Nonostante il lockdown abbia bloccato le imprese costruttrici di macchine utensili solo a partire dal 23 marzo, l’effetto Covid-19 sugli ordinativi si fa sentire già nei dati relativi agli ordini raccolti nel primo trimestre 2020. Secondo le rilevazioni del Centro studi di Ucimu – Sistemi Per Produrre, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2020 gli ordini sono infatti calati dell’11%.
La “colpa” non è solo di una domanda interna asfittica, fortemente condizionata dall’epidemia di Covid-19 esplosa in Italia tra fine febbraio e inizio marzo, ma anche di un mercato internazionale in forte contrazione, soprattutto sul versante cinese.
In dettaglio, infatti, gli ordinativi raccolti dai costruttori sul mercato interno sono diminuiti del 41,3% rispetto al periodo gennaio-marzo 2019. Mentre gli ordini oltreconfine sono calati del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. penalizzato dal rilevante calo registratosi nel mese di marzo, dopo due mesi positivi.
Massimo Carboniero, presidente di Ucimu-Sistemi Per Produrre, rileva come il calo dell’11% rifletta un trimestre i cui primi due mesi erano andati molto bene. Si dice quindi “molto preoccupato” per il futuro. “Il risultato negativo resta comunque calmierato dall’attività che le aziende hanno svolto nei mesi di gennaio e febbraio, prima cioè dell’emergenza Coronavirus, quando la spinta del piano Transizione 4.0 pareva aver intercettato il favore del manifatturiero italiano, lasciando presagire un 2020 sul livello del 2019”, dice. “Purtroppo, invece, a fine febbraio e nel giro di pochi giorni, l’attività di raccolta commesse si è pressoché spenta, lasciando le imprese con pochi nuovi ordini come mai era accaduto prima. E, stando così le cose, la situazione per i costruttori italiani non può che peggiorare visto che le nostre fabbriche sono chiuse ormai da parecchie settimane, mentre molti dei nostri competitors – tedeschi in testa – continuano a lavorare e quindi possono rispondere positivamente alle richieste del mercato internazionale”.
Come dicevamo, sul piano internazionale a pagar dazio sono soprattutto le imprese che esportano in Cina che, come spiega Carboniero, “ha inizialmente interrotto tutte le trattative poiché colpita dall’emergenza per prima, bloccando, di fatto, molto del nostro lavoro. E ora che riparte, così come molti altri nostri paesi clienti la cui attività manifatturiera prosegue, rivolge le sue richieste di approvvigionamento a chi è aperto a scapito delle nostre aziende che rischiano, in poco tempo, di perdere importanti quote di mercato conquistate negli anni grazie a continui investimenti in innovazione, qualità e marketing”.
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Riaprire al più presto le aziende
Carboniero chiede quindi l’immediata riapertura delle aziende, anche considerando che gli imprenditori si sono attrezzati e sono in grado di riprendere le attività in assoluta sicurezza.
“Questo scenario, di per sé già difficile, ora rischia di peggiorare in modo irreversibile se alle imprese italiane non verrà dato subito il via libera a riprendere la propria attività. Tutti noi imprenditori della macchina utensile sentiamo una doppia responsabilità: quella di garantire salute e sicurezza ai nostri collaboratori, ogni giorno, e quella di assicurare lavoro e dunque benessere a loro e alle loro famiglie anche nel futuro”.
Il presidente dei costruttori di macchine utensili rimarca: “Siamo stati sorpresi e delusi a riguardo dell’esclusione del nostro settore, che è di filiera con tutte le principali produzioni, anche quelle ritenute essenziali, dai codici Ateco indicati dal governo”.
A favore delle imprese di questo settore gioca però oggi la tabella elaborata dall’Inail e messa a disposizione della Task Force guidata da Vittorio Colao, secondo la quale l’industria manifatturiera è tra le attività con meno rischio di contagio in assoluto.
“A più di quattro settimane dal lockdown, considerato che molte imprese stanno già operando secondo le misure definite dalle autorità di governo nel DPCM del 14 marzo, chiediamo che anche noi costruttori di macchine utensili, robot e automazione si possa riprendere la nostra attività seguendo gli stessi protocolli. Tutte le nostre imprese hanno investito risorse per rendere sicuri i luoghi di lavoro incrementando gli standard di sicurezza nelle nostre fabbriche che, è bene ricordarlo, non sono certo labour intensive. Al primo posto sono la salute e la sicurezza, ma dobbiamo abituarci a convivere con il Coronavirus, garantendo però lavoro, occupazione e produzione”.
Prolungare la moratoria dei debiti
Infine Carboniero chiede di prolungare il periodo di sospensione dei pagamenti dei debiti tributari e contributivi delle aziende.
“Disporre di linee di credito e poter posticipare i pagamenti in F24, sono un primo passo per affrontare la crisi di liquidità delle aziende, a patto che le linee di credito siano concesse velocemente e che quanto dovuto allo Stato sia sospeso fino alla fine dell’emergenza e non solo fino a giugno. Inoltre, è fondamentale che i piani di rientro non siano troppo serrati per le imprese che si porteranno dietro i segni di questa crisi, senza precedenti, molto a lungo. Ma, in ogni caso – conclude Carboniero – queste misure saranno davvero poco utili se non daremo alle imprese la possibilità di tornare subito a produrre così da poter riconquistare il terreno perso in questo periodo. Al contrario il rischio di vederle sparire insieme a migliaia di posti di lavoro sarebbe davvero altissimo”.