecipare attivamente alla discussione, avviata in ambito europeo, per la revisione della normativa in materia di aiuti di Stato per rimuovere una serie di vincoli e limitazioni che potevano giustificarsi nella fase di costruzione del mercato interno, ma che risultano oggi decisamente anacronistici se non autolesionistici quando si tratta di fronteggiare la concorrenza delle economie emergenti”.
Sempre a tal riguardo, Giorgetti ha annunciato che, “Cassa Depositi e Prestiti ha predisposto un documento che ha cercato di sistematizzare in un quadro a matrice gli strumenti disponibili e che sarà depositato nella giornata di oggi”.
Il nodo degli incentivi
“In Italia – dice Giorgetti – le politiche pubbliche hanno oscillato, spesso in maniera contraddittoria e incoerente, tra la dispersione di interventi di sostegno a pioggia, frammentando e polverizzando la politica degli incentivi, e scelte dettate da una insufficiente istruttoria fondata sull’analisi delle condizioni e delle compatibilità più generali, ivi comprese quelle ambientali e logistiche”.
Non si salva nemmeno Industria 4.0 i cui incentivi “a differenza di quanto avvenuto altrove, a partire dalla Germania, sono stati di fatto rimesse alle scelte discrezionali delle singole imprese, spesso prive anche del supporto necessario costituito da una assistenza adeguata e da una adeguata informazione sui vari strumenti e sulle finalità da perseguire”.
Per questo Giorgetti ritiene che occorra “collocare la scelta degli strumenti di intervento in una cornice che valuti, sulla base dell’esperienza pratica, l’utilità di ciascuno di essi, i potenziali progressi conseguibili con alcuni correttivi e il rilievo che possono assumere con riferimento alle priorità che si intendono conseguire”.
Per questo motivo lui stesso ha “avviato presso il Ministero dello sviluppo economico un lavoro approfondito per riportare all’interno di una banca dati e consolidare tutti gli elementi di conoscenza con riferimento alle differenti forme di intervento a sostegno delle imprese. In questo modo potremo verificare se la stessa impresa si è avvalsa di più incentivi e l’uso che ne ha fatto monitorando i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi previsti”.
Un fondo per traghettare le imprese fuori dalla crisi
Vista la stringente necessità attuale di disporre di una strumentazione efficace per la gestione delle crisi che si vanno moltiplicando anche per effetto della pandemia, il ministero ha avviato le procedure di reclutamento per l’attivazione di una specifica struttura che si avvarrà di competenze professionali di spiccata qualità per supportare le decisioni ministeriali nei tavoli di crisi.
Ha inoltre disposto lo stanziamento in un fondo che potrà essere attivato per traghettare imprese in temporanea difficoltà verso condizioni migliori, quando vi siano obiettive prospettive di ripresa.
“Purtroppo, la situazione tragica che stiamo vivendo non aiuta in questo senso. E’ comunque evidente che soltanto un approccio meno frammentario e una risposta più strutturale che si avvalga di competenze e strumenti di intervento specifici, potrà consentire di affrontare le situazioni di crisi in maniera meno improvvisata e casuale di quanto avvenuto nel passato”, spiega Giorgetti.
Digitalizzazione e transizione ecologica
Il ministro ha sottolineato l’importanza di uno sforzo per coordinare e consolidare un tessuto produttivo molto articolato, al fine di consentire all’industria nazionale, in particolare a quella che si confronta nei mercati globali, di raggiungere le dimensioni di scala più adeguate.
“Abbiamo apportato alla bozza iniziale del Piano nazionale alcune modifiche e integrazioni, per la parte di competenza del MiSE, in una logica che cerca di coniugare gli obiettivi indicati a livello europeo, della promozione della digitalizzazione e della transizione ecologica, con la realtà del tessuto produttivo nazionale in modo da collocare una parte più consistente di imprese alla frontiera tecnologica”.
Aggiornamento tecnologico del manifatturiero
Infine, un’ulteriore linea di intervento è volta a utilizzare tutte le opportunità offerte in ambito europeo per accedere a risorse e progetti, anche in partnership con altri Paesi membri, diretti a rafforzare e sostenere la manifattura italiana, ai fini dell’aggiornamento tecnologico.
“Occorre lavorare per migliorare le politiche e gli strumenti relativi alla ricerca con particolare riguardo al trasferimento tecnologico e all’integrazione del mondo dell’università e della ricerca con il sistema produttivo”.
“Analoghe considerazioni valgono anche per altre iniziative assunte e annunciate dall’Unione europea (strategia dello spazio; cloud; l’IPCEI; politiche per la sicurezza e la difesa) per le quali è indispensabile che l’Italia operi in modo tale da cogliere tutte le opportunità che si offrono per sostenere il processo di avanzamento tecnologico delle proprie filiere”.