La crisi economica collegata all’emergenza sanitaria sta colpendo tutti i mercati su scala globale e di certo il 2020 sarà ricordato come un “annus horribilis” per tante ragioni. Eppure, nonostante le difficoltà, il comparto dell’elettronica è tra i pochi ad aver dimostrato un calo contenuto e, soprattutto, ad avere le carte in regole per poter uscire più rapidamente dalla crisi.
La spinta sull’acceleratore nei processi di innovazione e digital transformation in tutti i settori applicativi, la pervasività dell’elettronica, la necessità di ricorrere a sistemi sempre più intelligenti (Internet of Things, Big Data e Intelligenza Artificiale in primis) ma anche più efficienti (grazie all’elettronica di potenza ad esempio) permetteranno al comparto una ripresa più rapida.
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I dati dell’elettronica in Italia
Stando all’ultimo rapporto di mercato Assodel (Associazione Distretti Elettronica – Italia), dopo un primo trimestre che ha fatto registrare un calo del -4,5%, il secondo trimestre ha registrato una diminuzione del -19,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e il terzo trimestre un ulteriore -12,8%. Il 2020 chiuderà quindi molto probabilmente con segno negativo. Nonostante questo, le previsioni per i prossimi due anni aprono delle opportunità enormi per il settore.
Innovazione e Green Economy guideranno la ripresa
Innovazione e digital transformation diventeranno infatti lo strumento d’azione necessario per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, sostenibilità ambientale e digitalizzazione stabiliti dal Green Deal e dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) negli ambiti industria, edifici e mobilità.
Le tecnologie saranno alla base della transizione energetica e del cambio di paradigma verso un modello di società digitale e sostenibile. In questo senso, un’opportunità per ridisegnare l’economia del Paese è rappresentata dal Recovery Fund che in questi giorni è sui tavoli di discussione.
L’Unione Europea destinerà infatti 209 miliardi all’Italia ponendo dei vincoli chiari su dove allocare le risorse ovvero su digitalizzazione, transizione verde e sulla industria 4.0.
“Il 70% del valore del Recovery Fund dovrà essere impegnato entro il 2021-22 – ha commentato Berlino Tazza, Presidente di Sistema Impresa, durante l’incontro – e comunque le spese andranno sostenute entro il 2026, attraverso politiche chiare e una progettazione puntale e concreta. Questo programma di incentivi e fondi europei potrà ridare forza alle nostre filiere e ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell’Unione europea, creando nuove opportunità di lavoro e nuove figure professionali”.