Il Cloud è una delle colonne portanti del processo di digitalizzazione che, con il nome di Industria 4.0, il mondo manifatturiero italiano si appresta ad affrontare. Questo termine, ormai entrato nel linguaggio corrente, viene comunemente associato al concetto di “storage condiviso”. Ma nel mondo professionale, e ancor più in quello industriale, questa parola assume una valenza diversa: un significato che oltrepassa il pur importante aspetto dell’accesso a “risorse” fisiche remote per declinarsi in accezioni molto più legate all’idea di “servizio”. Per approfondire questi temi abbiamo incontrato, a margine del Connected Manufacturing Forum di Milano, Alessandro Evangelisti, Finance & Supply Chain Cloud Evangelist di Oracle per l’Europa meridionale. Gli abbiamo chiesto, per iniziare, che cosa significa usare il Cloud nel contesto industriale. “Il Cloud è innanzitutto un sistema che consente alle aziende di fruire di una serie di servizi informativi ad alto tasso di innovazione. Stiamo parlando di servizi per la cui esecuzione sono richieste risorse – capacità computazionali, dotazioni hardware e software – alle quali difficilmente le imprese potrebbero avere accesso autonomamente”, spiega Evangelisti. “Utilizzare servizi in Cloud, quindi, è un modo per liberarsi dalla preoccupazione di investire in hardware e software restando però al passo con i tempi. La competenza Oracle, che accompagna le imprese nel loro percorso di digitalizzazione sin quando esiste il dato digitale, è la garanzia del fatto che il ‘set’ di hardware, software e servizi orientati alla gestione del dato, che mettiamo a disposizione delle aziende con la nostra offerta Cloud, siano adeguati allo scopo per il quale le imprese vogliono utilizzarli”.
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Dominare e gestire i big data
Il Cloud è un modo semplice ed economico di raccogliere in un unico repository l’enorme quantità di dati generati durante il processo produttivo e di procedere, tramite soluzioni residenti su cloud stesso, a un’elaborazione che trasformi questi dati in informazioni a supporto dei processi decisionali. “Oggi il Cloud permette alle aziende di ottimizzare la propria Supply Chain in tutte le sue fasi: dall’ideazione e design del prodotto all’approvvigionamento dei materiali, dal processo manifatturiero alla fase di shipment e delivery fino alla gestione dei magazzini. Grazie all’accesso a una piattaforma unica, che non richiede investimenti in conto capitale, è possibile procedere all’ottimizzazione di questi processi con grande semplicità e senza gli sforzi di integrazione che erano finora necessario per far parlare tra loro sistemi eterogenei: i dati infatti sono già residenti in un unico ambiente, che ne gestisce la comunicazione alle diverse funzioni in maniera sincrona, senza necessità di gestire complesse transizioni”.
Ma in quali fasi si avrà l’impatto più veloce e con il miglior ritorno dell’investimento? “Il vantaggio del cloud è che per sua stessa natura è di fatto un enorme repository di informazioni al quale connettere applicazioni, servizi e software in maniera veloce e semplice, in base alle specifiche esigenze. Da dove incominciare dipende naturalmente dalla maturità dell’azienda e dal mercato in cui opera. Per esempio per le aziende che hanno già attivato strategie di e-commerce può aver senso iniziare dalla fase di delivery, dove la digitalizzazione può consentire di implementare delle strategie univoche che tengano conto di tutti i canali di distribuzione. Laddove il mercato sia maggiormente competitivo, invece, può valere la pena iniziare dalla digitalizzazione del design di prodotto e integrarla con il marketing per ridurre il time-to-market”.
La parola ‘connettere’ ben rende l’aspetto di networking abilitato dal Cloud: con questo approccio è infatti possibile estendere la raccolta dei dati (e l’accesso) anche a monte e valle della supply chain. “Se si decide di offrire l’accesso alla piattaforma a un fornitore, si portano all’interno della piattaforma tutti i dati relativi al suo prodotto, andando ad arricchire il patrimonio informativo. Stessa cosa si può fare mettendo in cloud i dati di utilizzo del prodotto da parte del cliente: un metodo che consente, per esempio, di offrire servizi per l’ottimizzazione degli asset e la manutenzione predittiva”.
Le potenzialità applicative sono enormi e solo la fantasia può limitarle. “I nostri servizi sono altamente innovativi e integrano le innovazioni informatiche più avanzate: nella nostra offerta sono inclusi avanzati strumenti di collaborazione social fruibili su qualsiasi dispositivo (inclusi i wearable), ma anche strumenti analitici in grado di gestire milioni di dati per il machine learning”. E Oracle è anche in grado di mettere a fattor comune i tantissimi dati che risiedono sulle proprie infrastrutture, trasformando le esperienze dei propri clienti in know how di sistema i cui benefici sono estesi a tutti. Anche alle PMI. “Il cloud è una tecnologia in un certo senso ‘democratica’ che, non richiedendo investimenti in conto capitale, non costruisce barriere all’ingresso sul mercato di nuovi attori. Al contrario, offre una flessibilità che rende il costo per il suo utilizzo davvero proporzionale all’impiego: si paga per le unità computazionali che si utilizzano o per utenti registrati, quindi per una PMI i costi sono sicuramente più bassi che per una grande impresa”.
Il responso di Oracle
Di questi temi si parlerà il 14 novembre a Milano nel corso dell’Oracle Cloud Day – Moving Forward, una giornata completamente dedicata a scoprire il Cloud anche attraverso la presentazione di interessanti case studies, tra le quali quelle di Amplifon, Telecom Italia, Moneyfarm, Sirti e Assicurazioni Generali.