La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell’economia italiana per il 2022: come si legge nelle previsioni d’inverno, infatti, nell’anno in corso il PIL italiano dovrebbe crescere del 4,1%, in ribasso rispetto alle previsioni fatte in autunno, secondo le quali nel 2022 il PIL dell’Italia avrebbe registrato un +4,3%.
A pesare sulla ripresa sono proprio caro energia e i problemi delle catene di fornitura. Nel breve periodo, la Commissione prevede che l’erosione del potere d’acquisto e l’indebolimento della fiducia dei consumatori intaccheranno la crescita del Pil reale nel, in particolare i servizi di consumo.
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La situazione italiana: la ripresa dovrebbe riprendere nel secondo trimestre
Mentre i contagi da Covid-19 sono aumentati nelle prime settimane del 2022, la Commissione ritiene probabile che gli alti tassi di vaccinazione impediscano un significativo inasprimento delle misure di contenimento e che la produzione reale si contragga nei primi mesi di quest’anno.
Supponendo che l’attuale ondata sia ripida, ma di breve durata, si prevede che l’attività economica riprenda slancio nel secondo trimestre del 2022 e continui sul suo percorso di espansione nella seconda metà dell’anno.
La spesa per i consumi, aiutata dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e dal venir meno dell’incertezza legata alla pandemia, dovrebbe sostenere la crescita, con il tasso di risparmio delle famiglie che tornerà gradualmente ai livelli pre-crisi.
Dopo il brusco rimbalzo del 2021, la crescita della spesa per investimenti è destinata a moderarsi nel 2022 e nel 2023, ma a espandersi ancora in modo solido, spinta dalle misure previste dal Piano di Ripresa e Resilienza dell’Italia.
L’ambiente esterno dovrebbe rimanere favorevole, estendendo la forte performance delle esportazioni di beni dell’anno precedente.
I servizi sono destinati a contribuire sempre più alla crescita delle esportazioni, spinti dalla graduale ripresa delle entrate del turismo internazionale. Complessivamente, la crescita reale del PIL dovrebbe essere in media del 4,1% nel 2022 e del 2,3% nel 2023.
Spinta dai prezzi dell’energia, l’inflazione HICP (basata sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato) è aumentata significativamente nella seconda metà del 2021 e ha raggiunto una media dell’1,9% sull’intero anno.
I prezzi dell’energia dovrebbero raggiungere il picco nel primo trimestre del 2022 e sono destinati a rimanere su livelli elevati per tutto l’anno, con costi energetici più elevati che probabilmente spingeranno ulteriormente verso l’alto i prezzi dei generi alimentari.
La pressione salariale è destinata ad aumentare solo gradualmente, dato che la maggior parte dei contratti di lavoro nel settore manifatturiero sono rinnovati di recente e il ristagno del mercato del lavoro continua a persistere. L’inflazione è destinata a salire al 3,8% quest’anno, prima di scendere all’1,6% nel 2023.
Il quadro europeo
Dopo la marcata ripresa dell’attività economica iniziata nella primavera dello scorso anno e proseguita senza sosta fino all’inizio dell’autunno, si stima che lo slancio della crescita sia sceso allo 0,4 % nell’ultimo trimestre del 2021, rispetto al 2,2 % registrato nel trimestre precedente.
Benché il rallentamento fosse già indicato nelle previsioni economiche dell’autunno 2021 – dopo che l’UE aveva colmato il divario con i livelli della produzione precedente la pandemia nel terzo trimestre del 2021 – esso si è rivelato più marcato del previsto, a causa dell’intensificarsi di elementi che frenano la crescita.
A pesare, infatti, sono l’aumento dei contagi da Covid-19, i prezzi elevati dell’energia e i continui problemi di approvvigionamento.
Poiché la crescita continua a essere influenzata dalla pandemia, molti Paesi dell’UE subiscono l’effetto combinato di una maggiore pressione sui sistemi sanitari e delle carenze di personale dovute a malattie, quarantene precauzionali o obblighi di assistenza.
Secondo le attese della Commissione, inoltre, i problemi di tipo logistico e di approvvigionamento, tra cui la carenza di semiconduttori e di alcuni materie prime metalliche, continueranno a pesare sulla produzione almeno per tutta la prima metà dell’anno.
Infine, si prevede che i prezzi dell’energia rimarranno elevati per un periodo più lungo di quello stimato nelle previsioni di autunno, esercitando un maggiore effetto frenante sull’economia e un aumento delle pressioni inflazionistiche.
Tale previsione presuppone che l’effetto frenante sull’economia esercitato dall’attuale ondata di contagi sia di breve durata. L’attività economica è vista in ripresa, grazie anche alla normalizzazione delle condizioni di approvvigionamento e alla riduzione delle pressioni inflazionistiche.
Guardando oltre le turbolenze di breve periodo, è evidente che i fondamentali alla base dell’attuale fase espansionistica continuano a essere solidi. Grazie a un mercato del lavoro in continuo miglioramento, ai risparmi delle famiglie a livello elevato, a condizioni di finanziamento ancora favorevoli e alla piena attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza, si prevede che la fase espansionistica sarà solida e duratura.
Revisione a rialzo per l’inflazione nell’UE
Le previsioni relative all’inflazione sono state riviste marcatamente al rialzo rispetto alle previsioni di autunno, a causa degli effetti dei rincari dei beni energetici, ma anche dell’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche registrate a partire dall’autunno su altre categorie di beni.
Dopo aver raggiunto un tasso record del 4,6 % nel quarto trimestre dello scorso anno, si prevede che l’inflazione nella zona euro raggiungerà un picco del 4,8 % nel primo trimestre del 2022 e rimarrà al di sopra del 3 % fino al terzo trimestre dell’anno.
Con il venir meno delle pressioni dovute ai problemi di approvvigionamento e ai prezzi elevati dell’energia, si prevede che l’inflazione scenderà al 2,1 % nell’ultimo trimestre dell’anno, per attestarsi in seguito per tutto il 2023 al di sotto dell’obiettivo del 2 % fissato dalla Banca centrale europea.
Nel complesso, secondo le previsioni, l’inflazione nella zona euro aumenterà dal 2,6 % del 2021 (2,9 % nell’UE) al 3,5 % (3,9 % nell’UE) nel 2022, per scendere quindi all’1,7 % (1,9 % nell’UE) nel 2023.
Restano ancora elevati i fattori di incertezza e di rischio
Sebbene l’impatto della pandemia sull’attività economica sia diminuito nel tempo, le misure di contenimento in corso e il protrarsi della carenza di personale potrebbero avere un effetto frenante. E potrebbero inoltre ostacolare il funzionamento delle catene di approvvigionamento per un lasso di tempo più lungo del previsto.
Per contro, una crescita più debole della domanda nel breve periodo potrebbe contribuire a risolvere i problemi di approvvigionamento in anticipo rispetto alle previsioni.
Una nota positiva è data dal fatto che la domanda delle famiglie potrebbe crescere più del previsto, come verificatosi in precedenza con la riapertura delle economie nel 2020, e gli investimenti favoriti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza potrebbero dare un impulso maggiore alle attività.
L’inflazione potrebbe risultare più elevata rispetto alle stime se le pressioni sui costi si trasferissero in misura maggiore del previsto dai prezzi alla produzione ai prezzi al consumo, amplificando il rischio di effetti di secondo impatto.
I rischi per le prospettive di crescita e di inflazione sono notevolmente aggravati dalle tensioni geopolitiche nell’Europa orientale.
“Date le attese di una progressiva attenuazione di questi fattori negativi, si prevede che già dalla primavera si registrerà un aumento della crescita“, spiega Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia.
“Se da un lato è probabile che la pressione sui prezzi resti elevata fino all’estate, dall’altro si prevede un calo dell’inflazione di pari passo con la moderazione della crescita dei prezzi dell’energia e l’attenuazione dei problemi di approvvigionamento. Ma l’incertezza e i rischi rimangono, comunque, elevati“, aggiunge.