Verso la fase due, la mappa del rischio di tutte le attività: semaforo verde per la manifattura

La Task Force guidata da Vittorio Colao è al lavoro su una tabella che determina il grado di rischio di contagio di tutte le attività economiche, seguendo la classificazione dei codici Ateco. L’Istat intanto ha redatto uno schema che indica quanto incide ogni attività sull’economia (considerando fatturato, export, occupazione ecc.). Due documenti importanti di cui il Governo terrà conto per decidere le priorità per la ripartenza della cosiddetta fase 2.

Pubblicato il 17 Apr 2020

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Quanto sono a rischio le diverse attività economiche? E quanto pesa ognuna di queste sull’economia? Se finora potevamo soltanto azzardare ipotesi, oggi abbiamo una risposta scientifica ed economica a queste due domande.

La risposta scientifica è quella consegnata dall’Inail alla Task Force di esperti guidata da Vittorio Colao, che dovrà supportare il Governo nelle decisioni. Il compito di questo gruppo di 19 esperti infatti è affiancare gli altri gruppi – dal Comitato Tecnico Scientifico al gruppo dei 74 al lavoro presso il Ministero dell’Innovazione – per disegnare una strategia di uscita dalla fase uno e di ingresso nell’ormai famosa “fase 2”.

La tabella mette un “voto” a tutte le attività economiche, seguendo la classificazione dei codici Ateco: lo stesso metro, per intenderci, utilizzato dal Governo per gestire le chiusure delle aziende e le attività essenziali a cui è stato consentito di restare aperte.

La “classifica” prevede due giudizi. Il primo è relativo alla Classe di aggregazione sociale e va da 1 (poca aggregazione) a 4 (molta aggregazione). Di fatto questo parametro ci dice quali attività, per la loro natura, generano maggiori aggregazioni di persone e quindi occasioni di contatti tra soggetti potenzialmente a rischio.

Questo parametro tuttavia non è sufficiente a determinare il rischio di un’attività. Per questo è stato introdotto un secondo parametro di riferimento definito “Classe di Rischio integrato”, con una gradazione che va da “basso” a “alto”, passando per “medio basso” e “medio alto” (quindi sempre una scala di quattro valori).

Per entrambe le classificazioni, a ogni valore assegnato (1-4 per l’aggregazione e basso-alto per il rischio integrato) viene assegnato un colore in base al rischio, per dare un’impatto anche visivo delle caratteristiche di ciascuna attività: verde, crema, arancione e rosso.

E così scopriamo che il codice Ateco 24 relativo a “Metallurgia” ha due semafori verdi (poca aggregazione e basso rischio aggregato) pur essendo un’attività sospesa. Stesso risultato anche per il codice 25 relativo a “Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)”, anch’esso sospeso con eccezione di due soli sottocodici 25.21 e 25.92.

Doppio semaforo verde anche per i codici Ateco 29 “Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi”, 30 “Fabbricazione di altri mezzi di trasporto”, 31 “Fabbricazione di mobili” e 32 “Altre industrie manifatturiere”.

Anche le Attività professionali, scientifiche e tecniche (gruppo M) che sono state riaperte dal Governo, ma sono chiuse in Lombardia, sono considerate a basso rischio. Si tratta di Attività legali e contabilità, Attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, Attività degli studi di architettura e d’ingegneria; collaudi ed analisi tecniche, Ricerca scientifica e sviluppo, Pubblicità e ricerche di mercato e Altre attività professionali, scientifiche e tecniche

Tra le attività economiche più rischiose il Trasporto aereo e crocieristico e le Attività riguardanti le lotterie, le scommesse, le case da gioco.

Le attività con doppio semaforo verde sono quelle che la Task Force suggerirà di far ripartire prima. Ma quando? Forse anche prima della fatidica data del 4 maggio: si parla infatti di lunedì 20 o 27 aprile.

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Il peso economico dell attività sospese

Un altro documento di grande interesse è invece stato elaborato dall’Istat, che ha determinato il peso delle attività sospese con i recenti DPCM.

I provvedimenti di chiusura – spiega l’Istat – hanno riguardato in maniera più pervasiva l’industria: quasi i due terzi delle imprese industriali, che rappresentano il 46,8% del fatturato e il 53,2% del valore aggiunto del macro-settore, hanno dovuto sospendere la propria attività. Al contempo, nel terziario l’incidenza delle imprese che operano in comparti la cui attività è interrotta è del 43,8%, il 37,2% in termini di fatturato e il 29,9% in termini di valore aggiunto. La sospensione incide in misura maggiore nel comparto industriale anche dal punto di vista occupazionale: il 59,3% degli addetti del settore afferiscono ad attività sospese, contro il 35,2% riscontrato nei servizi.

Inoltre i settori al momento sospesi rappresentano il 63,9% delle esportazioni di beni e realizzano all’estero il 20,4% del fatturato, contro l’8,1 di quello prodotto dalle imprese operanti nei settori aperti. In particolare, per quanto concerne il comparto industriale, il 66,4% delle esportazioni sono generate da settori sospesi, che mostrano una propensione all’esportazione ampiamente superiore a quella riscontrata in quelli attivi (35,0% di incidenza delle esportazioni sul fatturato rispetto al 15,6%). Le imprese che operano in settori sospesi sono anche caratterizzate da un numero medio di paesi di destinazione dell’export più elevato (10,4 contro 8,1 nell’industria, 13,7 contro 10,9 per il totale economia) e un maggior numero medio di prodotti esportati (8,9 contro 6,0 nell’industria, 12,3 contro 9,9 per il totale economia) rispetto a quelli attivi.

Qui potete scaricare la tabella in Excel con l’analisi di tutte le attività economiche.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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