“Nessuno deve sentirsi abbandonato. Il decreto che abbiamo approvato oggi contiene misure di sostegno e di spinta per l’economia che sono la concreta testimonianza della presenza dello Stato”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha iniziato la presentazione del Decreto Cura Italia (o Decreto Marzo), una “manovra economica poderosa” da 127 articoli, per usare la definizione dello stesso Conte, che usa tutti i 25 miliardi di deficit autorizzati dal Parlamento e attiva flussi di liquidità per circa 350 miliardi.
Il decreto Cura Italia di marzo non esaurisce gli interventi economici: da domani “saremo al lavoro su un piano di ingenti investimenti”, ha detto il premier, che entreranno in un successivo “decreto aprile”, come ha specificato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Il Decreto Marzo Cura Italia si articola su cinque assi: 3,5 miliardi per Sanità, protezione civile e altre strutture necessarie per gestire l’emergenza; un capitolo da oltre 10 miliardi per il sostegno all’occupazione e per la difesa del lavoro e del reddito; un capitolo dedicato al sostegno della liquidità; uno dedicato alla sospensione degli obblighi di versamenti di imposte e contributi; un ultimo capitolo per il sostegno specifico di alcuni settori economici.
NB – L’articolo è stato aggiornato con le disposizioni contenute nel testo definitivo pubblicato il 17 marzo in Gazzetta Ufficiale
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Indice degli argomenti
Le misure per le imprese
“Sono misure che abbiamo messo in campo nell’immediato per far sentire a tutti i cittadini la vicinanza dello Stato”, ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, elencando le misure per garantire sostegno e liquidità alle imprese. “Non sarà mai sufficiente in questo momento, perché il dramma economico è sotto gli occhi di tutti, ma questo è il primo tassello. Dovremo continuare ad aiutare cittadini e imprese, con la consapevolezza che insieme potremo cambiare anche i paradigmi economici e le modalità produttive. Con le capacità del nostro Paese potremo essere più forti di prima, perché nelle difficoltà diamo sempre il meglio di noi”.
“Il decreto-legge n. 18/2020 è un provvedimento necessario e importante, anche da un punto di vista quantitativo, in quanto interviene su tutti i capitoli più rilevanti – sanità, lavoro, liquidità, fisco – e sulle maggiori criticità emerse con l’emergenza epidemiologica”, commenta Confindustria. “Non mancano aspetti da rafforzare e da perfezionare, ma è da apprezzare la capacità di reazione messa in campo dal Governo rispetto alle conseguenze economiche della crisi.
Si tratta comunque di una prima risposta all’emergenza economica, che necessita di un’azione successiva altrettanto rapida, incisiva negli strumenti e massiva da un punto di vista delle risorse, per consentire di affrontare le gravi conseguenze che questa emergenza determinerà sulle imprese e sull’economia del Paese, prima che diventino irreversibili”.
Per il futuro “Serve un piano shock che impegni risorse quantitativamente rilevanti, che sostenga la liquidità delle imprese, a partire da rateizzazioni fiscali e meccanismi di compensazione, e faccia leva su tutte quelle misure necessarie per far fronte ai rilevanti cali della domanda privata e, quindi, di fatturato delle imprese. Nel riconoscere, pertanto, l’importante sforzo compiuto dal Governo, riteniamo cruciale che si dia fin d’ora il quadro delle prossime “tappe”, per restituire fiducia rispetto a un percorso di ricostruzione che dovrà far seguito a un evento correttamente equiparato a una guerra. Serve un comitato nazionale per l’emergenza economica – e Confindustria è a disposizione – che metta insieme proposte e le realizzi quanto prima. Decisivo, in questo contesto, sarà il ruolo dell’Europa: in questi giorni ha assunto decisioni incoraggianti, come la sospensione di alcune clausole del Patto di Stabilità e Crescita e le misure temporanee sugli aiuti di Stato, ma che è ora chiamata a compiere azioni straordinarie per preservare i cittadini europei da una crisi le cui conseguenze rischiano di essere estremamente pesanti e di incidere irreversibilmente sul nostro modello economico e sociale”.
Ecco le principali misure per le imprese presenti nel Decreto Marzo: rinvio delle cadenze fiscali, misure per favorire l’accesso al credito, rifinanziamento dei contratti di sviluppo, istituzione di un Fondo per la Promozione Integrata del Made in Italy, sospensione delle rate dei mutui e altre ancora.
Le scadenze fiscali rimandate
I versamenti di imposte e contributi da parte di imprese, autonomi e professionisti sono sospesi: non bisognerà versare Iva, ritenute dei lavoratori dipendenti e autonomi, accise, contributi Inps e Inail per gli infortuni sul lavoro entro la scadenza prevista di lunedì 16 marzo.
Per tutti il decreto Cura Italia dispone un congelamento fino al 20 marzo. Per i soli soggetti con ricavi inferiori a 2 milioni di euro, invece, la proroga è fino al 31 maggio, con possibilità di dilazionare in cinque rate mensili a partire da maggio stesso. Gli altri adempimenti tributari andranno invece perfezionati entro il 30 giugno.
Per le imprese che operano nei settori più colpiti, tra cui turismo, la ristorazione, organizzazione di corsi, fiere ed eventi e trasporto merci, le scadenze dei versamenti di ritenute, contributi previdenziali e assistenziali, premi per l’assicurazione obbligatoria, sono rinviate al 31 maggio indipendentemente dal fatturato.
Inoltre le partite Iva con ricavi o compensi fino a 400 mila euro che nel mese precedente non hanno sostenuto spese per prestazioni di lavoro dipendente non saranno soggette alle ritenute d’acconto sulle fatture di marzo e aprile.
Per fronteggiare la crisi di liquidità che stanno affrontando famiglie, imprese e altre attività, è stata disposta la sospensione fino al 31 maggio dell’invio di cartelle e dei pignoramenti, delle attività di liquidazione, controllo, accertamento, riscossione e contenzioso, oltre al rinvio delle scadenze delle sanatorie Rottamazione Ter e saldo stralcio. Il nuovo termine per i versamenti è il 30 giugno.
Chi sceglierà di pagare i versamenti nonostante la sospensione, potrà godere di una menzione speciale da parte del Ministero dell’Economia.
Accesso al credito, esteso il fondo di garanzia
Per sostenere la liquidità delle piccole e medie imprese, il Decreto Marzo stabilisce il potenziamento con 1 miliardo e mezzo del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI (che copre i finanziamenti bancari), alla cui dotazione possono ora contribuire anche soggetti privati (come Cassa Depositi e Prestiti e Sace): prima potevano contribuire solo banche, Regioni e altri enti e organismi pubblici. L’importo massimo garantibile passa da 2,5 a 5 milioni di euro, con un massimo dell’80% del finanziamento per garanzia diretta e fino al 90% per controgaranzia dei Confidi (in entrambi i casi “per un importo massimo garantito per singola impresa di 1,5 milioni di euro”).
Le risorse del Fondo potranno essere impiegate anche per le garanzie di portafoglio.
- Gratuità della garanzia del Fondo fino al 31 dicembre 2021: sospeso l’obbligo di versamento delle commissioni per l’accesso al Fondo
- Ammissibilità alla garanzia di operazioni di rinegoziazione del debito, per venire incontro alle esigenze di liquidità di imprese ritenute affidabili dal sistema bancario, “purché il nuovo finanziamento preveda l’erogazione al medesimo soggetto beneficiario di credito aggiuntivo in misura pari ad almeno il 10% dell’importo del debito residuo in essere del finanziamento oggetto di rinegoziazione”.
- Venendo incontro alle imprese più colpite dalla crisi connessa all’emergenza sanitaria, per accedere al Fondo non si effettuerà la valutazione andamentale per operazioni fino a 100.000 euro
- Allungamento automatico della garanzia nell’ipotesi di moratoria o sospensione del finanziamento accordati da banche o intermediari finanziari per l’emergenza Coronavirus
- Eliminazione della commissione di mancato perfezionamento per tutte le operazioni al di sotto di una soglia fisiologica di operazioni deliberate e non perfezionate
- Per operazioni di investimento immobiliare nei settori turistico-alberghiero e delle attività immobiliari, con durata minima di 10 anni e di importo superiore a 500.000 euro, la garanzia del Fondo può essere cumulata con altre forme di garanzia acquisite sui finanziamenti
- Possibilità di accrescere lo spessore della tranche junior garantita dal Fondo a fronte di portafogli destinati ad imprese danneggiate dall’emergenza Coronavirus, o appartenenti per almeno il 60% a settori o filiere danneggiati dall’epidemia: la quota può essere elevata del 50% ed è ulteriormente incrementabile del 20% in caso di intervento di ulteriori garanti
- Possibilità di istituire sezioni speciali del Fondo per sostenere l’accesso al credito di determinati settori economici o filiere di imprese, su iniziativa delle Amministrazioni di settore anche unitamente alle associazioni ed enti di riferimento
- Sono prorogati per tre mesi tutti i termini riferiti agli adempimenti amministrativi relativi alle operazioni assistite dalla garanzia del Fondo
- Facilitazione per l’erogazione di garanzie per finanziamenti a lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprenditori individuali
Per PMI e microimprese, il Decreto Marzo contiene un articolo che garantisce i fidi (non revocabili e alle medesime condizioni) e sospende il pagamento delle rate di mutui e finanziamenti (tra cui leasing e aperture di credito) fino al 30 settembre 2020.
Le imprese interessate dovranno presentare una dichiarazione con la quale si autocertifica di aver subito una riduzione parziale o totale dell’attività quale conseguenza diretta della diffusione dell’epidemia da Covid-19. Per queste operazioni le banche saranno coperte con garanzie al 33%, senza valutazione, da un’apposita sezione speciale del Fondo di Garanzia, dotata di 1,7 miliardi di euro. Inoltre, le banche che finanziano le imprese più grandi danneggiate dall’emergenza Coronavirus (che per dimensioni, appunto, non possono accedere al Fondo di Garanzia), saranno garantite da Cassa Depositi e Prestiti, la quale a sua volta sarà garantita dallo Stato “fino a un massimo dell’80% dell’esposizione assunta”. La dotazione per questa misura (che si stima possa portare credito alle imprese per 10 miliardi di ulteriori investimenti) è di 500 milioni.
I contratti di sviluppo
Il Decreto Cura Italia mette a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico, per l’anno 2020, ulteriori 400 milioni (la dotazione iniziale era di 100 milioni) per rifinanziare i contratti di sviluppo delle imprese, che favoriscono la realizzazione di grandi programmi di sviluppo composti da uno o più progetti d’investimento (in ricerca, sviluppo e innovazione) finanziabili in vari settori, tra cui l’industria. Il Ministero dello Sviluppo Economico può sottoscrivere specifici “Accordi di programma” o “di sviluppo” e cofinanziare singole iniziative.
La promozione del Made in Italy
Viene istituito un “Fondo per la Promozione Integrata” da 150 milioni di euro, che supporterà l’export dei nostri prodotti con una serie di iniziative:
- Realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione volta a sostenere le esportazioni italiane e l’internazionalizzazione del sistema economico nazionale nel settore agroalimentare e negli altri settori colpiti dall’emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19, anche avvalendosi dell’Ice (Agenzia italiana per l’internazionalizzazione delle imprese e per l’attrazione degli investimenti)
- Potenziamento delle attività di promozione del sistema Paese realizzate, anche mediante la rete all’estero, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e da Ice
- Cofinanziamento di iniziative di promozione dirette a mercati esteri realizzate da altre amministrazioni pubbliche (come Regioni, Province, Comuni, Università, scuole, camere di commercio ecc.)
- Costituzione, nell’ambito del fondo per l’export, di una sezione separata per la concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al 50% dei finanziamenti concessi per “programmi di penetrazione commerciale comprendenti studi di mercato, spese di dimostrazione e di pubblicità, spese per la costituzione di depositi e di campionamenti, costi di rappresentanze permanenti all’estero e per il funzionamento di uffici o filiali di vendita e di centri assistenziali, spese per la costituzione di reti di vendita e di assistenza all’estero”.
I mutui e gli affitti
Per Partite Iva, autonomi e professionisti è disposta la sospensione delle rate dei mutui per la prima casa per un periodo massimo di 9 mesi, tramite l’estensione del contributo del Fondo di Solidarietà “Gasparrini”, potenziato con 400 milioni. Per poter accedere a questa misura servirà un’autocertificazione in cui si dichiara di aver registrato un calo del fatturato (in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020) di oltre il 33% rispetto all’ultimo trimestre del 2019.
Per gli autonomi in affitto (commercianti e artigiani), che per effetto delle misure di sicurezza adottate nell’emergenza hanno dovuto chiudere botteghe, studi e negozi (con un conseguente calo dei guadagni), è stato deciso un credito d’imposta del 60% sul canone di locazione di marzo.
Donazioni, sanificazioni e mascherine
Chi ha deciso di donare una somma in favore dei soggetti che stanno combattendo l’emergenza sanitaria potrà dedurre il 30% dalle tasse (la detrazione massima è di 30.000 euro).
Le imprese e gli enti locali che sostengono spese per la sanificazione da Covid-19 e per l’aumento della sicurezza negli ambienti di lavoro, potranno usufruire di un credito d’imposta “nella misura del 50 per cento delle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro sostenute e documentate fino ad un massimo di 20.000 euro per ciascun beneficiario”.
L’Inail verserà 50 milioni di euro ad Invitalia, la quale userà queste risorse per erogare finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto alle imprese produttrici di dispositivi medici e di protezione individuale. Ulteriori 50 milioni saranno erogati alle imprese “entro il 30 aprile” dalla stessa Invitalia “per l’acquisto di dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale”.
Le altre misure per le imprese
Circa 200 milioni andranno al Fondo di solidarietà per il trasporto aereo e il settore aeroportuale, messo a dura prova dalla riduzione degli spostamenti dei viaggiatori per la diffusione del virus. Dal fondo si potrà accedere in deroga per interventi di sostegno al reddito nelle crisi aziendali anche antecedenti all’emergenza Coronavirus, come nel caso di Air Italy. Vengono inoltre riconosciute compensazioni per i danni subiti dalle imprese titolari di licenza di trasporto passeggeri per servizio pubblico.
Le aziende che producono farmaci e dispositivi medici non dovranno applicare la “quarantena con sorveglianza attiva” ai dipendenti che hanno avuto contatti con persone contagiate.
Il decreto dà 180 giorni di tempo alle società, dal momento della chiusura dell’esercizio, per convocare le assemblee ordinarie. Gli azionisti parteciperanno in videoconferenza, con voto elettronico o per corrispondenza. Banche popolari e Credito cooperativo potranno essere rappresentate da un solo delegato, superando la norma che prevede un tetto di 20 o 10 soci. Il termine per l’adozione di rendiconti e bilanci di enti e organismi pubblici relativi al 2019 slitta al 30 giugno, mentre quelli di previsione per il periodo 2020-22 slitta al 31 maggio.
Le misure di sostegno al reddito dei lavoratori
“Nessuno deve perdere il lavoro a causa di questa emergenza”: è la missione del Decreto Cura Italia annunciata dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. E infatti il Decreto Marzo, per tutelare i lavoratori da eventuali licenziamenti, prescrive che per 60 giorni il datore non potrà recedere dal contratto nemmeno per “giustificato motivo oggettivo” (come il venir meno delle esigenze produttive).
La principale misura di sostegno al reddito dei lavoratori, in termini di spesa e di portata, è rappresentata dall’estensione della Cassa Integrazione in Deroga per tutti i lavoratori dipendenti. Per gli autonomi, invece, sono previste specifiche misure di sostegno alla liquidità.
Cassa integrazione per tutti (anche per chi ha un solo dipendente)
Per le misure riguardanti la Cassa Integrazione il Governo ha stanziato circa 5 miliardi di euro. Riconosciuta la Cassa Integrazione Ordinaria per i lavoratori dipendenti già tutelati da forme di sostegno al reddito (Cig e Fondi di Solidarietà) a causa della “sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19”. La causale unica speciale istituita è “Emergenza Covid-19”, e si potrà beneficiarne “per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020, per una durata massima di nove settimane, e comunque entro il mese di agosto 2020”, si legge nel decreto. Le procedure d’accesso sono state semplificate: non servirà l’accordo sindacale, è stato tolto il vincolo dei 90 giorni di anzianità lavorativa del dipendente e il conteggio di questo periodo di Cassa Integrazione Ordinaria non varrà nel calcolo sui limiti di utilizzo. La domanda dovrà essere presentata entro la fine del quarto mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione o riduzione. L’assegno ordinario può essere richiesto anche da aziende che hanno già in corso assegni di solidarietà o trattamenti di integrazione salariale straordinari, e “la concessione del trattamento ordinario sospende e sostituisce il trattamento di integrazione straordinario già in corso”.
In tutta Italia chi non ha diritto alla Cassa Integrazione ordinaria o non è tutelato da Fondi di solidarietà di categoria potrà usufruire della Cassa Integrazione in deroga (anche nelle aziende con meno di 5 dipendenti). Lo strumento viene esteso a tutti i settori “che sospendono o riducono l’attività a seguito dell’emergenza epidemiologica”, inclusa l’agricoltura, mentre rimane escluso il lavoro domestico, per il quale però viene sospeso il pagamento dei contributi dovuti tra il 23 febbraio e il 31 maggio di quest’anno: la scadenza viene spostata al 10 giugno. Il trattamento di Cassa Integrazione in deroga viene concesso “previo accordo, che può essere concluso anche in via telematica, con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale per i datori di lavoro”, non necessario però per le aziende al massimo 5 dipendenti. Anche la durata massima della Cassa Integrazione straordinaria è di 9 settimane: darà un sostegno a lavoratori e micro imprese che non beneficiano degli ammortizzatori, sempre con la causale unica speciale “Emergenza Covid-19”. Le domande per questo strumento andranno presentate alla Regione o alle Province autonome, che le gestiranno in ordine cronologico e fino a esaurimento fondi, che per la Cassa in deroga sono pari a circa 3,3 miliardi di euro. Le stime del decreto parlano di una “platea di 2,6 milioni di lavoratori” che potrebbe beneficiare di questa misura.
Potranno accedere all’assegno ordinario di Cassa Integrazione, sempre con causale “Emergenza Covid-19”, anche i lavoratori dipendenti presso datori di lavoro iscritti al Fondo di Integrazione Salariale (Fis), che occupano mediamente più di 5 dipendenti. L’assegno ordinario, che potrà essere erogato direttamente dall’Inps, ha un limite di utilizzo aumentato in deroga a un massimo di 9 settimane.
I premi a dipendenti e autonomi
Per tutti i dipendenti (privati e pubblici) che hanno continuato a lavorare nella sede di lavoro (non in smart working) perché non coinvolti dalle misure restrittive legate all’emergenza Coronavirus, il decreto istituisce un premio da 100 euro netti, proporzionati ai giorni lavorati. Per poter ricevere questa somma, bisogna guadagnare al massimo 40.000 euro lordi annui. Verrà erogato automaticamente dal datore di lavoro in busta paga (ad aprile o comunque entro il conguaglio di fine anno).
Tra le misure del decreto anche un indennizzo una tantum da 600 euro per partite Iva (aperte al 23 febbraio 2020) e lavoratori autonomi, per sostenerli nell’emergenza. La platea potenziale è di quasi 5 milioni di persone, tra cui titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla Gestione separata, professionisti non iscritti agli ordini, artigiani, commercianti, purché non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria. Una misura che riguarda anche stagionali del turismo e delle terme (senza Naspi), del settore agricolo e operatori dello spettacolo iscritti allo specifico Fondo Pensioni (questi ultimi solo se hanno versato almeno 30 contributi giornalieri al fondo, con un reddito massimo di 50.000 euro) oltre a, per esempio, chi svolge attività in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche.
È stato istituito il Fondo per il reddito di ultima istanza, la cui dotazione è di 300 milioni di euro. Sosterrà il reddito di tutti gli esclusi dall’indennizzo di 600 euro, compresi i professionisti iscritti agli ordini, ma solo se potranno dimostrare di aver subito un calo dell’attività. Criteri di priorità e modalità di attribuzione saranno definite da uno o più decreti del Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell’Economia, entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto.
Disoccupazione e reddito di cittadinanza
Le domande di disoccupazione Naspi (per i lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perso involontariamente il lavoro dopo il 1° maggio 2015) e Dis-Coll (rivolta ai collaboratori con rapporto di lavoro coordinato e continuativo aderenti alla Gestione Separata dell’Inps, anche a progetto, che hanno perso involontariamente il lavoro) potranno essere presentate entro 128 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro (viene aumentato così di 60 giorni il precedente limite di 68).
Il sussidio di disoccupazione sarà allargato per gli stagionali (chi lavora nel turismo, spettacolo, agricoltura ecc.) non coperti dalla Cassa Integrazione in deroga.
Chi riceve il Reddito di Cittadinanza potrà non ottemperare agli obblighi connessi per 2 mesi: non dovrà sostenere colloqui di lavoro né accettare obbligatoriamente le eventuali offerte di impiego, o prestare lavoro presso le amministrazioni pubbliche.
Il congedo parentale al 50%
Il congedo parentale straordinario viene alzato fino a 15 giorni lavorativi (da usufruire a partire dal 5 marzo scorso). Ne potranno usufruire madri e padri (non contemporaneamente) per assistere i minori fino a 12 anni costretti a stare a casa per la chiusura delle scuole (con esclusione dei disabili per cui non ci sono limiti d’età). I “genitori lavoratori dipendenti del settore privato”, dipendenti pubblici e autonomi avranno diritto al 50% del trattamento retributivo. Il Governo ha messo a disposizione 1 miliardo di euro per una misura che potrebbe coinvolgere fino a 1,3 milioni di persone. Solo un genitore potrà usufruire del congedo, a patto che nessuno dei due sia disoccupato o benefici già di strumenti di sostegno al reddito. Alle stesse condizioni, chi ha figli tra i 12 e i 16 anni beneficerà di un congedo speciale. Potrà infatti astenersi dal lavoro per tutta la durata di chiusura delle scuole, mantenendo per decreto il posto di lavoro: un vero e proprio divieto di licenziamento.
In alternativa è stato istituito un bonus babysitter da 600 euro (anche per gli autonomi), erogato con la formula del libretto famiglia (voucher). Per gli operatori sanitari, i ricercatori di università e centri di ricerca impegnati nel contrasto del virus, il bonus è di 1.000 euro.
Nei mesi di marzo e aprile chi beneficia dei permessi della Legge 104 per l’assistenza dei familiari, ottiene 12 giorni di congedo invece dei 3 attualmente previsti.
Non sarà necessario dover usufruire di ferie per chi si trova in quarantena o in auto isolamento per aver contratto il virus. Il decreto infatti stabilisce che entrambe le situazioni sono equiparate alla malattia certificata dal medico curante, fornendo così un aiuto concreto alle famiglie, coi genitori costretti a casa per il blocco di molti esercizi e attività commerciali. Sarà lo Stato, e non le aziende, a dover coprire i costi per i lavoratori. Inoltre fino al 30 aprile, per dipendenti e pubblici e privati “in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità” o della certificazione “attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita”, l’assenza da lavoro prescritta dai medici è equiparata al ricovero ospedaliero.