Nei dati resi noti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni relative all’anno fiscale 2016, di cui vi abbiamo dato conto in questo articolo, c’è un punto sul quale vorremmo soffermarci ed è quello relativo a chi, già in quella dichiarazione dei redditi, ha inteso fruire dell’iperammortamento.
Si tratta delle aziende il cui anno fiscale finiva (per esempio) a marzo 2017 e che quindi hanno potuto applicare l’iperammortamento agli investimenti effettuati nei primi mesi dell’anno, quando la misura era appena entrata in vigore.
Le cifre rese note dal Ministero, che dovrebbero riportare la somma dei codici 50 e 55 dedicati rispettivamente all’iperammoramento al 250% sui beni materiali e al superammortamento al 140% su quelli materiali, lasciano tuttavia fortemente perplessi, come già notavamo nel primo articolo sulla notizia.
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Iperammortamento al 250%
Secondo i dati ufficiali, a fruire della maggiorazione al 250% per gli investimenti in beni materiali strumentali sono stati “oltre 3.600 soggetti, il 15% di quelli che hanno l’esercizio non coincidente con l’anno solare, per un ammontare di 28,3 milioni di euro”.
Maggiorazione al 140% sul software, almeno 6.200 errori!
A richiedere la fruizione della maggiorazione al 140% per gli investimenti in beni immateriali strumentali sarebbero, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre 9.800 soggetti, pari al 41% dei soggetti con esercizio non coincidente con l’anno solare, per un ammontare di 91 milioni di euro.
Ora vale la pena ricordare che per fruire di questa agevolazione, i soggetti dovevano aver effettuato almeno un investimento anche nell’hardware in iperammortamento. Risulta quindi matematicamente impossibile che 9.800 soggetti avessero effettivamente diritto a questa agevolazione, se solo 3.600 soggetti hanno fruito della prima.
A meno che l’errore non sia stato fatto dal Ministero nella presentazione dei dati (la trovate in questo PDF a pagina 16), ci sono quindi almeno 6.200 imprese (ma probabilmente molte di più, considerando chi avrà fruito solo dell’iper al 250%) che hanno sbagliato la dichiarazione, convinte di poter chiedere un incentivo al quale non avevano invece diritto. Un dato, se vogliamo, “mostruoso” che troverebbe parziale spiegazione con la non sufficiente informazione, all’epoca, di uffici fiscali e commercialisti. Un dato comunque che ci auguriamo di trovare ridotto nell’anno successivo, quando le informazioni, tra circolari e articoli di giornali, erano ormai abbondanti e chiare.
Che cosa succederà a chi ha sbagliato?
Se volete sapere che cosa succederà adesso a chi ha sbagliato, vi consiglio la lettura di questo articolo
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