Centro Studi Confindustria: l’Italia nel limbo della stagnazione

A luglio l’indice destagionalizzato della produzione industriale faccia segnare un calo dello 0,6%, dopo il +0,3% messo a segno a giugno. Calano in entrambi i mesi gli ordinativi. A determinare i poco esaltanti risultati un mix tra domanda interna debole e crisi del commercio internazionale. Nel 2019 “difficilmente si potrà andare oltre una crescita dello 0,1% sul 2018.

Pubblicato il 30 Lug 2019

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Dopo la stagnazione stimata nel secondo trimestre la dinamica debole dell’industria frenerà il PIL italiano anche nei mesi estivi e, di conseguenza, nel 2019 “difficilmente si potrà andare oltre una crescita dello 0,1% sul 2018”. Queste le conclusioni del Centro Studi Confindustria contenute nell’Indagine rapida sulla produzione industriale di giugno e luglio.

I numeri

Il bimestre giugno-luglio fa registrare risultati altalenanti: il Centro Studi Confindustria stima che a luglio l’indice destagionalizzato della produzione industriale faccia segnare un calo dello 0,6%, dopo il +0,3% messo a segno a giugno.

Il dato di giugno consente di chiudere i conti del secondo trimestre: complessivamente nel periodo aprile-giugno l’attività è diminuita dello 0,6% sul primo trimestre, mentre nel terzo trimestre “l’acquisito è di -0,1%”.

Dato negativo anche per gli ordini (in volume), che registrano diminuzioni congiunturali sia in luglio (-0,3% su giugno, -0,9% sui dodici mesi) che in giugno (-0,4% su maggio, -1,6% annuo).

L’analisi: domanda interna al palo

È un mix tra domanda interna debole e crisi del commercio internazionale a determinare i poco esaltanti risultati. “La domanda interna non mostra segnali di rilancio, specie nella componente investimenti, mentre quella estera risente di un contesto internazionale in rallentamento, soprattutto in Europa”.

Per l’estero preoccupa l’andamento dell’economia tedesca, atteso in ulteriore indebolimento nei mesi estivi. L’indice di fiducia delle imprese in Germania (IFO) è diminuito per il quarto mese di fila a luglio, scendendo al minimo da sette anni; anche il PMI manifatturiero tedesco è andato peggiorando, avendo toccato il livello più basso dal 2012.

Una eventuale recessione nell’industria tedesca “avrebbe ricadute negative sul manifatturiero italiano per la stretta relazione tra i sistemi produttivi dei due paesi, specie nel comparto automotive che è ancora oggi il più penalizzato”, si legge nella nota del CSC.

Il futuro

Le prospettive per la produzione industriale italiana non sono purtroppo migliori dei dati acquisiti.

Gli ordini sono in diminuzione e la fiducia rilevata dall’Istat tra le imprese manifatturiere è scesa nuovamente in giugno e luglio, proseguendo lungo un trend negativo in atto dalla fine del 2017. Ha pesato il peggioramento dei giudizi degli imprenditori sull’andamento corrente di produzione e ordini, mentre – nell’ultimo mese – sono tornate a diminuire le scorte. Le attese sono rimaste sostanzialmente invariate e non lasciano intravedere un cambio di rotta nel breve periodo.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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