Continuano a peggiorare, sempre per gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina, le previsioni sull’andamento dell’economia europea e italiana per i prossimi due anni: nelle previsioni estive diffuse da Bruxelles, infatti, nel 2023 il PIL dell’Italia crescerà dello o,9%, in ulteriore ribasso rispetto all’1,9% stimato in primavera.
Migliorano invece le previsioni per il 2022, quando il PIL italiano dovrebbe crescere del 2,9% (in primavera la crescita era stimata al +2,4%), trainata dal settore dell’edilizia e da una crescita della produzione sostenuta dall’aumento dell’attività dei servizi a seguito dell’abolizione di quasi tutte le restrizioni legate alla pandemia.
Invariate le attese anche per l’economia dell’UE nel 2022, quando la crescita dovrebbe mantenersi al +2,7%, per poi ridursi ulteriormente nel 2023 all’1,5%, in ulteriore ribasso rispetto a quanto stimato in primavera (+1,9%). Per quanto riguarda l’Eurozona, la crescita dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2022, per poi scendere all’1,4% nel 2023.
L’inflazione, che a giugno ha toccato valori record, aumentando dell’8,8% nell’UE (su base annua) dovrebbe restare su valori elevati per tutto il 2022, per poi attenuarsi nel 2023.
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Il quadro italiano: migliorano le previsioni per il 2022, ma la crescita diminuirà ulteriormente nel 2023
«Nella prima parte del 2022 l’economia italiana si è mostrata più resiliente delle attese». Inizia così l’analisi dello scenario economico italiano fatta dalla Commissione europea, che rivede a rialzo le previsioni di crescita per il nostro Paese per il 2022 rispetto all’analisi di maggio.
Secondo le previsioni, nel 2022 il PIL italiano dovrebbe crescere del 2,9%, in rialzo rispetto al +2,4% stimato in primavera. Va comunque ricordato che il dato è nettamente inferiore rispetto alle previsioni fatte in autunno (quando la crescita stimata per il 2022 era del +4,3%) e in inverno, quando la Commissione stimava che il PIL italiano sarebbe cresciuto del +4,1%.
La crescita – frutto, in parte, della ripresa verificatasi nel 2021 – sarebbe sostenuta dall’aumento dell’attività nei servizi, dopo la fine delle restrizioni introdotte per fronteggiare la pandemia, e soprattutto dall’andamento del settore delle costruzioni.
Tuttavia, la perdita del potere d’acquisto reale delle famiglie, il calo del sentimento delle imprese e dei consumatori, le persistenti strozzature dell’offerta e l’aumento dei costi di finanziamento mettono in ombra le prospettive economiche.
Per il 2023, infatti, le previsioni di crescita si ribassano ulteriormente, dal+1,9% stimato in primavera allo 0,9%. Un peggioramento frutto anche delle incertezze legate alla fornitura del gas russo, da cui l’Italia è fortemente dipendente.
L’attesa è che, a causa del caro prezzi e del caro energia, la spesa per i consumi – al momento sostenuta, in parte, dalle misure governative e dai risparmi accumulati – rallenterà notevolmente.
Il deterioramento del potere di acquisto e del sentiment di famiglie e imprese avrà effetti negativi anche sugli investimenti. Infatti, se è vero che gli investimenti sono continuati ad aumentare nel primo trimestre del 2022 e che la Commissione prevede che continueranno ad essere sostenuti dalle risorse del PNRR, è atteso un rallentamento per quanto riguarda gli investimenti in macchinari e attrezzature.
Per quanto riguarda l’export, le dinamiche internazionali dovrebbero portare a un rallentamento delle esportazioni di beni, mentre le esportazioni di servizi dovrebbero beneficiare di un’ulteriore normalizzazione dei flussi turistici internazionali.
Bruxelles prevede che l’inflazione salirà al 7,4% quest’anno e si attesti in media al 3,4% nel 2023. Mentre le pressioni sui prezzi dovute alle ristrettezze dei mercati delle materie prime energetiche dovrebbero attenuarsi solo l’anno prossimo, la grave siccità che ha colpito l’Italia settentrionale potrebbe aggravare l’impennata dei prezzi alimentari per i consumatori.
Le pressioni salariali sono destinate ad aumentare nel periodo di previsione. Tuttavia, il passaggio dell’aumento dei prezzi al consumo al costo del lavoro dovrebbe avvenire solo parzialmente e con un certo ritardo, data la lunga durata degli accordi salariali attualmente in vigore e il restante rallentamento del mercato del lavoro. Tuttavia, si prevede che l’inflazione di fondo aumenti fortemente quest’anno e rimanga vicina all’inflazione complessiva nel 2023.
Il quadro europeo
Tante le incertezze che possono condizionare il quadro europeo nei prossimi mesi e che, sottolinea l’analisi della Commissione, rendono difficile fare previsioni. Da un lato, molto dipenderà dall’evoluzione del conflitto, soprattutto per quanto riguarda la fornitura del gas russo verso l’Europa, e le conseguenze sul prezzo dell’energia.
Nuovi aumenti dei prezzi del gas potrebbero far aumentare ulteriormente l’inflazione e frenare la crescita. Gli effetti di secondo impatto potrebbero a loro volta amplificare le spinte inflazionistiche e determinare un inasprimento più severo delle condizioni finanziarie che non solo peserebbe sulla crescita, ma comporterebbe anche maggiori rischi per la stabilità finanziaria.
Altro fattore di incertezza riguarda la pandemia, visto l’aumento dei casi in molti Paesi europei e l’impossibilità di escludere che la situazione possa peggiorare in autunno.
Allo stesso tempo le recenti tendenze al ribasso dei prezzi del petrolio e di altre materie prime potrebbero intensificarsi, determinando un calo dell’inflazione più rapido di quanto attualmente previsto. Inoltre, grazie a un mercato del lavoro forte, i consumi privati potrebbero rivelarsi più resilienti all’aumento dei prezzi se le famiglie utilizzassero maggiormente il risparmio accumulato.
Se sul futuro c’è ancora molta incertezza, l’analisi fatta dalla Commissione sulla situazione attuale parla di uno scenario che ha visto concretizzarsi molti dei rischi negativi che avevano influenzato le previsioni fatte in primavera.
La crescita del PIL nel 2022, seppur invariata, è da attribuire all’impulso ottenuto con la ripresa dello scorso anno e un primo trimestre leggermente migliore a quanto stimato in precedenza. Nella parte restante dell’anno, tuttavia, l’attività economica dovrebbe essere modesta, nonostante la forte ripresa del turismo.
Nel 2023 si prevede che la crescita economica trimestrale acquisisca slancio, sulla scia della resilienza del mercato del lavoro, della moderazione dell’inflazione, del sostegno del dispositivo per la ripresa e la resilienza e della quantità ancora elevata di risparmi in eccesso.
Le previsioni relative all’inflazione sono state riviste considerevolmente al rialzo rispetto alle previsioni di primavera. Oltre al forte aumento dei prezzi nel secondo trimestre, un’ulteriore impennata dei prezzi del gas in Europa dovrebbe ripercuotersi sui consumatori anche attraverso i prezzi dell’energia elettrica.
L’inflazione dovrebbe raggiungere un picco dell’8,4% su base annua nel terzo trimestre del 2022 nella zona euro e successivamente registrare un calo costante fino a scendere al di sotto del 3% nell’ultimo trimestre del 2023, sia nella zona euro che nell’UE, grazie all’allentamento delle pressioni derivanti dalle strozzature negli approvvigionamenti e dai prezzi delle materie prime.
Una situazione che scuoterà anche il mercato del lavoro europeo, provocando un rallentamento della crescita del tasso di occupazione, anche se il mercato dovrebbe reggere a queste perturbazioni, forte della ripresa registrata in questi mesi.
Nel primo trimestre di quest’anno, infatti, il numero di occupati nell’UE è aumentato di 1,1 milioni o dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. L’allentamento delle misure di contenimento ha permesso a molti lavoratori di uscire dai programmi di mantenimento del posto di lavoro. Nel frattempo, la disoccupazione ha continuato a diminuire, raggiungendo il 6,1% a maggio.
Altri indicatori, come il continuo aumento del tasso di posti di lavoro vacanti, che ha raggiunto un livello record, e il calo del tasso di allentamento del mercato del lavoro, sono indicativi di un ulteriore irrigidimento dei mercati del lavoro.
La situazione di Francia, Germania e Spagna
Al ribasso le previsioni economiche anche per i nostri vicini europei. In Germania, in particolare, il PIL reale dovrebbe aumentare dell’1,4% nel 2022 e dell’1,3% nel 2023. Si tratta di un dato molto inferiore a quello previsto in primavera, in particolare per il prossimo anno. Il potere d’acquisto delle famiglie è intaccato dall’inflazione, mentre le strozzature dell’offerta e i costi dei fattori produttivi in costante aumento frenano la produzione.
Per quanto riguarda la Francia, il PIL reale annuo dovrebbe aumentare del 2,4% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023 (entrambi i valori sono stati visti al ribasso). Dopo la sorpresa negativa di un calo nel primo trimestre di quest’anno, la crescita dovrebbe diventare positiva ma rimanere moderata a causa della domanda interna contenuta. Pur ricevendo il sostegno del Fondo di rotazione, gli investimenti dovrebbero risentire del graduale inasprimento delle condizioni finanziarie e delle persistenti interruzioni dell’offerta.
In Spagna si prevede un’espansione del PIL reale del 4,0% nel 2022, invariata dalla primavera, e del 2,1% nel 2023. L’attività economica di quest’anno dovrebbe essere sostenuta dal ritorno del turismo ai livelli pre-pandemia e da una più rapida attuazione degli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza. Verso la fine dell’anno e nel 2023, si prevede un rallentamento dell’attività economica, in quanto le famiglie dovrebbero adeguare le proprie decisioni di consumo all’aumento dei prezzi e all’incertezza economica.
Gentiloni: “Dobbiamo preparaci allo scenario peggiore”
“L’economia europea sta passando dunque da una fase di rallentamento a una di frenata“, spiega il Commissario per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni.
La situazione che presenta il Commissario è quella in cui “lo scenario più severo” immaginato dalla Commissione nelle previsioni di primavera non si è ancora concretizzato, ma il rischio che diventi realtà è ora più concreto. E il rischio viene proprio dalla Russia, spiega il Commissario.
“Nella nostra pubblicazione Spring Forecast, abbiamo presentato una simulazione basata su modelli di un taglio totale delle importazioni di gas dalla Russia, con limitate possibilità di sostituzione nel breve periodo. Questo scenario, che all’epoca avevamo definito ‘scenario grave’, avrebbe portato l’economia dell’UE in recessione nella seconda metà di quest’anno e avrebbe ulteriormente ridotto l’attività economica l’anno prossimo”.
“Alla luce degli eventi recenti, questo rischio è diventato più di uno scenario ipotetico, al quale dobbiamo prepararci. Quindi una tempesta è possibile che arrivi una tempesta, anche se non siamo ancora a quel punto”, conclude.