Un nuovo credito d’imposta triennale che sostituisca super e iper ammortamento, ma anche modifiche all’incentivo per la formazione 4.0 e ampliamento del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo: in occasione della prima riunione del Tavolo Transizione 4.0 il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha ufficialmente presentato alle imprese la proposta di modifica del piano Industria 4.0 – Impresa 4.0. Una soluzione che è alternativa al rinnovo “tal quale” del piano per un anno così come attualmente previsto del disegno di legge di bilancio.
All’incontro di mercoledì pomeriggio era presente, oltre ai tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico, anche Pier Paolo Baretta del Ministero dell’Economia e delle Finanze: un segnale quindi di un dialogo condiviso tra quelle che, finora, erano parse due fazioni con distinti orientamenti. Per le imprese erano presenti, tra gli altri, esponenti di Confindustria, Confindustria Digitale, Ucimu – Sistemi Per Produrre, Anima, Federazione ANIE, CNA, Confartigianato, Confesercenti, Ance, Assilea, Coldiretti, Confagricoltura, Federmanager, Confapi, Lega delle Cooperative, SIT – Servizi Innovativi Tecnologici.
Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.
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Il nuovo credito d’imposta
Addio a super e iperammortamento e spazio a un nuovo credito d’imposta valido per tre anni. Ecco con quali modalità.
Innanzitutto il credito d’imposta sarebbe utilizzabile in compensazione in 5 anni a partire dal mese di gennaio dell’anno successivo all’acquisizione del bene. Secondo il Ministero questo rappresenterebbe una considerevole velocizzazione rispetto al sistema attuale che è legato alla durata dell’ammortamento dei beni strumentali, mediamente superiore ai 5 anni.
Il superammortamento verrebbe sostituito da un credito d’imposta del 6% per l’acquisto di beni strumentali fino a un massimo di due milioni di euro. La misura è leggermente meno vantaggiosa rispetto al superammortamento attuale che vale il 7,2% dell’investimento e ha un limite di utilizzo di 2,5 milioni.
Il credito d’imposta per l’acquisizione dei beni 4.0 – quello che sostituirebbe l’iperammortamento – avrebbe invece due distinti scaglioni:
- il 40% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro
- il 20% per i beni di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni.
Che cosa cambia rispetto all’iperammortamento attuale? Intanto la riduzione delle fasce, che passano dalle attuali da tre a due, con l’annullamento del beneficio per gli investimenti che superano i 10 milioni di euro (oggi si arriva fino a 20 milioni). E poi le due aliquote sono leggermente inferiori all’attuale valore dell’incentivo: oggi infatti l’iper al 270% vale il 40,8% dell’investimento e passerebbe al 40%, mentre per investimenti tra 2,5 e 10 milioni c’è l’aliquota al 200% che equivale a un vantaggio del 24% sul costo del bene e passerebbe al 20%.
Il credito d’imposta per gli investimenti in beni immateriali (software) sarebbe invece del 15%. Anche in questo caso ci sarebbe un limite – 500 mila euro – per gli investimenti agevolati. Attualmente questi investimenti sono coperti da un maxi ammortamento al 140% che vale il 9,6% del costo di acquisizione. Da una parte quindi si introduce un limite di spesa, dall’altra si aumenta il beneficio. Inoltre la proposta del Ministero prevede di rendere la fruizione di questo incentivo indipendente rispetto all’acquisizione di un bene materiale, che oggi è un prerequisito indispensabile. Un grande vantaggio.
Il credito d’imposta per Ricerca e sviluppo cambia pelle
Modifiche significative anche per il credito d’imposta per Ricerca e sviluppo che si allarga agli “investimenti in innovazione e design“, ma non è l’unica novità: il sistema di calcolo attuale, basato sulla spesa incrementale rispetto alla media di un triennio di partenza, diventa metodo “volumetrico” puro: si applicherà cioè a tutti gli investimenti e non solo a quelli che superano la soglia media del triennio di riferimento. Cambiano di conseguenza, abbassandosi, anche le aliquote. Dall’attuale 25% (che è 50% per alcune spese), il credito d’imposta prevede tre diverse aliquote secondo questo schema
- 12% per le spese in Ricerca e sviluppo fino a un massimo di 3 milioni di euro
- 6% per le spese in innovazione fino a un massimo di 1,5 milioni di euro
- 6% per gli investimenti in design fino a un massimo di 1,5 milioni di euro
Per valorizzare le competenze si darebbe un maggior peso alle spese sostenute per il personale rispetto a quelle per i macchinari.
Il credito potrà essere compensato in 3 anni.
Il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo cambia e si allarga a innovazione e design
Il credito d’imposta per la Formazione 4.0
Anche il credito d’imposta per la Formazione 4.0, per la quale viene stimato un utilizzo molto basso (20 milioni di euro) rispetto allo stanziamento (250 milioni) riceverebbe un leggero restyling per andare incontro alle richieste delle imprese. In particolare sarebbe eliminata la necessità di concordare il piano di formazione con le forze sindacali a livello aziendale o territoriale.
Il commento di Patuanelli
“L’obiettivo che ci siamo posti è di ampliare il bacino di imprese che possono fruire del pacchetto di incentivi 4.0. Penso per esempio alle aziende agricole o a chi oggi opera in regime forfettario”, spiega Patuanelli. Con i nuovi strumenti – spiega il Ministro – la platea dei potenziali beneficiari potrebbe crescere del 40%. “Il confronto con le associazioni di categoria è stato molto costruttivo. La discussione non è chiusa, il confronto con le imprese è aperto, ma questo è l’orientamento del Ministero”, prosegue il ministro. “Ci sono state alcune perplessità da parte delle associazioni, ma non tanto nel merito delle misure quanto sul fatto di cambiare delle misure alle quali le imprese si erano abituate. Un punto di vista comprensibile, che richiederà un importante lavoro di informazione”.
Positive le reazioni dell’industria
In attesa di leggere la proposta nero su bianco e di capire se ci sono le risorse necessarie, le prime reazioni delle imprese sono state sostanzialmente positive.
Secondo Andrea Bianchi di Confindustria “Il Ministero ha fatto passi in avanti nella proposta di modifica degli incentivi (la prima proposta del Ministero prevedeva un’aliquota al 20% in sostituzione dell’iper ammortamento, in pratica dimezzando la misura, ndr), portandola allo stesso livello dell’attuale sistema di incentivi. Certo, cambia lo strumento e ora bisogna capire vantaggi e svantaggi del credito d’imposta rispetto a super e iperammortamento che erano strumenti rodati. Per dare una valutazione complessiva occorre però attendere la norma vera e propria dove si capiranno nel dettaglio i meccanismi dei nuovi crediti d’imposta”. Bianchi poi si dice soddisfatto dello “scorporo” dell’incentivo sui beni immateriali da quello sui beni materiali e “interessato a capire meglio il perimetro” dei nuovi crediti d’imposta per innovazione e design. “Eravamo quelli con la posizione più scettica. Complessivamente invece questo nuovo pacchetto è interessante, anche se non vorremmo che si perdesse la focalizzazione sulle tecnologie per la digitalizzazione dell’industria”. C’è poi il nodo delle risorse per coprire la triennalità del piano e le misure aggiuntive. “Su questo punto ci è stato risposto che al momento le coperture sono per un anno, ma che c’è la volontà politica di trovare le risorse per arrivare alla copertura triennale”.
Critica la posizione del direttore di Ucimu – Sistemi per Produrre Alfredo Mariotti: “Quello di cui c’è bisogno in questo momento è che le aziende abbiano delle certezze che oggi non abbiamo avuto perché non si è sciolto il nodo delle risorse”, dice. “Il rinnovo annuale previsto nel disegno di legge di bilancio era la soluzione migliore per avere il tempo di studiare meglio il nuovo sistema l’anno prossimo”. Mariotti poi aggiunge: “Certo, rispetto a quello che avevamo visto nelle scorse settimane si è fatto un passo in avanti. Ma il dubbio resta: le aziende stanno iniziando a digerire ora iper e super ammortamento e questo cambiamento improvviso del sistema rischia di rallentare gli investimenti perché le aziende devono comprendere i nuovi meccanismi, i suoi vantaggi e gli svantaggi”.
Per Andrea Orlando, direttore generale di Anima – Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia ed Affine, il risultato è soddisfacente ed è “frutto di un percorso che abbiamo fatto con il Ministero”. Orlando sottolinea in particolare i vantaggi “del credito di imposta al 40%: una misura triennale e non annuale come abbiamo avuto fino adesso”. Inoltre “il credito di imposta è una modalità che permette di ampliare la misura anche ad aziende che non hanno una capienza fiscale. Elementi molto positivi per le imprese che rappresentiamo”. L’unico dubbio è “se il 40% indicato è reale, ma in generale si tratta di una buona proposta. A meno di criticità, il prossimo passo ora è l’approvazione della Legge di bilancio entro il 23 dicembre”, aggiunge.
Per Paolo Manfredi (Confartigianato) “l’impressione è positiva perché il passaggio al credito d’imposta potrebbe allargare la platea di fruitori potenziali. Anche l’estensione al triennio sarebbe importante, qualora se ne trovassero le risorse, per dare certezze alle imprese. Trovo molto importante per un paese come l’Italia aver allargato il credito d’imposta per la Ricerca e Sviluppo anche all’innovazione e soprattutto al design. Mi sarebbe piaciuto invece sentire qualcosa sull’infrastruttura di supporto alle imprese, come PID e Digital Innovation Hub, che avrebbero una funzione nodale per garantire l’allargamento della platea di potenziali fruitori degli incentivi”.
Apprezzamento per l’iniziativa del Ministero da parte di Cia Agricoltori, Confagricoltura e Copagri che plaudono all’intenzione di estendere la platea dei beneficiari del super e iper ammortamento alle imprese che godono di un regime fiscale forfettario. “Questa apertura sembrerebbe includere tutte le imprese agricole e accoglierebbe di fatto quanto abbiamo richiesto apertamente da tempo e ribadito di recente in sede di audizione in Senato sulla legge di bilancio. Attendiamo di avere quanto prima la definizione dei contorni sull’effettiva applicabilità delle misure di ‘Industria 4.0’ in particolare in relazione alla fruizione del credito di imposta equivalente a tutte le imprese agricole”.
Negativa invece la reazione di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl: “Quello che andrebbe fatto è riprendere ciò che ha funzionato del vecchio piano Industria 4.0, come l’iperammortamento che ha generato 10 miliardi di investimenti. Ragionare su altre soluzioni non aiuta: occorre pensare alle piccole imprese al Sud, e non lo si fa modificando il piano ma integrandolo con strumenti più efficaci che garantiscano la possibilità di accesso agli incentivi credito anche alle piccolissime imprese”. Severo il giudizio anche sulle modifiche al credito d’imposta per la formazione 4.0: “Sulla formazione c’è bisogno di un salto di qualità, mentre questa tentazione di cancellare il vincolo dell’accordo sindacale denota un problema di visione: è estremamente importante coinvolgere le parti sociali quando si programma la formazione. E poi c’è un problema di efficacia dei piani formativi: quelli che sono condivisi, programmati e discussi con i rappresentanti dei lavoratori funzionano meglio.