“Occorre intervenire al più presto se non vogliamo che la manifattura del Paese si fermi nel giro di un paio di settimane”: è l’appello lanciato da Barbara Colombo, Presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, a margine delle riunioni indette dal Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per comprendere l’entità del danno economico prodotto dal conflitto tra Ucraina e Russia.
Ucimu, che rappresenta i costruttori di macchine utensili, avverte che le aziende si trovano a dover fronteggiare un carico di ordini mai visto prima – risultato della ripresa avvenuta nel 2021 –, con 10 mesi di produzione assicurata che, nella realtà, rischia di interrompersi tra due settimane.
Il problema, spiega Colombo, non è tanto il rincaro delle materie prime, ma, prima di tutto, la pressoché totale mancanza di materie prime, come acciaio, ghisa, nichel che arrivavano per lo più da Russia e Ucraina.
Una situazione che mette a serio rischio l’attività delle aziende che, dopo due anni di pandemia, non si possono permettere altri stop alla produzione.
Per questo, sostiene Ucimu, sono necessarie nuove misure per evitare l’innesco di una nuova pandemia, questa volta economica.
L’idea proposta dalla Presidente di Ucimu è quindi quella di creare un organo interministeriale molto operativo che, oltre ad essere disponibile a rispondere alle domande delle aziende e della loro rappresentanza su situazione attuale e prospettive, possa operare sul campo per individuare in modo rapido nuove fonti di approvvigionamento di materie prime distribuite nel mondo.
Questo organo, inoltre, dovrebbe essere responsabile dell’adozione di misure per calmierare i prezzi e permettere così alle aziende di aggirare, speriamo per poco, il blocco che le attuali catene di fornitura stanno subendo a causa del conflitto