In un momento in cui sono in discussione le linee di azione (anche economiche) dell’Unione Europea post-2020 su coesione, innovazione, investimenti e digitale, transizione energetica e altri temi di primaria importanza, le associazioni degli imprenditori italiani e tedeschi, Confindustria e BDI, si sono incontrate in occasione dell’ottava edizione del Business Forum italo-tedesco per rafforzare la collaborazione e stimolare un dibattito sui temi strategici per l’industria.
L’incontro si è concluso con la presentazione di un documento congiunto intitolato “La visione sul futuro dell’Europa: le priorità dell’industria tedesca e italiana” che mette nero su bianco dodici raccomandazioni su temi che, verosimilmente, gli imprenditori vorrebbero al centro della discussione della prossima campagna elettorale per le elezioni europee.
Indice degli argomenti
Un’Europa unita per un’industria competitiva e innovativa
Il primo auspicio è che vengano rafforzati la competitività europea e gli investimenti in ricerca, innovazione, istruzione e infrastrutture materiali e immateriali e consolidata la convergenza economica tra regioni europee: un’Europa competitiva e coesa è la base di qualsiasi altro discorso. Lo ha del resto ribadito il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, secondo il quale solo un’Europa unita ha qualche chance di sedere, tra 20 anni, nel consesso del G7.
Il secondo punto riguarda la necessità di completare il mercato interno e di mettere le basi per una nuova politica industriale “ambiziosa di lungo termine”, per un’industria “competitiva, sostenibile e innovativa”, con un occhio di riguardo per le PMI.
Terza raccomandazione è aumentare in maniera sostanziale il livello di investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione per colmare il gap di innovazione e portare più rapidamente i risultati della conoscenza sul mercato. In particolare il programma Horizon Europe dovrà riconoscere “il ruolo centrale dell’industria con schemi di finanziamento a supporto di tutte le imprese innovative”.
Per sostenere la trasformazione digitale dell’economia europea – raccomandano gli imprenditori – “sarà cruciale rafforzare le azioni di policy avviate in materia di cybersecurity, intelligenza artificiale e infrastrutture digitali, aumentando gli investimenti e utilizzando la rete europea dei Digital Innovation Hubs come punto di accesso alle nuove tecnologie”.
Il capitale umano
Gli imprenditori stanno toccando con mano il problema dello skills shortage, che rischia di avere un impatto negativo sull’innovazione. Per questo, spiegano, “occorrerà assicurare particolare attenzione e sufficienti risorse all’istruzione superiore, alla professionalizzazione dei percorsi formativi compresi quelli terziari, alla riqualificazione e miglioramento delle competenze, in particolare quelle digitali. Andrà incentivata una forte interconnessione tra i sistemi di formazione professionale e il settore privato in quanto condizione necessaria per lo sviluppo di un capitale umano qualificato”.
Un’Europa sostenibile
Un capitolo è dedicato al tema della sostenibilità. “L’Europa sarà chiamata ad adottare politiche rigorose per favorire la riduzione delle emissioni climalteranti, promuovere l’Unione dell’Energia e l’economia circolare”, spiega il documento. “Ridurre le emissioni di CO2 richiederà politiche ambiziose in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che tengano in debita considerazione i rischi di “carbon leakage” e la competitività internazionale delle imprese”.
Per quanto riguarda l’integrazione dei mercati dell’energia, “occorre un maggior coordinamento dei quadri regolatori nazionali, un’implementazione flessibile delle politiche sull’efficienza energetica e politiche efficaci nel campo delle energie rinnovabili. Infine, una compiuta transizione verso l’economia circolare non potrà prescindere da una corretta implementazione da parte degli Stati membri”.
Concorrenza e sugli aiuti di Stato
Serve una modernizzazione della normativa su concorrenza e aiuti di Stato per “garantire condizioni eque tra Stati membri e tra UE e Paesi terzi”. Questo processo si dovrà accompagnare a una revisione generale delle politiche europee, al fine di allocare strategicamente le risorse su programmi specifici e di incoraggiare gli investimenti.
Accesso al credito e fisco
Gli industriali chiedono poi di completare la riforma dell’unione monetaria e completare l’Unione Bancaria e dei capitali. A questo proposito chiedono di migliorare le “condizioni per gli investimenti e l’accesso al credito”, in particolare per le PMI, e facilitare l’accesso diretto delle imprese ai mercati finanziari.
Da modernizzare anche le norme fiscali, sia a livello nazionale che internazionale tenendo conto dell’impatto degli sviluppi tecnologici, come ad esempio la digitalizzazione. Occorre poi “combattere l’evasione fiscale internazionale ed eliminare gli ostacoli fiscali allo sviluppo internazionale delle imprese e le distorsioni economiche derivanti dalla concorrenza fiscale dannosa tra stati”.
Commercio internazionale
Sul tema del commercio internazionale gli industriali chiedono in primo luogo di “rafforzare la dimensione esterna dell’UE”, di promuovere una profonda riforma dell’OMC, l’Organizzazione mondiale del commercio e lo sviluppo e l’applicazione di norme internazionali più incisive volte a contrastare le pratiche anticoncorrenziali.
L’UE – spiegano – dovrà consolidare le relazioni con l’Africa agendo attraverso la diplomazia economica e affrontando le tematiche dell’immigrazione e della sicurezza. Per stimolare la collaborazione tra le imprese europee e africane e permettere quindi al settore privato di contribuire attivamente allo sviluppo del continente africano, sarà necessario creare un clima più favorevole per gli investimenti.
Ultimo punto è la Brexit: la priorità deve essere “evitare un’uscita disordinata del Regno Unito dall’UE, garantendo allo stesso tempo certezza giuridica per le imprese; rispetto alle relazioni future, andrà preservata l’integrità del mercato interno e garantito un nuovo level playing field tra UE e Regno Unito”.