Il “motore del duemila” tra auto elettriche e guida autonoma

Dall’auto elettrica alla guida assistita: Volkswagen e Jaguar parlano delle ultime tendenze del mondo dell’automotive, un mercato che in Italia rappresenta il 6% del PIL e che si trova in un momento estremamente delicato.

Pubblicato il 06 Feb 2019

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Automotive: la “democratizzazione” dell’auto elettrica arriverà a breve termine, con l’arrivo sul mercato di modelli a costi (finalmente) accessibili. Per la guida autonoma servirà, invece, ancora diverso tempo. Sono le conclusioni a cui sono arrivati Daniele Maver, Presidente e Amministratore delegato di Jaguar Land Rover Italia, Massimo Nordio, Amministratore delegato di Volkswagen Group Italia, e Alessio Viola, giornalista di Quattroruote, ospiti di Italia 4.0, la trasmissione di Class Cnbc condotta da Andrea Cabrini andata in onda mercoledì 6 febbraio (qui la replica in streaming sul canale online).

Tutti i numeri dell’Automotive in Italia

Un tema quanto mai attuale visto che l’Italia rappresenta un mercato di tutto rispetto, con potenzialità di crescita molto forte. Nel nostro paese infatti, ci sono molte auto, circa 38,5 milioni, ben 637 ogni mille abitanti: un parco auto che ha, però, un’età media avanzata, attorno agli 11 anni, con un 38% di veicoli circolanti ancora Euro 4.

Per quello che riguarda l’alimentazione prevale di poco, il 47%, il motore a benzina, seguito dal diesel, 44%, mentre chi sceglie una motorizzazione alternativa, come l’elettrica, rappresenta circa il 9%.

Al tempo stesso l’Italia mantiene una forte presenza industriale nel comparto dell’Automotive con un fatturato superiore a 100 miliardi euro, che rappresenta l’11,3% del totale di tutto il fatturato della manifattura italiana e il 6% del prodotto interno lordo.

Nel nostro paese ci sono 5.704 imprese attive, tra automotive e componentistica, che impiegano oltre 238 mila addetti dei quali 96 mila indiretti, ovvero il 7% degli occupati nella manifattura. L’industria italiana investe 1,7 miliardi in ricerca e sviluppo (sono invece 53 miliardi quelli investiti in tutta Europa).

Ecotassa e divieti, i costruttori dell’Automotive chiedono chiarezza

Alla luce di questi numeri, quindi, il vero problema per far crescere il comparto, che in questo ultimo anno sembra vivere un momento di stagnazione, è quello di riuscire a convincere gli italiani a cambiare la vecchia auto con un nuovo modello. E qui entrano in gioco molte dinamiche che chiamano in causa le istituzioni, locali e nazionali che, con le loro norme, lasciano i cittadini in un limbo di incertezze.

L’industria automobilistica, quindi, chiede una maggiore chiarezza per evitare che decisioni politiche, anche se nate per un buon motivo, come quello della riduzione delle emissioni, possano penalizzare il mercato.

Benzina e Diesel infatti, sembrano stretti tra incudine e martello. Da un lato, infatti, la nuova “ecotassa” penalizza le auto a benzina; dall’altro, ci sono le chiusure dei centri cittadini, decise a livello locale, che penalizzano, principalmente, i diesel. “Nel corso del 2018 molti comuni – spiega Maver (Jaguar Land Rover) – hanno vietato la circolazione anche agli euro 6 D, ovvero l’ultima generazione di motori, che hanno emissioni bassissime, anche dei NOx, e questo ha spostato il mercato verso i motori a benzina. Questo però ha portato a un innalzamento delle emissioni di CO2, su cui queste auto sono meno efficienti. E qui arriva la tassa sul CO2, che penalizza questi modelli. E avremo una nuova inversione di tendenza, verso i motori diesel”.

La sfida dell’auto elettrica: “Nel 2019 modelli per tutti”

Ma se le auto a benzina e diesel, che ormai sono su livelli molto simili dal punto di vista delle emissioni, si “sfidano per il campionato”, come ha detto Nordio (Volkswagen) con una metafora calcistica, “l’elettrica pura, che va solo a batterie, magari un domani con l’idrogeno, sarà quella che si gioca la champions league”. 

Un punto di vista condiviso anche da Alessio Viola che, dal suo osservatorio, vede l’elettrico come vicino a una sua prima maturità, frenata solamente dalla carenza di infrastrutture. “Ormai ci sono modelli che possono raggiungere i 300 km di autonomia – sottolinea Viola – e adesso la palla passa a tutto quello che sta attorno all’automobile, a partire dalle infrastrutture”.

E se oggi, in Italia, resta ancora forte il segmento delle auto diesel, che sono le più scambiate tra le usate, l’elettrico, grazie anche a un costo ridotto delle batterie, e a una maggiore velocità di ricarica, si sta iniziando a ritagliare una nicchia di mercato interessante.

Il gruppo Volkswagen ha, infatti, messo a punto una piattaforma dedicata ai veicoli elettrici. “Il primo modello di questa famiglia arriverà alla fine di quest’anno. L’obiettivo di lungo termine, è di avere, entro il 2025, un veicolo elettrico per ognuno dei 300 modelli e di venderne il 25% del totale”, ha detto Nordio. Questo tipo di motorizzazione, quindi, potrebbe diventare quello che 15 anni fa era l’ibrido. “Noi pensiamo che si possa arrivare a un 15% del mercato – spiega Viola – e tra quest’anno e il prossimo pensiamo che l’elettrico potrà essere sdoganato”.

Verso l’auto a guida autonoma, ma serve ancora tempo

Più lungo, invece, il percorso che potrà portare a una vera auto a guida autonoma. Anche in questo caso i problemi non sono quelli tecnologici, perché l’industria Automotive sembrerebbe già pronta, ma i vincoli burocratici o legislativi. “In questo momento siamo a un punto morto – spiega Viola – e la speranza di avere l’auto a guida autonoma, senza l’intervento umano, non è ancora realizzabile, principalmente per questioni di tipo burocratico. Anche per chi, come Audi, è già pronto”. La A8, infatti, sarebbe già equipaggiata per una guida totalmente autonoma. “Totalmente autonoma vuole dire che, in teoria, potrei leggere il giornale mentre l’automobile va fino a 60 km/h”, spiega Nordio. 

Il problema, in Italia, resta, infatti, quello di un disallineamento tra le infrastrutture e ciò che la tecnologia può offrire. “Per questo qualche anno fa – prosegue Nordio – chiedevamo la creazione di una cabina di regia che gestisse tutti questi importanti cambiamenti”.

Anche per Jaguar l’auto a guida autonoma arriverà ma con tempi lunghi. “Se noi creassimo un ambiente separato, senza pedoni e senza macchine a guida umana – sottolinea Maver – queste auto potrebbero già funzionare. Il problema è l’integrazione con il mondo vero, con il pedone che attraversa improvvisamente la strada, o con il guidatore normale che può fare qualcosa di non esattamente in linea con le regole del codice. Questa interazione per una macchina a guida autonoma è complicata”.

E la partita delle auto a guida autonoma si giocherà, in parte, anche sullo scacchiere dell’intelligenza artificiale: l’Europa, infatti, sta cercando di trovare una strategia condivisa che ponga delle linee guida (anche etiche) per governare fenomeni complessi, tra cui anche i comportamenti delle automobili a guida autonoma.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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