Le imprese lombarde sono state tra le più colpite dalle conseguenze economiche della crisi: le aziende dei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia (un’area che rappresenta il 2% del territorio nazionale e che contribuisce al 13% del Pil) hanno, infatti, risentito pesantemente del blocco delle attività avvenuto durante il lockdown e la ripresa sta avvenendo lentamente.
Questa è la situazione delineata dal Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, che è intervenuto durante l’Assemblea nazionale dell’associazione. Spada, pur descrivendo una situazione di difficoltà da parte delle aziende lombarde, ha messo l’accento sull’importanza del territorio e delle imprese nella ripartenza non solo del Paese, ma di tutta l’Europa.
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La crisi delle aziende lombarde
La chiusura dei confini nazionali e lo stop di alcune attività produttive durante i mesi di lockdown hanno duramente colpito le imprese lombarde. “Siamo davanti a una crisi senza precedenti per l’Italia. E affrontiamo una recessione di portata storica per la Lombardia“, ha dichiarato Spada.
I dati che il Presidente di Assolombarda ha fornito parlano, infatti, di un calo verticale della produttività (-43% ad aprile su base annua) e di una ripresa lenta.
“Riscontriamo che da maggio ad oggi la contrazione nelle serie mensili delle diverse variabili economiche si è progressivamente ridotta. Il rimbalzo è rilevante e ben avviato. A dimostrazione della vitalità delle nostre imprese”, ha spiegato Spada. “Tuttavia – sottolinea il Presidente – la distanza dai livelli pre-Covid è ancora ingente e il recupero è molto disomogeneo tra settori e territori”.
“A pesare sulla ripresa è, in particolare, l‘incertezza nella domanda, sia nel contesto interno sia in quello estero. Proprio per affrontare le sfide economiche di un mercato globale che sarà diverso, ma che non può tornare a un modello antico, il Presidente insiste sull’importanza di riorganizzare le catene del valore e di ripensare i rapporti con i fornitori”.
“La diversificazione è una forma di resilienza, che ci espone meno ai rischi globali. Non possiamo essere dipendenti solo da un mercato, ma dobbiamo affrontare con ancora maggiore determinazione la sfida della competizione globale, rafforzando allo stesso tempo le filiere europee e agevolando con politiche industriali e fiscali il reshoring e il reinsediamento di intere filiere produttive”.
Anche la situazione del mercato del lavoro in Lombardia è critica: tra aprile e agosto le imprese lombarde hanno richiesto 490 milioni di ore di cassa integrazione, che equivalgono, in soli cinque mesi, a più di una volta e mezza il record registrato nell’intero 2010. Il dato registrato nel secondo trimestre del 2020 è, inoltre, il saldo trimestrale più negativo dal 2009. “Vogliamo e dobbiamo immaginare un mondo oltre la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, perché questa situazione non può essere estesa per sempre”, ha detto Spada.
Il ruolo chiave delle imprese nella ripresa dell’Europa
Spada ha insistito, inoltre, sul ruolo centrale delle imprese nella ripresa italiana, ma anche in Europa. “L’Europa riuscirà a incidere sulla trasformazione digitale e sulla sostenibilità solo con un pieno coinvolgimento delle imprese, con un patto comune delle imprese europee”, ha sottolineato, ribadendo l’impegno delle aziende lombarde in questo progetto di crescita e di cambiamento.
Tuttavia, il Presidente ha insistito sulla necessità di utilizzare questa crisi e i fondi messi a disposizione dal piano Next Generation Eu (di cui almeno il 20% è destinato al digitale) per trasformare la società, per costruire l’economia del futuro e per generare crescita. Investimenti che riguardano infrastrutture, digitalizzazione, ammortizzatori sociali, scuola, sanità ed economia green che non possono più essere rimandati per il bene delle imprese e del Paese. “Se non saremo capaci di farlo, saremo schiacciati dal debito”, ha avvertito.
Spada: “Puntiamo sulla formazione tecnica per la ripresa del manifatturiero”
Il Presidente ha insistito anche sull’importanza di preparare i giovani alla ripresa, puntando sulla formazione e sul rapporto tra imprese e università: “In questi mesi abbiamo rafforzato le collaborazioni delle aziende sulla formazione, in particolare negli ITS, anche facendo tesoro delle migliori esperienze europee. La formazione tecnica non è di serie B. Al contrario, è uno dei tasselli su cui puntare per la ripartenza del manifatturiero all’insegna dell’innovazione”.
Il futuro dell’impresa oltre lo smart working
Tra le lezioni che le imprese possono apprendere dalla situazione di emergenza vissuta nei mesi scorsi c’è anche un nuovo modello lavorativo in cui integrare lo smart working. Un confronto che, secondo Spada, deve avvenire con consapevolezza e senza rigidità.
“La quota di aziende con almeno un lavoratore da remoto sale dal 28% prima della pandemia al 72% attuale. Abbiamo imparato a lavorare in modo diverso e continueremo questo lavoro di adattamento. Oggi abbiamo il compito di trovare il giusto equilibrio, a vantaggio di lavoratori e imprese, nel rispetto della sicurezza senza dimenticare il valore della socialità e del confronto, che si traduce spesso in un contributo di innovazione e competitività”, ha dichiarato.
Velocizzare i tempi della politica e riformare il fisco
Per vincere le sfide poste dalla crisi è indispensabile, secondo Spada, velocizzare i tempi della politica, in merito alle decisioni che riguardano il territorio, come nella manutenzione delle infrastrutture e nella progettazione di opere chiave.
“Non possiamo permetterci attese di vent’anni per opere centrali per i nostri ecosistemi produttivi. E, ancora peggio, rischiare di vedere sfumare questi anni di lavoro. È questo il momento nel quale la politica deve scegliere se proiettare il nostro territorio verso il futuro o lasciarlo ai margini. Un disegno di politica industriale moderna, ambiziosa, incentrata sulla sostenibilità, deve affrontare una volta per tutte questi nodi strutturali”, ha ribadito.
Tra questi nodi strutturali c’è anche una riforma del fisco, i cui costi e incertezze bloccano gli investimenti delle aziende sul territorio. “Occorre ‘investire’ sulla fiscalità. In questa crisi storica, la priorità è accelerare la crescita, anche col rinvio di parte delle imposte sugli utili prodotti dalle imprese e non distribuiti. Ed è essenziale rafforzare e rendere strutturali le agevolazioni sulla ricerca, sulla formazione e sugli acquisti di beni strumentali 4.0“.
Un richiamo all’azione, dunque, e soprattutto a una presa di responsabilità da parte della politica e di tutti gli attori coinvolti nella ripresa del Paese, per superare quei “costi del non fare, che non possiamo più permetterci”.