Nel mese di aprile le imprese italiane dell’elettrotecnica ed elettronica hanno subito una perdita media di fatturato del 41,9% rispetto allo stesso mese del 2019. È quanto emerge da un’analisi condotta da Federazione Anie che evidenzia un incremento considerevole delle perdite rispetto a marzo 2020 (in cui il calo di fatturato era stato del 22,4%).
L’effetto dell’emergenza Covid-19 sul settore emerge anche dal fatto che ben il 77% delle imprese associate segnali danni severi o significativi (rispetto al 66% di marzo), mentre chi non ha subito danni è ormai solo il 2% del campione.
“Non era difficile prevedere che i dati di aprile sarebbero stati fortemente negativi e stiamo già da tempo collaborando con i nostri interlocutori istituzionali e soprattutto lavorando fianco a fianco con le nostre aziende per accelerare la ripartenza”, ha dichiarato Giuliano Busetto, Presidente di Anie.
Nel mese di aprile diminuisce leggermente rispetto a marzo la quota di imprese che ricorre o ha intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali (65%), mentre più della meta delle aziende dell’elettrotecnica ed elettronica (il 55%) dichiara di non avere attualmente bisogno di richiedere i prestiti garantiti dallo Stato introdotti dal decreto Liquidità. Nonostante ciò, il 23% dichiara di avere intenzione di richiedere finanziamenti a breve, mentre il 15% ha richiesto un prestito garantito fino a 5 milioni.
Come già evidenziato a più riprese dalle associazioni degli industriali, il vero problema sul fronte della liquidità è la lentezza con cui arrivano i finanziamenti: una situazione che non risparmia nemmeno le imprese dell’elettrotecnica ed elettronica. L’analisi di Federazione Anie evidenzia come il 92% di esse non abbia ancora ricevuto il prestito.
Anche nell’attività aziendale non mancano le situazioni critiche: il 65% delle imprese del campione dichiara di avere criticità in questo ambito (con un leggero calo rispetto a marzo, in cui la percentuale era del 72%). Tra i motivi vi è la mancanza di materiale sanitario per lo svolgimento in sicurezza delle attività e la mancata ricezione delle forniture per i processi produttivi (il 38% in entrambi i casi), la riduzione della liquidità necessaria a garantire l’ordinaria gestione aziendale (35%).
Per quanto riguarda le modalità di lavoro, quasi la metà delle imprese in aprile ha fatto ricorso allo smart working (il 47%), con un aumento rispetto a marzo (in cui la quota era del 42%). Il consolidamento di questo strumento è tra le strategie identificate dalle aziende di Federazione Anie per uscire dalla crisi. Tra queste anche la riduzione dei costi, l’ampliamento dei target di mercato e la trasformazione digitale.
“I risultati della ricerca hanno dato voce ai nostri associati e confermano come la chiave di volta per la ripresa sia l’innovazione”, continua Busetto. “La transizione del manifatturiero verso l’utilizzo delle tecnologie abilitanti Industria 4.0 è una formidabile occasione per il rilancio del sistema produttivo e crediamo che serva subito una forte accelerazione e perché ciò avvenga è necessario un potenziamento immediato dei principali strumenti del Piano Transizione 4.0. Inoltre, gli effetti della diffusione del covid-19 hanno mostrato come la digitalizzazione nelle infrastrutture sia pubbliche sia private e il suo impatto sull’abilitazione allo smart working, sulla sicurezza e sulla sostenibilità sia l’elemento imprescindibile per una società moderna ed efficiente. Queste sono le tecnologie che ANIE può mettere a disposizione per lo sviluppo del Paese”.
Proprio sulla proroga del Piano Transizione 4.0 e sull’introduzione di un “Piano Impresa 4.0 Plus” si è espresso direttamente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, andando a confermare di voler continuare a puntare su una misura il cui prolungamento (ed eventuale potenziamento) è già allo studio del Ministero dello Sviluppo Economico.