A Torino i robot entrano a scuola: lezioni di programmazione in 4 istituti

A Torino gli studenti di 4 istituti secondari di II grado sono i protagonisti di un progetto triennale che ha portato nelle aule di ciascuna scuola 3 robot IBM TJBot, i quali permetteranno loro di imparare a disegnare e programmare, sperimentando in modo divertente il lavoro dell’esperto digitale.

Pubblicato il 12 Feb 2020

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Se dovesse capitarvi di entrare all’Istituto Maxwell di Torino, potreste trovare nell’atrio un piccolo robot a darvi informazioni sulla scuola. Se poi passaste dall’Istituto Alberghiero Colombatto, trovereste lo stesso robottino cimentarsi nel ruolo di assistente di sala. E così anche al Liceo Classico Alfieri o all’Istituto Zerboni.

Gli studenti di questi 4 istituti secondari di II grado di Torino sono infatti i protagonisti di un progetto triennale che ha portato nelle aule di ciascuna scuola 3 robot IBM TJBot, i quali permetteranno loro di imparare a disegnare e programmare, sperimentando in modo divertente il lavoro dell’esperto digitale.

Scuola e lavoro

Nato dalla collaborazione tra Fondazione Agnelli, Fondazione IBM Italia e l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, il progetto è partito nel 2019 con lo scopo di arricchire i curricula formativi dei giovani studenti con nuove competenze legate al digitale, alla robotica e all’intelligenza artificiale.

“Sono gli stessi studenti a immaginare modalità pratiche di utilizzo delle nuove tecnologie nella quotidiana attività delle loro scuole”, spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. “Nella logica dell’alternanza scuola-lavoro (ora PCTO), i progetti si propongono di sviluppare competenze trasversali e orientano gli studenti verso i successivi passi formativi e occupazionali”.

“Colmare il divario tra percorsi formativi e mercato del lavoro”, afferma Alessandra Santacroce, Presidente di Fondazione IBM Italia, “è una delle più grandi necessità del nostro Paese. Lo sviluppo delle tecnologie non può e non deve restare escluso dalle aule di scuola, per tutti gli indirizzi. E questo è responsabilità di noi tutti: scuola in primis, ma anche istituzioni e aziende, che possono fornire competenza, esperienza e buone pratiche”.

Il robot

Il robot IBM TJBot

L’IBM TJBot sfrutta le tecnologie public cloud di IBM, che attraverso il sistema IBM Watson mette a disposizione diversi strumenti di programmazione del robot, come la visual recognition – un applicativo che permette il rilevamento immediato di contenuti specifici nelle immagini – o lo speech to text – la trascrizione di un discorso attraverso un algoritmo di apprendimento che combina nozioni di grammatica, struttura linguistica e composizione del segnale vocale. Gli studenti, affiancati dai professionisti di IBM, dopo aver montato fisicamente il robot potranno combinare queste funzioni per dare vita alle proprie idee, instaurando un vero e proprio dialogo con esso. L’obiettivo è realizzare un progetto utilizzando le risorse messe loro a disposizione e combinarle con le materie curriculari specifiche dei loro indirizzi di studi.

Anche i prof a scuola di robotica

“Il progetto”, spiega Fabrizio Manca, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale piemontese, “è sicuramente una grande opportunità di crescita per i nostri studenti e di preparazione al futuro che li attende. Ma è anche un forte stimolo per gli insegnanti che, attraverso le potenzialità offerte dalle macchine a intelligenza artificiale, possono sperimentare una nuova didattica e acquisire maggiore conoscenza delle attuali dinamiche del mercato del lavoro e delle sfide innovative che in questo momento stanno affrontando le realtà produttive”.

Per conoscere il robot, anche i professori sono dovuti andare a scuola. Gli insegnanti infatti hanno già affrontato la prima fase del progetto, in cui hanno frequentato un corso di aggiornamento sulla proposta formativa e sulle tecnologie che sarebbero state utilizzate. Le sessioni pratiche con gli studenti invece sono appena cominciate.

“È proprio il contatto con il presente e il mondo che verrà”, conclude Manca, “con i cambiamenti repentini, la complessità e le incertezze che le trasformazioni tecnologiche imprimono, con una velocità mai registratasi in altre epoche storiche, quello di cui necessita il nostro sistema educativo. Un buon esempio di quanto sia fondamentale l’alleanza sinergica tra pubblico e privato per generare modelli virtuosi di sviluppo e crescita del Paese”.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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