Macchine utensili, nel 2020 mercato in calo del 35%, ma nel 2021 arriva la ripresa

Dopo il leggero calo registrato nel 2019 (-3,8%), il 2020 delle macchine utensili chiuderà con un vero e proprio crollo: la produzione scenderà del 34,6% a causa del forte calo sia del mercato estero (-27,2% per l’export) sia delle consegne dei costruttori sul mercato interno (-43,3%). Nel 2021 attesa la ripresa. Barbara Colombo (Ficep) nuovo presidente di Ucimu – Sistemi per produrre

Pubblicato il 01 Ott 2020

Foto: Ruggiero Scardigno

Il 2020 della macchina utensile si chiuderà con un forte passivo. Secondo le previsioni rese note dal centro studi di Ucimu – Sistemi per produrre, dopo il leggero calo registrato nel 2019 (-3,8%), l’anno in corso chiuderà con un vero e proprio crollo. La produzione scenderà del 34,6% a causa del forte calo sia del mercato estero (-27,2% per l’export) sia delle consegne dei costruttori  sul mercato interno (-43,3%). Anche le importazioni sono in forte calo (-41,1%), tanto che complessivamente il consumo dell’Italia risulterà in calo del 44,6%.

Un 2020 da dimenticare

La produzione di sole macchine utensili, dicevamo, è prevista in calo del 34,6% a quota 3.850 milioni di euro.

L’export scenderà, del 27,2% a 2.450 milioni di euro. In particolare, secondo l’elaborazione Ucimu sui dati Istat, nel periodo gennaio-giugno 2020 i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (152 milioni di euro -18,2%), Germania (113 milioni di euro -39%), Cina (105 milioni di euro -36,4%), Francia (73 milioni di euro -39%), Spagna (48,6 milioni di euro, -28,4%).

Il crollo del consumo interno, stimato in calo del 43,3% a 2.250 milioni di euro, avrà un pesante impatto sulle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno il cui valore si fermerà a 1.400 milioni di euro, pari al 44,6% in meno rispetto al 2019. Altrettanto decisa sarà la riduzione, a fine anno, delle importazioni che si attesteranno a un valore di 850 milioni di euro, pari al 41,1% in meno rispetto all’anno precedente.

Le previsioni 2021

Secondo le previsioni elaborate dall’istituto econometrico Oxford Economics gli investimenti in tecnologie di produzione riprenderanno con vigore già a partire dal 2021 in tutte le aree del mondo.

Nel 2021 la domanda mondiale di macchine utensili crescerà a 58,9 miliardi di euro (+15,1%). Il trend positivo continuerà anche nel triennio consecutivo in modo costante 63,3 miliardi di euro nel 2022 (+7,5%), 66,4 miliardi nel 2023 (+4,9%), 68,8 miliardi nel 2024 (+3,6%).

Con un incremento del consumo, pari al 20,6%, a 16.555 milioni di euro, l’Europa, nel 2021, risulterà l’area più vivace rispetto al resto del mondo. Occorre però considerare che l’Europa è l’area che ha sofferto maggiormente nel biennio 2019-2020.

Con riferimento all’Italia, dopo il pesante arretramento registrato nel biennio 2019-2020, nel 2021, il consumo di macchine utensili tornerà a crescere attestandosi a 3.111 milioni di euro, il 38,2% in più rispetto al 2020.

Le proposte per la ripresa

In Italia – ha commentato il presidente uscente di Ucimu, Massimo Carboniero – “occorre un piano ragionato di intervento a stimolo e sostegno degli investimenti in nuove tecnologie di produzione. Il processo di trasformazione digitale avviato da ormai un quinquennio non è certo concluso e, anzi, si è in parte arrestato in questi mesi di emergenza sanitaria. È invece importante che la trasformazione in atto continui e raggiunga anche quelle imprese che fino ad ora sono rimaste escluse”.

In questo senso “il Recovery Fund varato ora dall’Europa è la migliore e più grande occasione per scegliere la via della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Alle autorità di governo chiediamo di ragionare attentamente sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse che spettano al nostro paese, affinché non solo siano indirizzate – come è richiesto – a provvedimenti per lo sviluppo ma affinché sia fatta una scelta oculata dando precedenza a quelli realmente attivatori della crescita del sistema economico del paese. È questo il caso dei provvedimenti per l’innovazione e la competitività. Occorre proseguire, ben oltre il 2020, con il Piano Transizione 4.0 che di fatto permette il credito di imposta sui macchinari acquisiti nell’anno in corso”.

L’associazione propone quindi di trasformare il Piano Transizione 4.0 in provvedimento strutturale, abbandonando la logica dell’intermittenza con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese. La prospettiva minima sarebbe tre anni, quella desiderata cinque.

Occorre poi intervenire sull’aumento dei massimali su cui applicare il credito di imposta e rimodulare le aliquote del credito di imposta sia per gli acquisti di nuovi macchinari sia per gli acquisti di nuovi macchinari dotati di tecnologia 4.0.

In particolare per gli acquisti di nuove macchine utensili semplici Ucimu chiede di raddoppiare l’aliquota del credito di imposta ora fissata al 6%. L’obiettivo sarebbe proseguire il percorso di svecchiamento del parco macchine presente nelle officine.

La proposta è presente anche nel libro presentato recentemente da Confindustria, dove si chiede un aumento dell’aliquota dal 6% al 15%.

Ucimu chiede poi anche di rivedere il provvedimento sulla formazione 4.0, affinché nel calcolo del credito di imposta sia compreso non solo il costo del personale impegnato nella formazione per le ore di aggiornamento svolte ma anche il costo dei formatori, l’aspetto più oneroso, specialmente per una PMI.

Oltre alla formazione continua è poi importante considerare anche la formazione di base e, in particolare, la formazione tecnica di base, troppo spesso bistrattata e sottovalutata.

“In un paese che è afflitto dal 30% di disoccupazione giovanile, nel nostro settore è ancora difficile trovare giovani risorse preparate ad operare su macchine di ultima generazione: meccatronici, elettronici, informatici ed esperti in tecnologie della produzione. Si tratta di un deficit scolastico gravissimo che va in ogni modo colmato. Le autorità di governo devono assolutamente lavorare al potenziamento degli ITS, guardando alle esperienze di grande successo della Germania”, spiega una nota.

Barbara  Colombo (Ficep) nuova presidente di Ucimu

Con l’assemblea odierna di Ucimu si chiude la presidenza di Massimo Carboniero (Omera). L’associazione ha designato (l’elezione formale sarà nel pomeriggio) come nuova presidente Barbara Colombo, già vicepresidente durante l’ultimo quinquennio.

Laureata in Economia Aziendale, Colombo è amministratore delegato di Ficep Spa, azienda di famiglia alla terza generazione, che opera nel settore della produzione di macchine utensili per lavorare i profili di acciaio e la lamiera e per lo stampaggio a caldo.

Barbara Colombo

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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