Sostenibilità, conoscenza, efficienza: sono i tre elementi, e i principali vantaggi, che le aziende agricole cercano nell’agricoltura 4.0. Vogliono ottenere più sostenibilità, non solo produttiva, ma anche ambientale e sociale, per le loro attività sul campo. Più conoscenza, trasparenza, consapevolezza delle dinamiche in cui sono coinvolte, come i processi interni, quelli con la filiera dei fornitori e quelli che riguardano la concorrenza. Più efficienza, di questi processi e attività, che permette riduzione dei costi, minori tempi di lavoro e produzione, migliore controllo di gestione, più produttività e risultati.
Gli operatori del settore più attenti ai cambiamenti in corso, come Giuseppe Elias, amministratore unico della società agricola Bianchini, lo sanno già bene e lo dicono chiaramente: “dell’innovazione, e dell’utilizzo evoluto dei dati, non ne possiamo più fare a meno”.
Un settore da sempre considerato ‘tradizionale’, e poco incline alle novità informatiche, come l’agricoltura, sta invece sempre più scoprendo nelle nuove tecnologie, connessioni digitali e satellitari, sistemi IoT e applicazioni evolute, un prezioso alleato per fare meglio, a costi minori e con meno fatica, ciò che fino a ieri veniva fatto ‘come una volta’.
“Il mondo zoo-tecnico non è sempre così propenso al cambiamento”, rileva Paolo Bulgarelli, specialista nell’ambito qualità in Parmalat, “ma le nuove generazioni di operatori stanno dando un contributo molto importante in questa direzione”. Non senza difficoltà e ostacoli. Ecco i principali: mancanza di competenze adeguate – per far funzionare o per dare assistenza a macchine e sistemi –; mancanza di connettività nelle zone rurali; scarsa interoperabilità con i sistemi esistenti; assistenza insufficiente; poca scalabilità degli strumenti di nuova generazione.
Ma, nonostante questi freni, le luci sono sicuramente superiori alle ombre. E chi investe in nuove tecnologie non solo, in genere, ha tempi di rientro dagli investimenti piuttosto brevi, ma viene ripagato da risultati migliori.
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I vantaggi di portare il Digitale nell’agricoltura
“Le tecnologie digitali e 4.0 stravolgeranno il settore dell’Agrifood, e lo stravolgeranno in meglio”, sottolinea Giovanni Giambi, direttore di Agrisfera: “già oggi, fare ricorso ai sistemi Hi-tech significa portare più sostenibilità produttiva, ambientale e sociale in tutto ciò che facciamo”.
Il digitale consente, ad esempio, di avere piena visibilità delle giacenze per riadattare le forniture ed evitare gli sprechi, raccogliere dati lungo tutte le fasi della filiera e condividere informazioni per rispondere alla richiesta da parte di consumatori e distributori di maggiori garanzie sul prodotto. Inoltre, se da un lato assume sempre più rilievo l’e-Commerce del Food, in Italia e a livello internazionale, dall’altro si assiste a una riscoperta dei negozi di prossimità che si stanno sempre più attrezzando digitalmente per rispondere alle esigenze dei clienti in questo momento particolare.
Il mercato Agri-tech vale di 450 milioni di euro, +22%
Sviluppare e utilizzare nuovi strumenti tecnologici “porterà anche più efficienza e trasparenza lungo la filiera produttiva e di mercato”, fa notare Fulvio Conti, responsabile Delivery in AlmavivA, “e tutto ciò porterà a un aumento della qualità finale dei prodotti”. Tra tecnologie che migliorano la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, soluzioni per la competitività delle aziende e innovazioni per la tracciabilità dei prodotti, il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, raggiungendo nel 2019 un valore di 450 milioni di euro, per un +22% rispetto al 2018, il 5% del mercato totale.
Con la maggior parte degli investimenti concentrati in sistemi di monitoraggio e controllo delle attività (il 39% della spesa complessiva), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%). Seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni (10%), mappatura (9%) e di supporto alle decisioni (5%), secondo la nuova analisi dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano.
Il digitale per la tracciabilità alimentare
Tenere traccia di quanto avviene nel percorso del prodotto alimentare dal campo alla tavola del consumatore finale è sempre più importante per rendere più efficiente l’intera filiera e creare nuove opportunità di mercato. E il digitale gioca un ruolo di primo piano nella tracciabilità alimentare. Fra le soluzioni digitali innovative per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43% delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%).
In generale, dopo la finanza e la Pubblica amministrazione, l’Agrifood rappresenta nel 2019 il terzo settore per progetti operativi Blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.
La Blockchain in campo (di frutta e verdura)
Cresce l’attenzione per le tecnologie Blockchain & Distributed Ledger: sono 82 i progetti internazionali avviati dal 2016 al 2019 (11% sono quelli italiani), quasi il doppio di quelli mappati nel 2018. La Blockchain viene impiegata dalle imprese agroalimentari prevalentemente per sviluppare nuove opportunità commerciali e di marketing (60%), rendere più efficienti i processi di supply chain (40%), raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale (21%).
Meno diffusi gli obiettivi legati alla sicurezza alimentare (15%) e al contrasto della contraffazione (7%), mentre una piccola parte (10 progetti) non applica la Blockchain agli alimenti ma si concentra sugli asset produttivi o sui processi logistici.
Integrare dispositivi digitali e macchinari tradizionali
Un aspetto ancora da migliorare è l’integrazione tra i dispositivi digitali e i macchinari tradizionali. Ma, osserva Massimo Ribaldone, Executive vice president ricerca e sviluppo in Same Deutz Fahr, “c’è sempre maggiore connettività con i sistemi IoT già sulle macchine più grandi, e sempre di più anche su quelle piccole. Occorre però sviluppare piattaforme di utilizzo e condivisione adeguate, e visto che un’azienda agricola non ha le competenze interne per farlo, risulta prezioso il contributo delle Startup che lavorano del settore”.
Cresce infatti il numero di nuovi attori che propongono soluzioni digitali al settore agricolo: sono circa 740 le Startup agrifood a livello internazionale, per un totale di 13,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti, attive soprattutto negli ambiti eCommerce (70%) e Agricoltura 4.0 (20%). Il 70% delle Startup internazionali opera nell’ambito eCommerce e raccoglie il 93% degli investimenti, mentre quelle italiane attirano solo lo 0,3% dei finanziamenti complessivi.
I modelli di business collegati all’Agrifood
I due modelli di business prevalenti nelle 520 Startup e-Commerce sono soluzioni B2c per l’acquisto di prodotti agroalimentari che puntano a creare un collegamento diretto fra produttori agricoli e consumatori finali, e piattaforme che aggregano l’offerta dei ristoratori e permettono di ordinare e ricevere a domicilio i piatti pronti (food delivery, 18% del totale).
Le principali tecnologie utilizzate dalle Startup Agrifood sono gli strumenti di analytics per raccogliere, trasmettere e rielaborare i dati (74%), l’Internet of Things (48%) e le mobile app (25%). Cresce l’attenzione per tecnologie come i robot (7%) e l’intelligenza artificiale (7%), con robot in grado di monitorare e valutare in tempo reale lo stato della coltura e intervenire automaticamente, e robot che controllano il benessere degli animali nella stalla, mentre tecniche di AI vengono impiegate per elaborare dati sulle colture.
Nuovi sviluppi e scenari
In questo momento delicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid 19, “il digitale può aiutare il settore agroalimentare a garantire sicurezza – rispetto al cibo prodotto, ma anche alle persone impiegate – ed efficienza a tutti gli attori della filiera, e nelle imprese agricole che avevano già iniziato a digitalizzarsi i vantaggi sono numerosi”, sottolinea Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano. Il monitoraggio da remoto delle coltivazioni attraverso droni e sensori IoT in campo, ad esempio, permette di disporre di informazioni oggettive in tempo reale e riduce la necessità di recarsi sul posto. Un altro esempio sono i robot in stalla per la mungitura, che consentono di proseguire le attività anche in questo momento e possono essere utilizzati assieme ai droni per ridurre gli attacchi e i danni da parte degli animali selvatici.
“Dobbiamo favorire l’accesso all’innovazione anche per le aziende più piccole dell’Agrifood”, spiega Marco Turchini, amministratore delegato di A2A smart city, “che sono anche quelle che più di altre portano avanti le specificità e le tradizioni del territorio e della produzione locale, ed è la dimensione più caratteristica della nostra produzione agricola”.
Per un definitivo salto di qualità è necessario puntare su soluzioni di filiera “capaci di integrare due o più stadi dal campo allo scaffale, ancora marginali rispetto a soluzioni che insistono su una sola fase, in particolare quella agricola o del Retail”, osserva Marco Perona, docente dell’Università degli Studi di Brescia e direttore scientifico dell’Osservatorio Smart AgriFood. Che rileva: “la situazione attuale indotta dall’emergenza sanitaria, inoltre, sta spingendo con forza la digitalizzazione, amplificandone la necessità in molti ambiti ed evidenziando anche alcuni limiti, come ad esempio quello della connettività limitata nelle aree urbane o le limitate competenze digitali di alcuni attori”.