Non sarà il Sud a permettere al governo di raggiungere l’obiettivo di crescita dell’1,5%. La sentenza, o almeno l’avvertimento, arriva dal 45° rapporto Svimez “L’economia e la società nel Mezzogiorno” che quest’anno, come ha spiegato il direttore Luca Bianchi, cerca di cogliere anche le interrelazioni fra dinamiche economiche e sociali. Dopo che negli ultimi anni durante la fase di ripresa “il Mezzogiorno è riuscito ad agganciare il tasso di crescita del centro-nord dimostrando di non essere un vuoto a perdere”, nel 2018 invece la crescita si è fermata.
Si è passati quindi da una crescita del Pil nel Mezzogiorno dell’1,4% del 2017 (contro il +1,5% nel Centro-Nord) al rallentamento di quest’anno, quando la crescita del Sud dovrebbe fermarsi allo 0,8% mentre quella del Centro-Nord arriverà all’1,3%.
Consumi e investimenti hanno contribuito alla crescita degli ultimi anni, mentre è mancata la voce della spesa della Pa che ha segnato nel periodo che va dal 2008 al 2017 un calo del 7% contro un aumento dello 0,5% al Centro-Nord.
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Gli effetti della manovra
Gli investimenti, ha sottolineato Bianchi, rappresentano l’aspetto più positivo con la crescita delle costruzioni e soprattutto del settore macchine e attrezzature. “Hanno inciso strumenti di politica industriale con i contratti di sviluppo (91 siglati per 3,4 miliardi di euro), mentre buoni risultati sono arrivati anche dai crediti d’imposta. Poi però è arrivato il rallentamento dei consumi e degli investimenti”.
Per scrutare il futuro Svimez ha provato a misurare l’impatto della manovra di bilancio che porterebbe benefici al Sud per il 40% della nuova spesa grazie a reddito di cittadinanza (per il quale Svimez stima una spesa necessaria di circa 15 miliardi rispetto ai 9 previsti del Governo) e pensioni e per il 40% anche delle minori entrate, dove conta soprattutto l‘effetto della sterilizzazione dell’Iva che essendo un’imposta sui consumi impatta significativamente al Mezzogiorno.
“L’impatto dei provvedimenti contenuti nella manovra sull’evoluzione del Pil al Centro-Nord e al Sud – recita il rapporto – darebbe un impulso positivo nel Mezzogiorno di circa lo 0,3% nel 2019 sull’aumento previsto del prodotto lordo dell’1%, e di poco più dello 0,4% nel 2020 sul Pil rispetto allo 0,9% ipotizzato. Nel Centro-Nord, i valori risultano decisamente inferiori, quasi lo 0,2% nel 2019 e 0,24% nel 2020″. Uguale fra Nord e Sud è invece l’impatto dello spread (0,25%) se dovesse rimanere ai livelli attuali, ma l’effetto sarebbe di ridurre l’effetto espansivo della manovra soprattutto per quanto riguarda la dinamica degli investimenti per i quali però Svimez non si aspetta un significativo impatto.
Zone economiche speciali per gli investimenti
Più volte Luca Bianchi (in foto) e il presidente Adriano Giannola hanno ricordato l’importanza degli investimenti, “la vera sfida” per il Mezzogiorno. Gli investimenti in infrastrutture generano infatti un moltiplicatore di 1,84 per ogni euro speso a fronte di un valore del moltiplicatore per la riduzione delle tasse che è di circa un quarto.
L’anno prossimo – sostiene la Svimez – saranno i consumi totali (+1% in entrambe le macro-aree) i fattori determinanti della crescita, trainati da quelli delle famiglie che trarrebbero vantaggio significativamente dal Reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. E di ciò beneficerebbe di più il Sud, dove la spesa delle famiglie cresce dallo 0,8% del 2018 all’1,4% del 2019 (Centro-Nord: 2018 +1%, 2019 +1,2%).
Sempre nel 2019, gli investimenti totali, dopo una crescita sostenuta, resterebbero positivi ma con percentuali più contenute: 2,6% nel Mezzogiorno, 2,9%, nel Centro-Nord.
L’occupazione, in crescita fino a metà di quest’anno, è però qualitativamente peggiorata con l’aumento del tempo determinato e del part time involontario, che vale l’80% del part time totale nel Mezzogiorno.
Per stimolare gli investimenti Adriano Giannola ha chiesto l’istituzione di un maggior numero di Zes, Zone economiche speciali. Su queste aree il governo ha una forte aspettativa. Barbara Lezzi, ministro per il Sud, ha ricordato come nella manovra di bilancio sia prevista una cabina di regia per le Zes “che permetta di avere una visione strategica delle Zone economiche speciali”. Fondamentale per le Zes e anche per la spesa dei fondi europei, è anche la collaborazione con i presidenti di regione che saranno convocati a Bruxelles a fine gennaio per cercare di avere una maggiore coordinamento e meno frammentarietà nell’utilizzo dei fondi comunitari.