Le tecnologie “assistive” entrano nella vita quotidiana per mettersi al servizio non solo delle persone più fragili ma anche di chi, grazie all’innovazione, può trovare soluzioni per una vita migliore. Progetti che passano dai robot per l’assistenza ai disabili alle calzature anti cadute, ai metodi di misurazione, senza contatto, della frequenza cardiaca, alle soluzioni per il monitoraggio dell’assunzione di cibo.
Nuove tecnologie che hanno preso vita, grazie a prototipi e video, in occasione della presentazione del libro Human Monitoring, Smart Helath and Assisted Living, monografia internazionale pubblicata da un importante editore Inglese IET, e che rientrano in un disegno complessivo, portato avanti dall’Università Politecnica delle Marche.
Uno studio “che potrebbe trainare le imprese del territorio – ha detto il Rettore Sauro Longhi che ha curato il libro insieme ad Andrea Monteriù e Alessandro Freddi entrambi ricercatori alla Politecnica – per trasformare una intuizione in un elemento di sviluppo”.
Indice degli argomenti
Il cluster sulle tecnologie per gli ambienti di vita
Nel 2065 la vita media crescerà di quasi 6 anni fino ad arrivare a 86 anni circa per gli uomini e 90 anni circa per le donne e gli anziani, che oggi sono il 20,3% della popolazione, passeranno al 33,7%, diventando un mercato particolarmente interessante. Mercato al quale l’università Politecnica delle Marche ha cercato di dare risposte attraverso la creazione di cluster nazionale sulle tecnologie per gli ambienti di vita.
Un centro che punta su una forte attività di ricerca sulle tecnologie assistive a supporto delle persone anziane e per una maggiore indipendenza delle persone con fragilità. “L’offerta c’è la domanda anche – continua Longhi – dobbiamo trovare l’elemento che possa farle incontrare. Il libro mostra i possibili vantaggi di queste tecnologie e indica anche le sfide per il futuro”.
Le tecnologie assistive per migliorare la qualità della vita
Un progetto che ha un’importante rilevanza sociale e che ha visto un fortissimo impegno nello sviluppo di progetti che, proprio attraverso la tecnologia assistiva, possono portare a soluzioni di problematiche anche particolarmente gravi.
“Prima di essere un docente sono un disabile – spiega Andrea Monteriù, uno dei curatori – e per questo posso dire che la tecnologia assistiva ci rende liberi e persone incluse nella vita. Il mio primo ausilio assistivo l’ho costruito quando avevo 9 anni, ho chiesto al fabbro Giovanni che abitava vicino casa mia di battere una forchetta da un lato così che potevo mangiare e tagliare la carne con un solo strumento”.
“Dietro alla ricerca, agli studi, alle ore di laboratorio – spiega Alessandro Freddi, l’altro ricercatore che ha curato lo studio – c’è la necessità di tante persone di avere una vita migliore e nulla forse ripaga più degli studi fatti del sorriso o della felicità mostrata davanti ad uno strumento che può davvero fare la differenza per chi ha una disabilità”.
Ingegneria, domotica e medicina, unite per vincere le fragilità
Tra i progetti presentati durante l’incontro, a cui hanno partecipato anche gli studenti che stanno frequentando corsi su queste materie, figurano due app per il monitoraggio della persona e dell’ambiente.
La prima, sviluppata dai ricercatori di ingegneria in collaborazione quelli di medicina, è un sistema basato su smartphone e smartwatch capace di monitorare il manifestarsi di fenomeni motori tipici del morbo di Parkinson. La seconda è legata al mondo della domotica, reso accessibile per utenti ipovedenti ed ipoudenti.
La presentazione della pubblicazione delle ricerche, infine, è stato anche un modo per ricordare la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche all’evento promosso dalla Fondazione Marche “Expo Meeting Innov-aging”, che si terrà ad Ancona dal 21 al 23 giugno.