Un piano shock, molto forte, che vuole dare alle imprese che vogliono digitalizzarsi e innovare prodotti e processi “uno strumento che gli consente di farlo anche in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo”. E, soprattutto, attento alle esigenze delle piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto connettivo del sistema produttivo italiano. A parlare in questi termini del nuovo Piano Transizione 4.0 è il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, intervistato da Andrea Cabrini su Class CNBC in occasione di una puntata straordinaria di RipartItalia dedicata al piano.
Parlando del piano, per il quale sono state impegnate risorse per quasi 24 miliardi a valere sul fondo Recovery and Resilience Facility, Patuanelli dice: “In una situazione economica come questa che stiamo vivendo le imprese devono avere risposte. La prima risposta che abbiamo voluto dare è stato dare certezza sulla durata degli strumenti e per questo abbiamo voluto dare un arco temporale lungo alla durata degli incentivi 4.0, dal 16 novembre fino ai beni consegnati il 30 giugno 2023, un arco sostanzialmente triennale. Poi abbiamo voluto aumentare aliquote e massimali dell’incentivo per tutti i beni strumentali 4.0 e non e per tutti i tipi di attività di ricerca, sviluppo e innovazione e per la formazione 4.0”.
Alle imprese che si aspettavano almeno un triennio pieno di proroga, se non cinque anni, il ministro risponde: “Abbiamo lavorato assieme al MEF per trovare il giusto equilibrio tra la necessità di dare delle garanzie e certezze alle imprese, in modo che possano programmare i loro investimenti nel tempo, e incidere in questo momento particolare in cui abbiamo bisogno di dare uno stimolo immediato e forte agli investimenti. Una misura di 5 anni non si poteva fare non tanto per questione di coperture finanziarie, perché sono misure che offrono anche degli importanti ritorni fiscali per lo stato, ma perché avremmo prodotto un rallentamento degli investimenti immediati. Proprio in quest’ottica abbiamo pensato a un décalage delle aliquote dopo il primo anno, proprio per favorire di più gli investimenti immediati”.
Indice degli argomenti
Cessione del credito, iniziativa in Parlamento
Molto importante, secondo il Ministro, la novità rappresentata dalle tempistiche per recuperare i crediti d’imposta.
“Ci aspettiamo un impatto forte sulla capacità di investire soprattutto per le PMI. Se per tutti i tipi di credito d’imposta abbiamo ridotto i tempi di ritorno da 5 a 3 anni con fruizione a partire dall’anno stesso dell’investimento, per le imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro il credito relativo ai beni non 4.0 rientra in un solo anno”, spiega.
Il fatto di poter compensare il credito già nell’anno in cui viene effettuato l’investimento “è già un intervento importante”, dice Patuanelli. “Credo però che per le parti più legate a doppio filo con il 4.0 si debba poter fare un ragionamento parlamentare sulla cedibilità del credito. Personalmente ritengo che in questo momento sia importante dare questa possibilità alle imprese”, sottolinea il Ministro.
Nessuna complessità per il nuovo impianto del Piano Transizione 4.0
L’idea del nuovo impianto – spiega il Ministro – è stata di “rafforzare misure esistenti e non fare cose nuove, perché il tempo non è una variabile indipendente: introdurre delle novità, per quanto buone possano essere, produce un periodo di analisi e approfondimento da parte delle imprese che fa perdere del tempo prezioso. Noi invece abbiamo ritoccato aliquote e massimali, ma si tratta di una misura automatica che lavora su meccanismi che le imprese già conoscono. In più con il credito d’imposta ci sono nuovi soggetti che possono avere accesso all’incentivo”.
Alle critiche di chi ritiene che il nuovo impianto del Piano Transizione 4.0, nell’essere molto capillare e puntuale, rischia di risultare un po’ troppo ricco e complesso tra aliquote, massimali e boost validi solo per un anno, il Ministro risponde convinto: “Sinceramente credo che in dieci minuti il quadro delle agevolazioni possa essere agevolmente compreso, non vedo complicazioni”.
Il “metodo” e i rapporti con le imprese
Industria e sindacati – chiede Cabrini – lamentano di essere informati sempre a cose fatte. Che fine ha fatto la cabina di regia?
“Sul piano Transizione 4.0 non è andata così: abbiamo costruito il nuovo piano ascoltando le categorie, in particolare Confindustria, che oggi sono molto soddisfatte della nostra proposta. È quella la nostra cabina di regia, in qualche modo: non informiamo mai a cose fatte. Il Recovery non è ‘cosa fatta’, è ancora in discussione e ci saranno interlocuzioni con gli enti locali, ci sarà il lavoro del Parlamento. Questo è il governo che più di ogni altro si è confrontato con le associazioni di categoria a partire dagli Stati Generali di Villa Pamphilji di giugno”.
Le risorse per il trasferimento tecnologico saranno nel Recovery
Per quanto riguarda il trasferimento tecnologico, “il modello devono essere i Fraunhofer tedeschi, calati però sulla dimensione aziendale italiana”, dice il Ministro. La questione sarà affrontata con le misure del Recovery Plan: “Nel Recovery and Resilience Plan italiano ci sarà un focus sul finanziamento dei Competence Center e dei Digital Innovation Hub e ci sarà la creazione di alcuni poli nazionali relativi alle tecnologie emergenti, come quantum computing, intelligenza artificiale e cyber security. Questi poli saranno a disposizione di tutto il mondo della ricerca scientifica e applicata. Aggregheranno le diverse case delle tecnologie che esistono”, spiega.
Sono strutture che si aggiungeranno alle quasi 700 elencate nell’Atlante I4.0, l’importante lavoro di mappatura di tutti i centri dedicati al trasferimento tecnologico.
“E poi c’è Enea Tech – conclude il Ministro – che ha in dote un. fondo da 500 milioni di euro per investire sul trasferimento tecnologico, cioè quella filiera che trasforma la ricerca in prodotto”.
Incentivi alla crescita dimensionale
Oltre al tema innovazione e digitalizzazione e alla trasformazione green, il terzo pilastro del Recovery Plan è il rafforzamento delle filiere e la patrimonializzazione delle imprese.
“Il tema secondo me non è la dimensione di impresa – dice il Ministro – ma la partecipazione della micro impresa a filiere che fanno riferimento a una catena del valore forte e radicata. Il tema è quindi come rafforzare queste filiere strategiche per il Paese, e penso all’automotive ad esempio. Molte micro e piccole imprese partecipano a quelle filiere stando però troppo isolate”.
Le aggregazioni e i consorzi “vanno stimolati e accompagnati nell’unificazione. Cito l’esempio della ceramica in Emilia Romagna che ha saputo fare rete, ha saputo consorziarsi sui temi della ricerca e sviluppo e fare bene sui mercati esteri”.
Super eco e sisma bonus fino al 2023
Le versioni 2020-2021 di eco e sisma bonus sono “uno strumento che rilancia un settore cruciale per l’economia”, dice Patuanelli.
“Non è pensabile che questa iniziativa finisca al 31/12/2021 per l’ecobonus e al 30/06/2022 per il sisma bonus. Io credo che l’orizzonte temporale di queste misure sia al 2023: tutte le forze politiche e le associazioni di categoria sono d’accordo su questo. Certo serve trovare compatibilità con il bilancio dello stato, e il MEF è al lavoro su questo”.
Il Recovery e la capacità di esecuzione del piano
“Se sarò chiamato ad avere responsabilità sull’execution del Recovery (il riferimento è alla struttura ‘piramidale’ al cui vertice dovrebbe esserci proprio la triade Conte – Gualtieri – Patuanelli, ndr) darò come sempre il massimo: è un momento fondamentale perché non basta che i progetti siano buoni, ma devono essere realizzati nei tempi e nei modi previsti”.
L’intervista completa
Potete vedere l’intervista completa a questo indirizzo.