AI e Blockchain, le ragioni (e i torti) di chi critica gli esperti arruolati dal Governo

Perché non è giusto criticare il gruppo di esperti scelto dal Governo per elaborare una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale (e perché nel caso della blockchain le cose stanno diversamente)

Pubblicato il 30 Dic 2018

intelligenza artificiale


La pubblicazione dell’elenco degli esperti che collaboreranno con il Governo all’elaborazione delle linee guida per una strategia nazionale su intelligenza artificiale e blockchain ha suscitato diverse polemiche sui social e sulla stampa.

Alcune critiche riguardano le competenze delle persone che sono state incluse nelle due liste

Ma c’è anche chi critica la scelta di aderire a un progetto targato Cinquestelle da parte di chi non sembrerebbe schierato con quella parte politica.

Anche il quotidiano La Repubblica ieri ha pubblicato un trafiletto polemico a firma Matteo Pucciarelli intitolato “E Di Maio arruola il sindacalista vicino a Calenda”, al quale il segretario della FIM CISL ha poi replicato oggi dalle colonne dello stesso giornale con una lettera intitolata “Sono in quella commissione perché faccio il sindacalista”. Tra l’altro – lo diciamo a beneficio di Alessandro Righi e dei tanti altri che non si sono nemmeno presi la briga di leggere con attenzione le informazioni, Bentivogli è entrato nel panel sull’Intelligenza Artificiale e non in quello sulla Blockchain, dove invece è presente il professor Massimo Chiriatti che proprio con Bentivogli aveva stilato quest’estate il Manifesto Blockchain Italia. Anzi, come avremo modo di spiegare meglio più avanti, è piuttosto sorprendente che nel comitato sull’Intelligenza Artificiale ci sia solo Bentivogli a rappresentare il mondo dei lavoratori.

Sulle pagine di Innovation Post abbiamo seguito fin dagli esordi questa vicenda, pubblicando a settembre i due bandi (qui e qui) e poi in tempo reale la notizia con la quale il Ministero comunicava la scelta degli esperti, di cui abbiamo esplicitato la provenienza. Un’idea ce la siamo fatta e vogliamo condividerla con voi.

Per Blockchain e IA il lavoro da fare è molto diverso

In primo luogo, pur trattandosi di due tecnologie che stanno suscitando notevole interesse e che sono in cima alla lista dei preferiti del nuovo Governo, riteniamo che occorra distinguere il discorso relativo alla blockchain da quello sull’intelligenza artificiale.

In tema di blockchain, infatti, la strada da fare è tanta e bene ha fatto il nostro Paese ad aderire, se pur tardivamente, al partenariato europeo. A breve vedremo verosimilmente pubblicato un decreto nel quale si darà valore legale alle tecnologie DLT (doveva essere nel decreto semplificazione, ma è stato stralciato).

Tuttavia, pur trattandosi di una tecnologia che potrebbe abilitare alcuni importanti cambiamenti, soprattutto nella tracciabilità dei beni ad elevato valore aggiunto, non è, a nostro avviso, un “game changer” e non si tratta di una tecnologia destinata ad avere un impatto sociale di particolare rilevanza, almeno nel breve e medio periodo.

Ci sentiamo quindi di condividere una parte delle critiche. I criteri con i quali sono stati scelti i consulenti sono stati copiati e incollati del bando relativo all’intelligenza artificiale. È così venuta fuori una composizione del panel (qui potete leggere i profili dei membri) in cui, accanto a figure di indubbia competenza, ce ne sono altre il cui ruolo pare meno centrato. Il lavoro di questo gruppo, infatti, sarà decisamente più tecnico-giuridico che altro.

Sull’intelligenza artificiale giusto creare un comitato eterogeneo

Ben diverso il discorso dell’intelligenza artificiale. Pur volendo evitare certi afflati trionfalistici, non ci sono dubbi che la crescente adozione nei campi più disparati di tecnologie che utilizzano metodologie basate sull’intelligenza artificiale pone una serie di interrogativi ai quali occorre dare una risposta. E una risposta ampia e completa che investe campi come l’etica e i diritti dei lavoratori.

Ecco perché il bando per la selezione del panel di esperti richiedeva personalità provenienti da diversi ambiti e segnatamente

  • 10 esponenti del mondo imprenditoriale o delle associazioni di categoria di riferimento che operano nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale
  • 10 esponenti di organismi e centri di ricerca, del mondo accademico o dei think-tank
  • 10 esponenti espressione della società civile, per esempio delle organizzazioni sindacali, del terzo settore o dei consumatori.

L’idea, che ci permettiamo di appoggiare completamente, è quella di coinvolgere tecnologi e sindacalisti, professori e imprenditori, associazioni e consumatori. Ed è quello che è stato fatto. Tra i compiti del comitato, infatti, c’è quello di “lavorare ad analisi e valutazione di impatto socio-economico dello sviluppo e dell’adozione generalizzata di sistemi basati sull’IA, corredata da un’elaborazione degli strumenti di attenuazione delle criticità riscontrate”.

Riportiamo qui la lista dei Trenta: Walter Aglietti (IBM), Giuseppe Attardi (Università di Pisa), Marco Barbina (Leonardo), Paolo Benanti (Pontificia Università Gregoriana), Marco Bentivogli (Fim CISL), Andrea Bianchi (Confindustria), Marco Bressani (Digital Tree), Barbara Caputo (Politecnico di Torino e IIT), Alessandro Cremonesi (STMicroelectronics), Rita Cucchiara (Università di Bologna), Stefano Da Empoli (Istituto per la Competitività), Massimiliano Dona (Unione consumatori), Salvatore Gaglio (Università degli Studi di Palermo), Marina Geymonat (TIM), Emanuela Girardi (Popular Artificial intelligence), Paolo Stefano Giudici (Università di Pavia), Massimo Ippolito (Comau), Lorenzo Luce (BigProfiles), Daniele Luminari (Fastweb), Giorgio Metta (Istituto Italiano di Tecnologia), Michela Milano (Università di Bologna), Francesco Saverio Nucci (Engineering), Giangiacomo Olivi (Dentons), Corrado Panzeri (The European House-Ambrosetti), Marco Pierani (Euroconsumers), Oreste Pollicino (Università Commerciale L. Bocconi), Andrea Renda (Centro di Studi Politici Europei), Andrea Rigoni (Deloitte Risk Advisory), Marco Scialdone (Università La Sapienza), Claudio Telmon (Clusit e Enisa).

Sul sito del Ministero potrete leggere i curriculum di queste figure. Siamo convinti che il loro lavoro, se pur in un tempo limitato (3-4 mesi in tutto), potrà offrire un valido contributo all’elaborazione di una risposta italiana alle sfide poste dall’intelligenza artificiale.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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