Etica e innovazione, serve una strategia nazionale

Approfondimento sul rapporto tra innovazione ed etica: le interviste a Marco Bentivogli, Paolo Benanti e Domenico Appendino

Pubblicato il 29 Mag 2019

Etica innovazione

Il rapporto tra macchina e uomo pone la necessità di riflessioni di natura etica, per comprendere gli impatti dell’innovazione industriale sulla società e il mondo del lavoro e soprattutto per capire quali sono le politiche economiche migliori da attuare per sviluppare una strategia di successo. Il tema è stato al centro di un dibattito nel corso della tavola rotonda inaugurale alla fiera SPS Italia 2019, martedì 28 maggio a Parma.

Sul palco si sono confrontati Marco Bentivogli, Segretario Generale Federazione Italiana Metalmeccanici (FIM – CISL), Paolo Benanti, Docente di Teologia Morale ed Etica delle Tecnologie Pontificia Università Gregoriana, membro Gruppo di esperti Intelligenza Artificiale Ministero dello Sviluppo Economico, Domenico Appendino, Presidente SIRI – Associazione Italiana di Robotica e Automazione e Cesare Azzali, Direttore Generale Unione Parmense degli Industriali.

Innovazione ed etica

Paolo Benanti ha sottolineato che certamente la relazione uomo macchina non è nuova, “ma oggi la macchina non è più un utensile qualcosa che si collega all’uomo tramite un manicum, diventa intelligente, in grado di adattarsi alle circostanze”.

Questa novità fa sì che dobbiamo prendere in considerazione che tipo di risposta può dare la macchina. E ha proposto un paradosso: “Pensiamo di chiedere alla macchina di eliminare dalla Terra il cancro: una risposta possibile di una macchina potrebbe essere ‘eliminiamo l’uomo ed eliminiamo il cancro'”.

La proposta di Benanti è quella di fare in modo che l’etica sia comprensibile alle macchine: “Deve farsi algoritmizzabile per le macchine”. Per fare in modo che il valore etico sia comprensibile dalla macchina “bisogna allargare le competenze”, suggerisce Benanti: “Contaminare le discipline è la sfida di oggi”.

La discussione sul tema è agli albori: “Abbiamo cominciato, stiamo discutendo, ci sono modelli di algoritmi – ha sottolineato Benanti – quello che manca è fare una filiera tra chi pensa e chi mette in strada queste soluzioni compreso anche il decisore politico”.

La mancanza di sostegno pubblico

“La tecnologia di per sé non è oggettiva, porta i valori di chi la progetta, è necessario scatenare un protagonismo umano fondamentale e avere accortezze con cui sviluppare le nuove tecnologie e ibridarle con gli umani in un contesto sociale economico”, ha commentato Bentivogli.

Intervistato sulle differenze tra le politiche estere e quanto accade invece in Italia, il segretario generale della Fim Cisl ha dichiarato: “Il problema è la velocità con cui ci si mette in pari con il resto del mondo. L’Italia, dice l’Ocse, è indietro sulle competenze digitali, c’è un lavoro di recupero del ritardo da fare e bisogna avere una capacità corale”.

In particolare, il sindacalista ha sottolineato l’urgenza di un connubio tra i mondi del privato e del pubblico: “Molte aziende hanno innovato tantissimo e hanno avuto molto poco in questi due anni dalle politiche pubbliche”, ha spiegato, evidenziando che dopo le misure del piano nazionale Industria 4.0. “Attualmente siamo al vuoto di strategia e di impegni di spesa, le imprese rischiano di essere sempre più sole. In tutto il mondo si stanno costruendo piani pubblici di accompagnamento delle imprese”, mentre in Italia dove “sarebbero importanti” perché le PMI costituiscono la parte principale del tessuto industriale nazionale “dalla Legge bilancio 2019 in poi si sta assistendo a uno smantellamento”.

E ha aggiunto: “Il primo segnale dato di fronte all’Assemblea generale di Confindustria dal ministro Di Maio è inutile, non è rispolverando la cabina di regia che si mette in piedi una strategia, ma riflettendo su quella che è la traiettoria di sviluppo del sistema delle imprese e facendo quello che serve. La cabina di regia serve a un dialogo, ma oggi è necessario mettersi a ricostruire le strategie”.

L’uomo al centro

Domenico Appendino ha ricordato che “il robot nasce anche per salvare l’uomo da lavori pesanti, difficili, onerosi, quindi migliorare la sua qualità di vita”. Determinanti, riguardo al dare una coscienza alle macchine e all’impatto di queste sulla società, le politiche: “Unica direzione corretta è quella che si sta affrontando in Europa con la Commissione Europea che sta stabilendo regole etiche di progettazione e utilizzo dei robot”.

La questione in futuro avrà ulteriori risvolti: “Quelli che sono chiamati robot intelligenti sono ancora una realtà molto piccola – sottolinea infatti Appendino, bisognerà vedere come l’intelligenza artificiale cambierà il mondo dei robot stessi, a cominciare da bot e droni”.

“L’importante – ha concluso il presidente di SIRI – è che ci sia un frame nel quale si arrivi a non dimenticare che tutto quello che si fa dev’essere per l’uomo”.

La tavola rotonda

Oltre alle interviste che vi abbiamo proposto sopra, potete rivedere la tavola rotonda integrale qui

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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