Big data analytics in forte crescita, ma per le Pmi il cammino è ancora lungo

Il mercato italiano delle Analytics vale 905 milioni. Crescono soprattutto i servizi collegati all’analisi dei Big Data. Le PMI spendono ancora poco per quella che va considerata a tutti gli effetti una priorità d’investimento.

Pubblicato il 30 Nov 2016

big_data_analytics

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano il mercato italiano delle Analytics vale 905 milioni di euro, in crescita del 15% rispetto all’anno precedente. Merito dei servizi di Business Intelligence, che rappresentano quasi l’80% della torta e si confermano in crescita (+9% in un anno). Ma a far bene sono anche i servizi di Big Data Analyitcs, che valgono 183 milioni di euro e sono in crescita del 44%.

Anche in questo ambito il “divide” tra grandi e piccole aziende resta marcato: la spesa delle Pmi per questi servizi rappresenta infatti appena il 13% del totale.

Il settore più interessato nel mercato degli Analytics tra le grandi imprese è quello bancario (29%), seguito da manifatturiero (22%), telecomunicazioni e media (14%), Pubblica Amministrazione e sanità (8%), altri servizi (8%), GDO (7%), utility (6%) e assicurazioni (6%).

Solo il 34% delle PMI ha dedicato parte del Budget ICT 2016 a queste soluzioni. La propensione di spesa aumenta al crescere delle dimensioni, con le medie imprese che investono di più delle piccole (39% contro 33%). Analizzando la presenza delle Pmi settore per settore, emerge un quadro simile a quello delle grandi imprese: circa una su due appartiene a banche e assicurazioni (55%) e GDO (47%), ma seguono più distaccati Pubblica Amministrazione e sanità (39%), manifatturiero (34%), telecomunicazioni e media (28%), utilities (24%) e, per ultimo, i servizi (23%).

Una priorità non più rinviabile

Ci sono anche altri numeri interessanti che emergono nell’Osservatorio: il 39% dei CIO italiani vede la Business Intelligence, i Big Data e gli Analytics come priorità di investimento principale nel 2017 per l’innovazione digitale. Un’impresa su tre ha già inserito nel proprio organico uno o più data scientist, la cui presenza nelle aziende più all’avanguardia è cresciuta del 57% nell’ultimo anno. Tuttavia, il processo di trasformazione delle tradizionali imprese italiane in “big data enterprise” è ancora lungo: soltanto l’8% ha raggiunto un buon livello di maturazione, mentre il 26% ha appena iniziato il percorso e il 66% si trova in una situazione intermedia.

“La crescita del mercato Analytics, che vale oggi 905 milioni di euro, conferma come la capacità di diventare una ‘data driven company’ non sia più un’opzione per le imprese, ma una necessità per rispondere ai repentini cambiamenti del mercato”, commenta Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence. “Governare i Big Data è ormai una priorità non solo per ottimizzare i processi, ma anche per sviluppare nuovi prodotti e servizi, per cogliere le opportunità derivanti dalla monetizzazione dei dati. In questo senso, dotarsi di nuove competenze di data science e di strutture organizzative innovative rappresenta una sfida non più prorogabile”.

Valuta la qualità di questo articolo

Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5