Secondo un’indagine presentata l’8 novembre a Milano da The Innovation Group solo il 45% delle aziende italiane ha già sviluppato progetti che includono una componente tecnologica legata al mondo dell’Internet of Things o ha in mente di farlo nei prossimi 12 mesi. Il restante 55% del campione ha dichiarato di non essere interessato (29%) o di avere solo intrapreso un percorso di valutazione (26%).
Il campione oggetto dell’indagine è composto da 337 aziende italiane e multinazionali con sede in Italia, di tutte le dimensioni (45% di medie, 34% di grandi e 21% di piccole imprese), operanti prevalentemente nel settore industriale (54%) oppure nei servizi (25%) e collocate in gran parte nel Nord Italia (78%) o nel Centro (16%).
Obiettivo dello studio era quello di misurare la consapevolezza e la comprensione da parte delle aziende italiane del paradigma dell’IoT.
Tra gli ostacoli principali citati dalle aziende campione, i tre più rilevanti sono la frammentazione dell’offerta tecnologica, la mancanza di competenze interne e la mancanza di standard di interoperabilità. Tra le aziende che hanno rinunciato a sviluppare progetti, particolarmente forte è il peso della componente “mancanza di competenze”, segnalata da due intervistati su tre. Questo stesso tema, invece, è avvertito come un problema solo dal 41% delle aziende che hanno già intrapreso un percorso di investimenti. Queste ultime aziende, inoltre, alla domanda “Qual è stato/ prevedete sarà l’impatto del progetto sulla struttura organizzativa della vostra azienda?” hanno risposto, nel 49% dei casi, proprio “Acquisizione di nuove competenze”.
Altro dato interessante che emerge dall’indagine è che, nelle aziende che hanno già effettuato investimenti, nel 44% dei casi è il CEO il soggetto che ha spinto per l’adozione del progetto, seguito dal CIO (18%) e solo al terzo posto dal CTO (10%).