Per un’industria, e un mondo, più smart, più efficienti e moderni, con meno inquinamento e meno sprechi di risorse, servono innanzitutto 4 fattori essenziali: investimenti e risorse finanziarie; attività di ricerca e sviluppo; una formazione al passo con i tempi e con le nuove tecnologie. E, quarto elemento ma non ultimo per importanza, anzi, alla base di tutto il sistema, una svolta e un’apertura ‘culturale’ delle persone, proprio nei confronti del cambiamento e del nuovo che avanza. Per cambiare, sembra evidente ma non lo è, bisogna essere innanzitutto disposti a farlo.
Del resto, come rimarca una celebre frase (attribuita, forse erroneamente, all’antropologo inglese Charles Darwin), “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”.
L’ennesima conferma di questa teoria è arrivata non da biologi o naturalisti, ma dai manager, docenti, politici e innovatori che nei giorni scorsi si sono ritrovati e confrontati al World Manufacturing Forum 2019 di Cernobbio, questa volta incentrato sull’aspetto ‘umano’ della trasformazione digitale (mentre il prossimo appuntamento con il WMF, in programma l’11 e 12 giugno 2020, sarà focalizzato sull’intelligenza artificiale).
“I primi due passi da compiere verso un’industria e un mondo più evoluti ed efficienti sono innanzitutto investimenti e ricerca Hi-tech”, ha spiegato a Innovation Post Jeroen Heijs, direttore del Dipartimento di Politica industriale presso il Ministero dell’Economia olandese.
Che spiega: “In un Paese come l’Olanda, l’Industria è l’origine di circa il 30% delle emissioni inquinanti totali. Per questo, abbiamo programmi molto ambiziosi nel settore del cambiamento climatico collegato all’Industria: nel Paese ci sono, in particolare, 12 grandi gruppi industriali ad alto impatto ambientale, ad esempio nel settore chimico e petrolifero, e abbiamo avviato un programma speciale per affrontare la questione ambientale con questi Big del nostro sistema industriale”.
Heijs fa notare che green economy, economia circolare e rivoluzione dell’Industria 4.0 “hanno un legame strettissimo tra loro, perché la Digital transformation fornisce gli strumenti per ridurre gli sprechi e l’impatto inquinante della produzione”.
Per fare tutto ciò “servono ovviamente investimenti, ma anche politiche adeguate di Ricerca e sviluppo, per realizzare nuovi strumenti e soluzioni che permettano di raggiungere concretamente gli obiettivi”. E poi il tassello fondamentale delle risorse umane: “il cambiamento in corso va accompagnato e seguito da grandi programmi per la formazione e lo sviluppo di nuove skill”.
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Vincere la tecnofobia con la conoscenza
Secondo Esther Lynch, vice segretario generale della Federazione dei sindacati europei, i lavoratori temono la crescente automazione delle aziende innanzitutto in 2 casi: “se non sono, e non sono stati, preparati al cambiamento; e quindi lo conoscono poco, hanno paure preconcette e lo vedono come una minaccia. Per questo è importante un lavoro, anche nelle aziende, di conoscenza e consapevolezza nei confronti dell’innovazione, e delle sue reali prospettive”.
E il secondo caso principale di ‘tecno-fobia’ da parte dei lavoratori si ha “se non hanno più il controllo dei robot e delle macchine”, perché “l’uomo vuole, deve e dovrà invece sempre mantenere il controllo finale sulle macchine. La possibilità di controllarle, gestirle, anche disattivarle e spegnerle”.
La sindacalista inglese indica poi 3 azioni concrete che l’Unione europea dovrebbe realizzare in questo ambito, e velocemente. La prima: favorire, con misure e strumenti ad hoc, la crescita e l’aggiornamento professionale dei lavoratori. La seconda: “riconoscere come valore aziendale non solo gli asset tecnologici e finanziari, ma anche quelli che riguardano le risorse umane formate in maniera adeguata, e che rappresentano un valore e un vantaggio competitivo per l’azienda”. Terzo: sviluppare una maggiore collaborazione tra istituzioni, mondo della formazione e quello delle imprese, per favorire e portare avanti i processi necessari.
La ‘contaminazione’ necessaria
Una ‘contaminazione’, tra ambiti diversi, ma complementari, indispensabile per una crescita proficua e non ‘disruptive’. “L’innovazione si crea con l’intersezione di diverse risorse e forze in grado di portare nuove idee, soluzioni concrete e cambiamento”, come rileva James Heppelmann, presidente e amministratore delegato di PTC.
Che osserva: “un caso concreto, ad esempio, è l’innovazione portata e resa possibile dal fatto di unire, collegare tra loro, le macchine della produzione con il Cloud, i suoi dati e la sua capacità di elaborazione”. Mentre “anche la Realtà aumentata è l’intersezione tra ‘fattore umano’ e Cloud”, e “digitalizza le competenze, ciò che alcune persone sanno, per metterle a disposizione di altri. L’Augmented reality porta le potenzialità del Digitale direttamente e concretamente al servizio dell’uomo, delle persone”.
E lo fa anche con il contributo fondamentale dell’intelligenza artificiale, altro grande fattore di innovazione, e di tecno-fobia, che sarà al centro proprio del prossimo World Manufacturing Forum a giugno 2020.