Perché la manifattura sia efficiente, flessibile e competitiva non è sufficiente dotarsi delle tecnologie avanzate di ultima generazione: non c’è competitività senza formazione. Per trasformare in vantaggi reali l’opportunità offerta dalle tecnologie “abilitanti” servono infatti le persone e il loro bagaglio di competenze: l’imprenditore, che deve essere in grado di comprendere le opportunità e di indirizzare il business con scelte coraggiose che possono anche prevedere la possibilità di uscire dalla comfort zone; il top management, che deve prendersi la responsabilità di fare le giuste scelte organizzative, avendo cura di creare ambienti di lavoro in cui la contaminazione tra i diversi reparti sia incentivata e non repressa; il personale, che deve “maneggiare” le tecnologie nel modo migliore non soltanto per far funzionare al meglio le macchine o eseguire i compiti assegnati, ma per essere parte attiva anche nel suggerire soluzioni originali.
La velocità con cui le tecnologie digitali hanno investito il mondo manifatturiero – devastante se si pensa a un settore abituato a cicli di innovazione molto, molto più lenti rispetto a quello dei servizi – rende tutto meno semplice. Per questo serve un enorme sforzo di ammodernamento del mindset che non può che passare attraverso l’upskilling, cioè il miglioramento delle competenze di chi già ne ha, e il reskilling, cioè la ridefinizione delle competenze. Un set di attività di formazione che deve essere indirizzato a tutti gli attori in gioco: imprenditori, manager, lavoratori, ma anche persone in cerca di una nuova collocazione.
Se l’idea appena esposta è condivisa da tutti, ben diversa è la pratica: spesso e volentieri la formazione si fa solo perché obbligatoria o perché c’è la possibilità di sfruttare qualche fondo. E se l’incentivo non è ben concepito, come nel caso del credito d’imposta per la formazione 4.0, pazienza. Le aziende insomma non hanno ancora capito che la formazione è linfa vitale per una pianta che voglia crescere sana e rigogliosa. A questo si aggiunga il fatto che l’offerta formativa è piuttosto frammentata e non sempre di qualità.
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La scuola per i professionisti della digital transformation
In questo scenario si inserisce la nuova iniziativa del Competence Center torinese Competence Industry Manufacturing 4.0, la Cim4.0 Academy. Si tratta di una proposta che si rivolge a responsabili di area tecnica e manager di divisioni business in modalità full-time e part-time, entrambe con un altissimo contenuto pratico ed esperienziale con l’obiettivo di formare figure in grado di guidare e gestire la trasformazione digitale.
“Il nostro fine è aiutare le aziende a diventare più competitive. E per aderire il più possibile alle istanze del territorio ci siamo confrontati con le associazioni che rappresentano le PMI”, spiega Enrico Pisino, CEO del Competence Center capitanato dal Politecnico di Torino. “Attraverso CIM4.0 Academy desideriamo contribuire nel generare un valore di sistema che coinvolga i lavoratori tutti – compresi coloro che oggi hanno l’esigenza di ricollocarsi – le imprese e i territori. Digitalizzare l’industria è una priorità, soprattutto in questo momento storico di crisi, servono investimenti e al tempo stesso persone preparate, sia dal punto di vista teorico sia attraverso percorsi esperienziali. In CIM4.0 si può ritrovare tutto questo”.
“La formazione permanente è uno degli obiettivi assegnati ai Competence Center”, sottolinea Luca Iuliano, Presidente CIM4.0. “l’Academy è il terzo step delle nostre attività dedicate a questo pilastro., dopo il Learning Hub lanciato a fine 2019 e i webinar gratuiti lanciati durante il lockdown. È un progetto importante che mette al centro la digitalizzazione industriale, volano competitivo del Paese, e la valorizzazione delle competenze, attraverso l’up e il reskilling. Una proposta formativa aperta, integrata e studiata per accrescere la conoscenza e l’esperienza sul campo in ambiente 4.0”.
All’evento di presentazione dell’Academy è intervenuto anche Gianpaolo Manzella, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega al trasferimento tecnologico. “I Competence Center sono una rete fondamentale per la digitalizzazione delle nostre PMI”, ha detto. “In un paese fatto di tante comunità spezzettate, come è l’Italia, i Competence Center sono un embrione di strutture che possono diventare punti di snodo in grado di aiutare le imprese di fronte alla sfida della trasformazione digitale, che è innanzitutto una sfida culturale”. Manzella ha poi ricordato il ruolo cruciale che i COmpetence Center potranno giocare nella partita degli European Digital Innovation Hub.
Come è strutturato il corso
Il corso, che prenderà il via il 2 ottobre, è strutturato su 350 ore fruibili in modalità full time (nell’arco di 2 mesi) o part time (in 5 mesi). Le competenze che saranno sviluppate saranno hard e soft e di tipo tecnico e trasversale.
La formazione considera due attività principali: la fase di Gap-Recovery, volta alla significativa riduzione o all’azzeramento del gap di competenze tecnologiche, e la fase dei Project-works, che sarà l’occasione per mettere in pratica le competenze acquisite risolvendo problemi reali proposti dalle aziende.
Ogni partecipante avrà un tutor che lo seguirà durante tutto il percorso e che lo guiderà in tutte le attività, una figura di riferimento che fornirà anche validi strumenti di valutazione dell’apprendimento.
Ma vediamo in dettaglio come sarà articolato il corso.
“Si parte dalla mappatura delle competenze individuali, con un self assessment e un incontro individuale che serve per individuare opportunità, obiettivi e problematiche specifiche dei partecipanti”, spiega Giulia Marcocchia, responsabile Scientifico CIM4.0 Academy.
La formazione in aula parte con un blocco da 24 ore focalizzato sul system thinking.
Seguirà lo step più corposo: le 160 ore dedicate all’ “I4.0 Tech Gap Recovery“, cioè lo sviluppo di competenze tecniche. Questa parte è composta da sei moduli dedicati a: Data science, Tecnologie abilitanti, Additive manufacturing, World Class Manufacturing, Predictive maintenance e Cybersecurity.
Il passo successivo è il blocco da 150 ore dedicato allo sviluppo di competenze sistemiche (moduli su agile e lean management, platform design e management, problem solving e design thinking, legislazioni) e ai project works.
Poi a fine percorso ci saranno due momenti di valutazione sui risultati conseguiti: uno subito e uno dopo sei mesi, in entrambi i casi con la consegna di guidelines.