Tre missioni-Paese per un’Italia che che sappia proporre un futuro ai giovani, che cresca di più e che riduca il debito pubblico. Tre attori principali – imprese, politica nazionale ed Europa. E sei assi prioritari di intervento. Il tutto in una cornice che richiede 250 miliardi in cinque anni. È il piano industriale “di legislatura” che ieri Confindustria ha illustrato in occasione delle sue Assise di Verona: un progetto ambizioso, ma concreto, che ora l’associazione che rappresenta gli imprenditori porterà all’attenzione delle forze politiche, impegnate in una campagna elettorale ai limiti del surreale.
I sei assi prioritari di azione proposti da Confindustria sono:
- Italia più Semplice ed Efficiente: migliorare la burocrazia e il sistema paese
- Prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani
- Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro (migliorare le infrastrutture)
- L’impresa che cambia e si muove nel mondo
- Un fisco a supporto di investimenti e crescita
- Europa miglior luogo per fare impresa
“I sei assi – si legge nel documento – non guardano a singoli settori, ma ai fattori che sono cruciali per la competitività, poiché creano il contesto di riferimento per assumere di più e meglio, e operare in ambienti economici certi ed efficienti”.
I risultati attesi? Eccoli nel dettaglio.
Indice degli argomenti
PIL su di 12 punti e 1 milione e 800 mila occupati in più
“Se non si smontano riforme fondamentali e si attua un programma di medio termine basato su modernizzazione, semplificazione ed efficienza, è possibile ottenere nell’arco di una legislatura di 5 anni oltre 1,8 milioni di occupati in più; una riduzione di più di 20 punti del rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo; una crescita cumulata del PIL reale vicino a 12 punti percentuali; una crescita dell’export consistentemente superiore alla domanda mondiale”. È questo quindi l’obiettivo della super manovra pensata da Viale Astronomia.
In particolare il PIL crescerebbe, nei cinque anni, a un ritmo sempre maggiore, al +1,9% del primo anno fino al +2,5% del quinto. Complessivamente l’aumento sarebbe di 5 punti in più rispetto a quanto accadrebbe a politiche invariate. Nel quinquennio, inoltre, si creerebbero 1,8 milioni di posti di lavoro (800 mila in più) e il debito pubblico si ridurrebbe fino a rappresentare il 110% del PIL. L’export, a sua volta, crescerebbe stabilmente di oltre il 4% annuo.
![](https://www.innovationpost.it/wp-content/uploads/2018/02/effetti_confindustria.png)
Da dove arrivano le risorse?
Una tabella spiega nel dettaglio come sarebbe possibile reperire i 250 miliardi necessari. Circa 90 miliardi arriverebbero dall’Europa, tra eurobond, fondi per la coesione e cofinanziamenti. 120 miliardi li metterebbe il settore pubblico: di questi 45 arriverebbero dal contrasto all’evasione fiscale, oltre 50 miliardi dalla spending review. I restanti 40 miliardi circa arriverebbero invece dal “coinvolgimento” del settore privato, tramite soprattutto la valorizzazione degli immobili pubblici.
![](https://www.innovationpost.it/wp-content/uploads/2018/02/risorse.png)
Quanto all’utilizzo delle risorse, oltre 120 miliardi finirebbero in investimenti, 18 servirebbero all’innovazione della PA, 16,7 a ridurre il debito pubblico e circa 90 a sostenere azioni di natura fiscale.
In particolare, la fetta più grossa (36 miliardi) servirebbe a ridurre il costo del lavoro, 9 miliardi a finanziare il rafforzamento di Industria 4.0 e 17 miliardi a ridurre la pressione fiscale.
![](https://www.innovationpost.it/wp-content/uploads/2018/02/impieghi.png)
Industria 4.0
Per il rafforzamento di Industria 4.0, dicevamo, sono previsti altri 9 miliardi di interventi fiscali. L’Italia – spiega il documento – ha sfruttato gli incentivi esistenti ed è oggi più moderna. Ma “in una fase economica più favorevole, questo processo di trasformazione va accelerato e generalizzato, estendendone la portata al maggior numero di imprese per ridurre la divaricazione tra il 20 per cento di imprese globali e il 60 per cento di imprese pronte a fare il salto di qualità ma ancora non pienamente attrezzate. Così si coglierebbero appieno le opportunità offerte dal contesto internazionale e consolidare la posizione di leadership nella manifattura di qualità”.
Poi c’è il tema delle competenze: “Per crescere, servono lavoratori capaci di gestire il cambiamento grazie a una formazione 4.0 e motivati perché possono beneficiare degli aumenti di produttività con premi detassati e con un cuneo fiscale e contributivo più contenuto addirittura azzerato per i giovani neoassunti. Alla politica spetta di individuare meccanismi di accelerazione di questi cambiamenti, per incentivarli e premiare le imprese virtuose e che rischiano nella trasformazione. Il sostegno al cambiamento si giustifica perché genera esternalità positive con ricadute non solo sulla singola impresa e i suoi dipendenti ma sull’intera collettività“. È il mantra della crescita industriale che significa beneficio sociale, più volte espresso da Boccia: “Non c’è antitesi tra responsabilità sociale e competitività. Anzi, nell’ottica di una redditività nel lungo termine, la strada è integrare la sostenibilità nel business per generare quel valore condiviso con tutti gli stakeholder, dentro e fuori l’impresa. Un’impresa che cambia e si muove nel mondo, che tiene conto delle esigenze degli stakeholder e che crea lavoro è il modo migliore per contrastare la cultura anti-industriale che ancora pervade il Paese”.
Ecco le proposte concrete volte a potenziare ricerca e innovazione e garantire continuità al piano nazionale industria 4.0:
- definire una governance unitaria della R&I che coinvolga tutti i livelli istituzionali;
- completare e avviare i piani operativi per le aree individuate dalla strategia nazionale di specializzazione intelligente e accelerare la fase di attuazione; definire la strategia nazionale di specializzazione intelligente 2020-2030;
- accorciare la distanza tra ricerca pubblica e imprese rafforzando le filiere tecnologiche nazionali per favorire la collaborazione strutturale tra imprese e centri di ricerca pubblici e privati e creare una piattaforma nazionale per open innovation, open science e dottorati a indirizzo industriale;
- su Impresa 4.0: accompagnare le imprese nella trasformazione in chiave 4.0, supportando il cambiamento dei modelli di business e non solo gli investimenti per il rinnovo dei macchinari; creare un sistema premiale ad hoc per le “imprese 4.0”: certificazione delle “imprese 4.0” (Accredia) e accesso semplificato a una serie di agevolazioni (es. premialità nei bandi, accesso facilitato al Fondo di garanzia per il credito delle PMI); definire i coefficienti di ammortamento per i beni 4.0; riconoscere i Digital Innovation Hub (elaborare una definizione ufficiale di DIH per consentire il consolidamento del network 4.0 anche a livello UE);
- rafforzare l’aggregazione e la collaborazione tra imprese attraverso i contratti di rete per accompagnare la trasformazione verso un modello di impresa più competitivo, innovativo e sostenibile;
- estendere il modello sviluppato dal Cluster tecnologico Fabbrica Intelligente e da Confindustria in nuove fabbriche (il riferimento è agli impianti faro).