Nel 2019 il mercato Internet of Things (IoT) in Italia è arrivato a toccare i 6,2 miliardi di euro, con una crescita del +24% rispetto al 2018, in linea – in termini assoluti – con quanto registrato nei dodici mesi precedenti (+ 1,2 miliardi di euro nell’ultimo anno). Il tasso di crescita risulta allineato a quello di altri Paesi occidentali, che si assesta tra il 20% e il 25%.
Resta fondamentale l’offerta IoT ‘classica’, che si compone di hardware e software, con l’aggiunta di nuovi servizi: un esempio emblematico è la manutenzione predittiva dei macchinari all’interno delle fabbriche (smart factory), in cui si sfruttano i dati relativi al funzionamento per comprendere quando aumenta il rischio di guasto e agire in ottica preventiva. Ma sempre più aziende sono in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti e strumenti connessi, grazie ai quali integrano la propria offerta con nuovi servizi di valore.
Il trend è chiaro: i servizi sono sempre più al centro dell’offerta, in grado di abilitare nuovi modelli di business per le imprese. I servizi applicati all’IoT raggiungono quota 2,3 miliardi di euro, in crescita del +28% rispetto al 2018, come evidenziano i numeri nella nona edizione del Report annuale dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano. “Si assiste a un vero e proprio processo di ‘servitizzazione‘ dei modelli di business tradizionali, che evolvono sempre più verso logiche di pay-per-use o pay-per-performance, e che richiedono un radicale cambio di passo da parte di tutti gli attori della filiera”, rileva Stefania Gilli, country manager IoT di Vodafone Business Italia.
Come nel caso delle prime automobili smart car che prevedono di adattare il piano dei pagamenti sulla base dell’effettivo utilizzo, come sta già facendo Toyota, per fare un esempio.
“E anche nel settore smart building, con lo sviluppo delle prime soluzioni IoT per l’illuminazione degli edifici, in cui al cliente viene data la possibilità di pagare solo la luce consumata, senza divenire proprietario dei dispositivi utilizzati”, sottolinea Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things.
Indice degli argomenti
Industrial IoT ancora poco sviluppato nelle Pmi
Prosegue la crescita dell’Industrial Internet of Things (I-IoT), anche se si amplia il divario tra grandi aziende e Pmi, ancora in difficoltà nell’adozione di soluzioni I-IoT. Il mercato complessivo presenta un buono stato di salute (smart factory: 350 milioni di euro, +40% in un anno; smart logistics: 525 milioni di euro, +26%).
Ma un’evidenza che emerge è il forte divario in termini di conoscenza: a fronte di un 97% di grandi aziende che nel 2019 dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 (in crescita rispetto al 95% del 2018), solo il 39% delle piccole e medie imprese ne ha sentito parlare.
Anche il livello di diffusione dei progetti di I-IoT cambia molto a seconda della dimensione aziendale: il 54% delle grandi aziende ha avviato almeno un progetto in ambito Industrial IoT nel triennio 2017-2019, mentre solo il 13% delle piccole e medie imprese ha fatto altrettanto. “La strada da percorrere per l’innovazione in ottica 4.0 nel nostro Paese è quindi ancora lunga: le Pmi sono responsabili del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, e del 33% degli occupati nel settore privato”, fa notare Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital innovation del Politecnico milanese.
Le applicazioni oggi più diffuse sono legate principalmente alla gestione della fabbrica (smart factory, 51% dei casi), soprattutto per il controllo in tempo reale della produzione e la manutenzione preventiva e predittiva. Seguono quelle a supporto della logistica (smart logistics, 28%), focalizzate sulla tracciabilità dei beni internamente al magazzino e lungo la filiera, e dello smart lifecycle (21%), con progetti per l’ottimizzazione dei processi di sviluppo di nuovi modelli e di aggiornamento prodotti, spesso però ancora in fase preliminare.
Sul fronte delle tecnologie, emerge una direzione di sviluppo importante: si riduce la quota di progetti basati su reti cablate (49% nel 2019 rispetto al 54% nel 2018) a vantaggio del wireless, che sembra essere tra le priorità anche guardando al futuro (il 64% delle grandi aziende ha in programma l’avvio di progetti basati su queste tecnologie).
L’IoT nel mercato consumer: case e auto smart
Un altro ambito applicativo che sta raccogliendo un crescente interesse è quello relativo al Retail. Le tecnologie IoT danno la possibilità di raccogliere moltissimi dati sul comportamento dei clienti. La spinta positiva del mercato IoT in Italia arriva sia dalle applicazioni più consolidate, che sfruttano la tradizionale connettività cellulare (3,2 miliardi di euro, +14%), sia soprattutto da quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (3 miliardi di euro, +36%). Questi numeri confermano la rilevanza dell’Internet of Things nello sviluppo del mercato digitale complessivo in Italia, che nel suo insieme ha fatto registrare un +2,5% nello stesso anno (+ 1,8 miliardi di euro), raggiungendo i 72 miliardi di euro.
Quasi la metà del fatturato IoT in Italia continua a essere generata dai contatori elettrici e gas – come conseguenza anche di alcuni obblighi normativi –, e dalle auto, che presentano però tassi di crescita inferiori rispetto alla media del mercato. Nel 2019 sono stati installati altri 3,2 milioni di contatori gas connessi presso utenze domestiche, portando la diffusione al 58% del parco complessivo, e 5,7 milioni di smart meter elettrici di seconda generazione, raggiungendo quota 37% del totale dei contatori elettrici.
La smart car si conferma al secondo posto in termini di fatturato in Italia con 1,2 miliardi di euro (19%), ma con un tasso di crescita più contenuto rispetto al passato (+14% nel 2019 rispetto al +37% nel 2018). “In termini di diffusione, sono 16,7 milioni i veicoli connessi a fine 2019, oltre il 40% del parco circolante in Italia”, sottolinea Alberto Falcione, vice president Sales di Targa Telematics: “nei prossimi anni, un forte sviluppo delle applicazioni IoT si realizzerà proprio nel mondo Automotive, con le vetture che sono destinate a diventare sempre più dei terminali tecnologici mobili”.
Sweet home sempre più smart home
Il mercato della smart home in Italia continua a crescere a ritmi sostenuti nel 2019 (+40%), superando così il mezzo miliardo di euro, per la precisione 530 milioni di euro, che corrispondono a circa 9 euro per abitante: anche qui si punta sempre di più sui servizi.
Sempre più aziende stanno lavorando al lancio di nuovi servizi per la smart home. Gli esempi sono numerosi, e spaziano dal pronto intervento garantito da aziende di vigilanza in caso di allarme e pericolo, al supporto per la riduzione dei consumi energetici, al riordino automatico dei prodotti di cui si stanno esaurendo le scorte, fino alla possibilità di migliorare l’assistenza agli anziani.
“In molti casi cambia anche la strategia di comunicazione verso i consumatori: il focus non più solo sull’oggetto connesso, ma sul servizio e sui bisogni che questo è in grado di soddisfare”, spiega Alessandro Turco, Sales director small business di Sicuritalia. Che rileva: “l’offerta sta evolvendo rapidamente: da un lato verso una progressiva integrazione con algoritmi di AI per garantire funzionalità avanzate, dall’altro i servizi diventano sempre più il cuore dell’offerta commerciale, con l’attivazione di centrali operative e pronto intervento 24 ore su 24 in caso di necessità”.
Al secondo e terzo posto per valore di mercato troviamo due ambiti in forte crescita: gli smart home speaker, che toccano quota 95 milioni di euro nel 2019 (18% del mercato, +58%), e i piccoli e grandi elettrodomestici, che fanno registrare un mercato pari a 85 milioni di euro, in crescita del 55% rispetto al 2018.
Le prospettive delle reti 5G
Al tempo stesso, prosegue l’evoluzione tecnologica: si espandono le reti di comunicazione Lpwa (Low power wide area), a cui si affiancano “le sperimentazioni 5G, tecnologia in grado di creare e sviluppare nuove applicazioni e opportunità di mercato in contesti consumer, business o che coinvolgono la pubblica amministrazione”, osserva Marco Raimondi, marketing manager Ict e smart services di Fastweb.
Per giugno 2020 è previsto il rilascio delle specifiche relative al Mobile IoT, che avranno il compito di potenziare l’affidabilità della rete grazie alla riduzione delle latenze, con applicazioni che vanno dalle comunicazioni tra veicoli (V2v, Vehicle-to-vehicle) alla smart grid. E a settembre 2021 sarà il turno delle specifiche per il Massive IoT, con lo scopo di favorire le applicazioni che prevedono la gestione di un alto numero di dispositivi connessi, per esempio per le applicazioni di smart metering, smart building e smart city. I Paesi che a livello europeo sono più avanti con il dispiegamento delle reti 5G sono Svizzera, Regno Unito e Austria, mentre fuori Europa spiccano Stati Uniti, Corea del Sud e Cina. Lo scenario italiano vede tutti gli operatori di rete coinvolti nel dispiegamento delle proprie reti 5G, di cui 14 sono già oggi operative.