Le nuove tecnologie creano nuovi ruoli e specializzazioni in azienda. Attività e professioni che fino a qualche tempo fa ancora non esistevano, o avevano un peso marginale, con lo sviluppo della Digital transformation e della manifattura Smart hanno oggi, e avranno sempre di più in futuro, un’importanza essenziale e strategica.
Per affrontare le sfide del mondo del lavoro e dell’Industria 4.0 le imprese devono attrezzarsi velocemente, Università e centri di formazione devono di pari passo aggiornare i propri contenuti e programmi, giovani e meno giovani devono tenere conto delle tendenze in atto.
La recente edizione del World Manufacturing Forum 2019, che si è svolta nei giorni scorsi a Cernobbio, sul lago di Como, è stata focalizzata proprio su questi temi. E il Report presentato in quell’occasione, dal titolo ‘Skills for the future of Manufacturing’, realizzato dalla World Manufacturing Foundation, la Fondazione che organizza l’evento, indica e rimarca in particolare 6 ruoli e figure professionali emergenti. Quelle che contribuiranno allo sviluppo Hi-tech e della Smart manufacturing da qui ai prossimi anni, in un elenco che non vuole essere esaustivo, ma illustrare le principali tendenze.
Eccole, queste nuove competenze e professioni specializzate, una per una, con caratteristiche e prospettive: Digital Ethics Officer, Ingegnere 4.0, Big Data Scientist, Esperto di Robot collaborativi, Manager della Convergenza tra IT e OT e Digital Mentor.
Indice degli argomenti
Etica e regole, il Digital ethics officer
L’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale ha anche profonde implicazioni etiche, che stanno alla base di varie attività come ad esempio l’uso corretto dei dati, il rispetto di leggi e regole, la consapevolezza di come le tecnologie utilizzate abbiano un impatto e conseguenze sulla società.
In questo scenario, il Digital ethics officer sovrintende a sviluppo, attuazione e monitoraggio dell’etica, nell’uso e nell’applicazione di nuove tecnologie e AI. Guida lo sviluppo di sistemi e quadri di riferimento per l’uso responsabile di strumenti Hi-tech e dati in tutta l’organizzazione; analizza il contesto interno ed esterno per comprendere i possibili rischi e ripercussioni delle varie attività di Business; garantisce la conformità con il codice etico digitale dell’azienda attraverso verifiche periodiche, nonché valuta tempestivamente e cerca una soluzione a inefficienze e reclami.
Inoltre, questo esperto dell’etica digitale collabora con gli stakeholder per costruire una cornice etica per l’uso di tecnologie emergenti, in mancanza di standard, leggi e regole ad hoc, e ha in pratica il ruolo di leader in quel settore.
Anche l’ingegnere diventa 4.0
Le risorse digitali hanno grandi potenzialità per rendere più efficienti e snelli i processi produttivi. Analisi dei dati sofisticate, ad esempio, possono fornire informazioni non disponibili in precedenza, per capire meglio e rispondere alle esigenze dei clienti, o migliorare l’efficienza dei processi.
L’ingegnere 4.0 è in grado di identificare come l’integrazione delle tecnologie digitali possa creare valore e migliorare l’efficienza operativa della fabbrica e dell’azienda nel suo complesso. Identifica errori e sprechi nelle attività e nelle fasi di produzione, sia fisiche sia digitali. Con l’introduzione di nuovi strumenti e innovazioni organizzative, ri-disegna e ri-progetta i processi aziendali per migliorarli. Previene ed evita sprechi di risorse digitali nel corso del percorso di digitalizzazione. Aiuta, a tutti i livelli organizzativi, lo sviluppo dell’Industria 4.0 e delle Lean technology per l’efficienza dei processi.
Tra le sue molteplici competenze, c’è poi anche quella di fare adeguate simulazioni di sistemi di produzione e procedimenti collegati, per cercare sempre di ottimizzare ogni fase e attività aziendale.
L’Industrial Big data scientist
Creare valore dai dati e dai processi produttivi è al tempo stesso una sfida e un’opportunità. E la quantità di dati generati da un’ampia gamma di fonti all’interno e all’esterno dell’azienda è in aumento a una velocità senza precedenti. Da tutto ciò deriva la necessità di un approccio strutturato per raccogliere, analizzare, memorizzare e condividere i dati, per cui l’Industrial Big data scientist è un figura centrale per sfruttarne il valore dei dati per l’azienda, e per generare anche intuizioni che possono portare a nuovi modelli di Business.
È un super-tecnico che collabora con le funzioni della produzione e di altri ambiti aziendali per vedere come i dati possono essere sfruttati per sostenere il processo decisionale. Progetta e crea nuovi modelli operativi per analizzare e maneggiare i dati, e per risolvere problemi complessi.
Il Big data scientist realizza anche test per verificare la qualità dei dati aziendali, e che siano corretti e completi. Utilizza vari strumenti per comunicare i risultati di queste analisi ai diversi soggetti interessati. Tra le sue competenze, deve avere una conoscenza approfondita delle tecniche di gestione dei dati, Machine learnig e analisi predittiva.
L’esperto di robot collaborativi
Già oggi, innanzitutto nelle aziende più innovative, i robot industriali stanno rivoluzionando processi e risultati produttivi, come effetto di maggiori livelli di efficienza. Nei prossimi anni, gli specialisti del settore si attendono una crescita e diffusione importante dei cobot (robot collaborativi), in grado di interagire con e di supportare il personale aziendale in diverse mansioni e attività.
Gli esperti assicurano che l’interazione tra umani e cobot sarà sempre più fluida, efficace ed efficiente. E l’esperto di questi cobot dovrà proprio garantire la migliore interazione tra esseri umani, robot e cobot, massimizzando i risultati in vari tipi di processi.
È uno specialista che osserva questi processi di lavoro per identificare continuamente opportunità dove i cobot possano migliorarli e migliorarne i risultati finali. Gestisce, installa, configura, fa manutenzione ai cobot integrati con i vari sistemi di fabbrica. Fornisce formazione e supporto tecnico ai lavoratori per operare in maniera ottimale con i cobot.
E per fare tutto ciò deve avere competenze e capacità di utilizzo dell’intelligenza artificiale, una mentalità imprenditoriale e orientata all’utente finale, con in più l’abilità di anticiparne le esigenze.
Il manager della convergenza tra IT e OT
Le possibili sinergie per rendere più efficiente il sistema aziendale e ridurre i costi operativi sono solo alcuni dei fattori che guidano la convergenza degli strumenti operativi (OT) con i sistemi informatici (IT). Lo specialista di questa ‘convergenza Hi-tech’ facilita le interazioni tra mondo dei sistemi informatici e ambienti di produzione, anche per consentire decisioni in tempo reale.
È una figura specializzata che sviluppa le infrastrutture tecnologiche necessarie, ad esempio, per ottimizzare i flussi di dati. Definisce e verifica le linee guida per garantire l’integrità dei dati e delle attività connesse; coordina le azioni e fornisce assistenza tecnica ai team IT e OT. Deve avere, tra le altre caratteristiche, la capacità di progettare e costruire un’architettura tecnologica orientata all’Industria 4.0 e basata sui dati (Data driven). Con la competenza di applicare le norme e gli standard operativi, monitorando la loro evoluzione.
Crescere con il Digital mentor
I luoghi di lavoro sono continuamente trasformati dalle nuove tecnologie che cambiano il tipo e il modo di svolgere compiti e funzioni aziendali. Per questo motivo, un certo know-how informatico è diventato indispensabile. Così, il Digital mentor (o mentore digitale) aiuta il personale di tutta l’azienda a lavorare in maniera agevole e adeguata con le nuove tecnologie. Con un’attenzione particolare per aumentare la conoscenza e la confidenza con gli strumenti digitali da parte dei lavoratori delle generazioni precedenti, che possono avere più difficoltà a imparare come utilizzare i nuovi strumenti digitali.
Tra le sue funzioni, svolge regolarmente corsi di formazione sull’uso delle tecnologie essenziali, hardware e software; fornisce Training specifico sull’uso di realtà virtuale, realtà aumentata, e altri dispositivi indossabili; ‘educa’ i dipendenti sull’importanza di un’adeguata gestione dei dati e su tutto ciò che ha a che fare con la Privacy. E fa tutto ciò con una mentalità ‘interculturale’ e con un’apertura alla diversità di risorse umane, tecnologiche e creative.
È quindi sempre più necessario investire in formazione del capitale umano in chiave 4.0, con competenze che servono alle imprese e che oggi sono spesso introvabili. Per affrontare le sfide dell’innovazione e dell’automazione, allora, è fondamentale ripensare i modelli formativi, coniugando istruzione, formazione e imprese, tra pubblico e privato.