Insalata 4.0 con la sensoristica di Endress+Hauser

La strumentazione Endress+Hauser trova applicazione nel processo di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli come ad esempio le insalate in buste o vaschette

Pubblicato il 07 Feb 2019

Fig.2

Negli ultimi anni, nel settore agroalimentare ha avuto molto successo la IV Gamma ovvero un moderno processo di lavorazione. Il termine indica preparazioni di prodotti ortofrutticoli freschi, mondati delle parti non utilizzabili, tagliati, lavati, asciugati, imballati in buste o vaschette di plastica e venduti in banco refrigerato. Endress+Hauser ha pensato all’applicazione della propria strumentazione in questo ambito, in particolare del sensore CCS142D.

La metodologia IV Gamma

La denominazione, indica indirettamente il tipo di trasformazione, in termini di comparsa commerciale rispetto ad altre categorie di prodotti agroalimentari:

  • I gamma: grezzi
  • II gamma: conserve pastorizzate
  • III gamma: surgelati.

Con riferimento ai processi di lavaggio, particolare attenzione viene data alla degerminizzazione di tutti gli elementi patogeni presenti nelle acque. Per effettuare tale operazione si ricorre solitamente a dei sanificanti che vengono aggiunti all’acqua in opportuni dosaggi e che devono comunque rimanere al di sotto dei limiti di legge.

Per garantire questo equilibrio è necessario controllare in continuo la concentrazione di queste sostanze. In commercio ne esistono di diversi tipi, dall’ipoclorito di sodio, al biossido di cloro, acido peracetico e ozono. L’ipoclorito di sodio nello specifico è il disinfettante ad oggi ancora più usato. Le caratteristiche che lo hanno reso nel tempo il più utilizzato sono la facilità nel reperirlo sul mercato e nell’utilizzarlo, il basso impatto ambientale e il costo ridotto confrontato agli altri prodotti di categoria.

La misurazione del cloro con gli strumenti Endress+Hauser

La misura del contenuto di cloro libero può essere effettuata attraverso l’utilizzo della strumentazione Endress+Hauser, sfruttando il metodo amperometrico; si rileva il flusso di corrente fra l’anodo e il catodo del sensore. La densità elettronica è direttamente proporzionale al contenuto di cloro libero attivo presente nella soluzione. Ovviamente affinché vi sia un passaggio di corrente tra anodo e catodo, deve essere presente un elettrolita. In questo senso, il nuovo sensore CCS142D rappresenta un’evoluzione rispetto ai precedenti elettrodi. Questo tipo di sensore infatti ha al suo interno un particolare tipo di elettrolita che impedisce a quest’ultimo di passivarsi. Fatto molto importante perché nei vecchi sensori se non circolava corrente per un determinato lasso di tempo, cioè se non veniva rilevata la presenza di cloro, il sensore impiegava parecchio tempo a riconoscere una successiva immissione di agente sanificante.

La prontezza di riflessi è solo uno dei plus del CCS142D di Endress+Hauser: interamente basato sulla tecnologia Memosens, esso consente una storicizzazione degli eventi all’interno della testa plug in, dove è contenuto un cip elettronico, come le ore di funzionamento a una data temperatura e concentrazione, il numero di tarature effettuate, range di misura e dati operativi. Inoltre consente una manutenzione preventiva e una misura libera da interferenze dovute a umidità e contatti elettrici bagnati, trasferendo dati ed energia secondo la tecnologia induttiva. Alloggiato in una cella a deflusso CCA250, tale sensore viene abbinato ad un elettrodo di pH, grazie al quale è possibile effettuare la compensazione in maniera automatica.

La curva di dissociazione dell’ipoclorito di sodio in acido ipocloroso o ione ipoclorito dipende infatti dal valore di pH (e dalla temperatura). Per un pH inferiore a 5, esisterà solo HOCl, mentre a pH 9,5 sarà presente solo OCl-. L’effetto disinfettante del cloro in acqua si basa sulla percentuale di acido ipocloroso laddove il potere disinfettante degli ioni ipoclorito è molto tenue se non nullo. La cella di misura del cloro rileva solo l’acido ipocloroso e la misura cambia al variare del pH anche se le misure eseguite con il metodo DPD non segnalano variazioni del contenuto di cloro (il metodo comprende il tamponamento dell’acqua a pH 6,3). L’aumento del valore di pH determina, di conseguenza, la diminuzione del valore misurato.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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