Circa diecimila imprese incontrate, oltre 500 eventi organizzati, 33 milioni di euro stanziati per le imprese dalle Ccia. Sono alcuni numeri dello sforzo fatto dal Sistema camerale per aiutare le imprese nel passaggio verso l’economia digitale. Un impegno raccontato nel convegno “Industria e impresa 4.0. La rivoluzione delle competenze” che si è svolto la scorsa settimana durante la Maker Faire di Roma. Durante l’evento sono stati presentati anche i dati relativi alle assunzioni nelle aziende: un’assunzione su tre ha richiesto capacità di gestire e applicare tecnologie 4.0.
Le aziende si stanno muovendo verso la nuova rivoluzione industriale. Solo lo scorso anno il 34,2% delle oltre 4 milioni di ricerche di personale programmate, secondo quanto rilevato da Unioncamere attraverso il sistema informativo Excelsior, si è indirizzata verso profili professionali con competenze 4.0. Mentre per elevare le conoscenze delle risorse umane già presenti in organico, il 30% delle imprese ha già svolto o intende avviare nei prossimi 12 mesi percorsi di formazione sulle tematiche 4.0.
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Un anno e mezzo di Pid
“Le tecnologie sono un fattore strategico per la crescita soprattutto delle piccole imprese, ma è importante agire rapidamente” ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli. Per questo dopo i risultati del primo anno e mezzo di vita dei Pid (Punti impresa digitale) “Le Camere di commercio entro il 2019 contano di raggiungere altre 20 mila imprese e mettere a disposizione ulteriori 12 milioni di euro. Per colmare il gap di competenze, inoltre, a partire dai prossimi mesi il Sistema camerale definirà un sistema di attestazione delle skill dei Digital Manager, professionalità qualificate in grado di aiutare nel concreto le aziende nel processo di trasformazione”.
Il bilancio del network dei Pid ha previsto la realizzazione di una survey che ha fotografato il livello di digitalizzazione soprattutto di micro e piccole imprese. In sostanza Nord-ovest e Nord-est si equivalgono con basse presenze di campioni digitali (rispettivamente 4% e 3%), mentre Centro, Sud e Isole mostrano una maggiore presenza di Apprendisti ed Esordienti digitali. “Le differenze però non sono così marcate – spiega Antonio Romeo, responsabile per Unioncamere della rete Pid -. Questo pensiamo sia dovuto a una digitalizzazione ancora in fase di avvio. Più avanti potrebbero esserci differenze maggiori”.
Il problema delle competenze
Manifattura e servizi sono i settori economici che mostrano una maggiore digitalizzazione rispetto a commercio e agricoltura con contabilità e finanza soprattutto e i processi decisionali come le aree aziendali più avanti verso il mondo 4.0. Ancora indietro invece risorse umane, acquisti, clienti e logistica. La survey ha evidenziato un forte gap delle competenze.
Il 70% delle aziende non ha ancora valutato la possibilità di svolgere corsi di formazione nell’ambito 4.0, solo il 10% lo ha già fatto e il 20% l’ha in programma. Simulazione, cloud e cybersicurezza sono i temi maggiormente trattati, ma un buon riscontro hanno avuto anche big data, robotica, automazione industriale e l’Industrial Iot. Ma le aziende nel 2017 hanno cercato soprattutto (57,7% delle richieste) persone in grado di utilizzare “le tecnologie internet e gli strumenti di comunicazione visiva e multimediale”. A seguire “la capacità di utilizzare linguaggi matematici ed informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative” (50,9%).
E’ necessario però un salto di qualità. “Un aspetto importante della digitalizzazione – osserva Romeo – è costituito dal lavoro sulla formazione. C’è bisogno di manager in grado di comprendere i problemi dell’Impresa 4.0”. Non tanto esperti di Ict, ma persone qualificate con competenze manageriali in grado di guidare le aziende verso la nuova rivoluzione industriale.
Così, mentre il lavoro dei Pid andrà avanti anche per il 2019 con nuovi incontri per le aziende e attività di assessment anche con professionisti qualificati, Unioncamere lavora alla certificazione di manager che possano poi portare le loro competenze nelle aziende. “In questi momenti si rischia di vedere in giro tante professionalità, anche con millantato credito. Per questo – conclude il responsabile dei Pid pensiamo a manager certificati, interni o esterni alle aziende, che possano dimostrare di avere acquisito certe competenze”.