Il manifatturiero italiano dopo la crisi: a trainare la ripresa saranno Meccanica, Elettrotecnica e Automotive

L’analisi di Prometeia-Intesa San Paolo prevede una ripresa dell’economia italiana nel 2021-22, se il nostro paese reggerà alla seconda ondata del coronavirus e grazie solo alle misure di sostegno messe in campo da governo e UE. Le maggiori opportunità per Meccanica, Elettrotecnica e Autoveicoli e moto, grazie alla svolta “green”. A rischio, invece, le PMI.

Pubblicato il 29 Ott 2020

produzione

Dopo un 2020 disastroso, che si chiuderà con un calo del fatturato del 14,3%, per la nostra economia potrebbe esserci un importante rimbalzo, sempre che l’Italia riesca a reggere l’urto della seconda ondata del Coronavirus: per il 2021-22, infatti, l’analisi dei settori industriali di ottobre 2020 condotta da Prometeia con Intesa San Paolo, prevede un tasso di crescita medio annuo del 6,8% del fatturato manifatturiero. Un ruolo fondamentale lo avranno gli investimenti, grazie a un’iniezione senza precedenti dei fondi europei che puntano su transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione per accelerare i processi di trasformazione già in atto. La trasformazione verso una economia più sostenibile e digitalizzata porterà maggiori opportunità per tre settori – Meccanica, Elettrotecnica e Autoveicoli e moto – che dovrebbero registrare un intenso rimbalzo nel prossimo biennio.

L’impatto del coronavirus sui settori industriali

Il 2020 è stato un “annus horribilis”, nonostante nel trimestre giugno-agosto sia la produzione che il fatturato manifatturiero abbiano mostrato chiari segni di recupero, a ritmi più vivaci nel confronto con i principali partner Ue.

Il crollo più pesante si registrerà, a fine 2020, per Sistema moda (-25,4% il calo atteso per il 2020) e Autoveicoli e moto (-26,8%). Sulla performance della moda pesano una stagione andata persa, mentre l’automotive sconta gli effetti della pesante crisi economica che ha portato a posticipare la domanda di autoveicoli, anche se le attese sono di parziale recupero del fatturato settoriale tra agosto e dicembre, grazie alla spinta degli ecoincentivi per le autovetture approvati nel Decreto Agosto, che hanno già riportato in positivo i numeri delle immatricolazioni in settembre.

Fig. 1 – Fatturato industria manifatturiera
indici 2015=100 prezzi correnti, ciclo trend
Fig. 2 – Produzione manifatturiera
nei principali paesi europei
indici 2015=100, ciclo trend 
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Fonte: elaborazioni Prometeia su dati Istat
Fonte: elaborazioni Prometeia su dati Eurostat

Per Metallurgia e Prodotti in metallo, la cui attività è condizionata positivamente dalle Costruzioni ma negativamente dalla Meccanica e dalla filiera Automotive, è previsto un fatturato un calo, rispettivamente, del 14,3% e del 14,5%.

Le difficoltà congiunturali del settore Automotive stanno penalizzando anche l’Elettrotecnica (-15,2% il calo atteso del fatturato), nonostante il traino offerto dai crescenti investimenti in chiave ecologica, sia nel settore auto sia nelle costruzioni. Ancor più penalizzata la Meccanica (-18,4% la contrazione attesa in media d’anno), che si trova a fronteggiare una flessione marcata della domanda mondiale (superiore al 13% nel 2020) e una battuta d’arresto degli investimenti sul fronte interno.

L’unico settore industriale che farà segnare un dato positivo sarà la Farmaceutica (+3,9%); mentre il Food & Beverage chiuderà in moderato calo (-2,8%) e il Largo consumo, grazie ai prodotti per la detergenza della casa e l’igiene personale, segnerà un calo contenuto (-7%) in quanto beneficerà di una domanda sostenuta dall’emergenza sanitaria.

Per Elettrodomestici, Mobili e Prodotti e materiali da costruzione, trainati dalla ripresa degli interventi di riqualificazione edilizia, è atteso un aumento tendenziale dei fatturati.

Tra i settori che sono attesi contrarsi meno della media manifatturiera i Prodotti e materiali da costruzione (-10,5% il calo atteso 2020), il cui giro d’affari sta beneficiando del riavvio degli investimenti in costruzioni, in particolare delle riqualificazioni residenziali (per cui sono stati potenziati gli incentivi in chiave ecologica e antisismica), gli Altri Intermedi (-11,8%), sostenuti dall’aumento di domanda di prodotti in plastica e carta legato all’emergenza sanitaria e gli Intermedi chimici (-9,2%), grazie alla domanda di chimica per prodotti igienizzanti.

La riqualificazione dell’ambiente domestico legata allo smart working sta trainando il recupero del settore dei Mobili, che dopo una caduta molto intensa nella fase di lockdown, dovrebbe riuscire a contenere al 18,5% il calo del fatturato a prezzi costanti 2020.

Il “rimbalzo” atteso per il 2021-22

Nell’ipotesi di una gestione efficiente dell’emergenza sanitaria l’analisi Prometeia-Intesa San Paolo prevede per il biennio 2021-22 un significativo rimbalzo del fatturato manifatturiero, nell’ordine del 6,8%, sulla spinta dei fondi europei che riattiveranno il ciclo degli investimenti, soprattutto in ottica green.

A fronte di consumi in ripresa, ma su ritmi insufficienti a riportare la spesa delle famiglie sui livelli pre-Covid, saranno dagli investimenti a rappresentare il principale volano di ripresa, favoriti da un’iniezione senza precedenti di fondi europei. Una quota rilevante di tali fondi (pari ad almeno il 37%) sarà destinata alla transizione green: tra gli obiettivi UE l’abbattimento delle emissioni inquinanti e una spinta all’innovazione tecnologica, che già oggi le vale la prima posizione nel ranking mondiale dei paesi brevettatori di tecnologie legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici, davanti agli Stati Uniti.

La svolta “green”

L’Italia appare ben posizionata nella corsa verso la neutralità climatica europea: dai risultati del Rapporto Prometeia-Intesa San Paolo emerge come il manifatturiero italiano sia il secondo meno intensivo in termini di emissioni dopo quello tedesco e davanti a quello di Francia e Spagna, grazie anche allo sforzo innovativo delle imprese, evidenziato dalla quota di mercato del 5,1% sui brevetti green europei destinati ai processi manifatturieri.

Spicca l’intensità di emissione più contenuta dell’Italia in alcuni settori chiave, come i Prodotti e materiali da costruzione (2.393 kg di gas serra, GHG, per euro di valore aggiunto, contro i 4.043 kg della Spagna, il paese più inquinante nel settore), e la Metallurgia (1.449 kg di GHG per euro di valore aggiunto, contro i 3.066 kg della Francia, paese più inquinante in questo caso), grazie alla preponderanza di elettrosiderurgia, con maggiore attenzione alla valorizzazione delle scorie e alle tecnologie per la cattura, il riciclo e/o lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Progressi emergono anche sul fronte dei processi chimici, il settore manifatturiero dove l’Italia conta più brevetti in tecnologie green, e nella filiera automotive, dove prosegue la fase di trasformazione verso una maggiore offerta di veicoli elettrici, che dovrebbe portare a un deciso abbattimento delle emissioni nazionali dei trasporti.

Fig. 5 – Intensità di emissione dell’industria manifatturiera di Italia, Germania, Francia, Spagna
Kg di emissioni GHG per euro di valore aggiunto
Fig. 6 – Peso dei brevetti green di ciascun paese sul dato europeo, totali e destinati al manifatturiero 
media 2009-2016
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Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Eurostat, conti nazionali ambientaliFonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati OCSE

Buone prospettive per Meccanica, Elettrotecnica e Automotive

La trasformazione verso un’economia più sostenibile e digitalizzata porterà maggiori opportunità per Meccanica, Elettrotecnica e Autoveicoli e moto. La riconversione del tessuto manifatturiero in chiave ambientale e digitale sosterrà un recupero più vivace dei settori produttori di beni di investimento nel biennio 2021-22, quali Meccanica e Autoveicoli e moto, che faranno da traino all’Elettrotecnica e ai settori produttori di intermedi attivi lungo la filiera. In generale, infatti, la svolta verde impone di ripensare l’intero sistema industriale, agendo su circolarità e scelta di nuovi materiali e prodotti con elevati standard ambientali, sempre più prioritari anche per consentire alle imprese di essere partner di riferimento sui mercati internazionali.

Si dovrà attendere il 2022 per un completo recupero del commercio mondiale. L’intensità della crisi 2020, inoltre, lascerà evidenti segni su alcuni importanti settori, tra cui proprio l’automotive e il Sistema moda, che nel 2022 vedranno i livelli di vendite estere ancora inferiori di oltre il 10% rispetto al 2019. L’accelerazione della domanda interna via investimenti, poi, comporterà un andamento vivace delle importazioni, e quindi un deterioramento del saldo commerciale manifatturiero.

Il “rimbalzo” grazie solo alle misure di sostegno

La caduta dell’attività produttiva nel corso del 2020 comporterà inevitabilmente una flessione della redditività operativa e del capitale dell’industria manifatturiera, che scenderanno rispettivamente al 4,5% e al 4%, secondo le stime di Prometeia-Intesa San Paolo.

Tra i fattori a sostegno degli indicatori di redditività il Rapporto individua la maggiore resilienza del nostro sistema industriale, determinata dalla solidità patrimoniale e finanziaria raggiunta alla vigilia della crisi, e le misure di sostegno alla liquidità messe in campo dal governo.

Fig. 7 – Esportazioni dei settori manifatturieri
var. % m.a. 2021-’22, prezzi costanti
Fig. 8 – Evoluzione del fatturato nel 2021-’22
variazioni % medie annue a prezzi costanti
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Alcuni cluster di imprese potrebbero mostrarsi più vulnerabili di fronte alla crisi, su tutti quello delle aziende di minori dimensioni, che potrebbe essere oggetto di un processo di selezione più intenso nel prossimo biennio: le stime prevedono  che le imprese a rischio insolvenza (con cash flow negativo) rappresenteranno il 5,4% del totale manifatturiero, incidenza molto più limitata rispetto al 2012.

Il riavvio della crescita economica nel biennio 2021-22, secondo l’analisi Prometeia – Intesa San Paolo, consentirà alla redditività di recuperare in parte quanto lasciato sul terreno nel 2020, ma senza tornare sui livelli pre-Covid. La velocità di ripresa sarà strettamente legata alla ripartenza del ciclo degli investimenti, che farà da traino al recupero di competitività del nostro sistema industriale.

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Diego Buonocore

Laureato in Giurisprudenza, giornalista professionista dal 1996. E’ stato per molti anni caporedattore di importanti emittenti televisive del NordEst d’Italia. Inviato, collaboratore di televisioni nazionali, autore di documentari e reportage. Collaboratore di molte testate giornalistiche, tra cui “NordEst Europa”, “Il Sole 24 Ore”, “Pagina 99”, è consulente in materia di welfare aziendale e di incentivi ed agevolazioni per enti ed imprese.

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