Si è tenuta oggi a Milano la quinta edizione di FIMI, il Forum Internazionalizzazione del Made in Italy, incentrata sul futuro dell’abitare 4.0. Sottotitolo dell’edizione di quest’anno “Smart Factory – Smart People 4.0”.
Ad aprire l’edizione della giornata Detlef Braun, Member of the Executive Board di Messe Frankfurt che sul panorama italiano afferma: “La rivoluzione digitale che sta sconvolgendo il mondo della produzione pone il settore manifatturiero davanti a nuove sfide e a grandi opportunità. Per l’industria italiana, storicamente fondata su questo settore, questo scenario rappresenta un ulteriore moltiplicatore per la competitività internazionale. Il concetto di “bello e ben fatto” da sempre associato ai prodotti Made in Italy, con l’avvento di Industria 4.0 è sempre più al centro della domanda globale”.
Tra gli attori delle diverse “conversazioni” che hanno animato la giornata Giuliano Busetto, Presidente della Federazione ANIE, e il direttore d’orchestra Daniele Agiman, che ha offerto una curiosa analogia tra sistema di produzione in ottica 4.0 e musica d’orchestra per sottolinearne la connessione e la comunicazione tra le parti per creare “sinfonia”.
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L’Osservatorio “Science of Interior 4.0”
In occasione dell’evento è stato presentato l’Osservatorio “Science of Interior 4.0” realizzato da SDA Bocconi e promosso da Messe Frankfurt Italia e Elle Decor. Obiettivo di questa indagine è fotografare lo stato del mercato e il fenomeno Industria 4.0 nelle principali aziende italiane e realtà produttive dei settori interior decoration, design e beni di rilevanza estetica proponendo soluzioni concrete che siano in grado di unire la tradizione artigianale e manifatturiera del Made in Italy con la visione produttiva del futuro.
Lo studio è stato realizzato attraverso un questionario a circa mille imprese italiane del settore del design e un’analisi di 20 best practice. Grazie alle esperienze di questi operatori si è ottenuta una panoramica di come l’Industria 4.0 stia cambiando in modo profondo il modo di produrre anche in Italia e di come le aziende del Paese siano consapevoli dell’importanza dei cambiamenti in atto e siano pronte ad agire di conseguenza.
“Dall’analisi dei 20 casi benchmark risulta come alcune delle nostre migliori aziende abbiano investito, in media, circa il 50% dei flussi di cassa operativi generati nel periodo 2009-2015 in questa direzione, al fine di recuperare competitività nei confronti dei Paesi e delle produzioni low-cost”, ha detto Gabriella Lojacono della SDA Bocconi. “Anche il resto della filiera sta seguendo questo trend. L’84% delle aziende sottoposte a questionario ha dichiarato che gli investimenti in futuro verranno spostati da alcune aree di business per favorire la valorizzazione del modello 4.0”.
“Parlando di Industria 4.0 – afferma il professor Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente alla Bocconi University School of Management – non parliamo solo di ‘efficientamento’ o di pura tecnologia nelle aziende, ma ridiscutiamo l’intero modello di business. Implica infatti la possibilità di segmentare meglio i mercati di sbocco ed effettuare strategie di posizionamento ad hoc, coscienti di un processo che necessita di diversi step e non consiste in un cambiamento repentino. Dallo studio emerge come le funzioni Marketing e Purchasing delle imprese debbano svilupparsi di pari passo al modello produttivo 4.0, sviluppando una maggiore e migliore integrazione in ottica strategica. Produzione 4.0 deve accompagnarsi quindi a distribuzione 4.0, marketing 4.0 e purchasing 4.0”.
Un altro dato importante emerso dalla ricerca riguarda la comunicazione al cliente finale e il suo coinvolgimento nel processo produttivo. “Le imprese stanno sperimentando e investendo. I ‘consumatori’ diventano ‘consumautori’, soggetti protagonisti della comunicazione integrata e sempre connessa, del passaparola di mercato, dove la casa e la cultura dell’abitare e del cucinare, la logica dell’esperienza conviviale e di quella individuale, diventano oggetto di una conversazione sociale e condivisa”, ha spiegato Carnevale Maffé. “I prodotti non si vendono, si affidano al cliente. Bisogna farsi pagare in dati, non in euro”, ha concluso.
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Il tradizionale modello della supply chain, focalizzato sui processi dell’offerta, si interseca con la “demand chain”, ovvero l’insieme di funzioni economiche svolte da una domanda sempre più consapevole e partecipe ai processi di formazione del valore economico. La catena del valore tradizionale si ridefinisce, incorporando progressivamente le tecnologie produttive dell’Industry 4.0.
L‘impatto sulla produttività? Minori tempi di avviamento e riconfigurazione dei processi produttivi, riduzione degli errori e fermi macchina in un contesto di processi industriali più snello e ottimizzato e controllato in tempo reale. Il livello di qualità di prodotto si innalza, rispetto al passato, grazie a minori componenti difettosi e a sistemi di monitoraggio della produzione.