Produzione industriale in calo a gennaio (-1,3%): caro energia e problemi alle supply chain minano la ripresa economica

L’indagine del Centro Studi Confindustria (CSC) sulla produzione industriale nel nostro Paese sottolinea un rallentamento dell’attività industriale a dicembre (-0,2%) che si è poi acutizzato nel mese di gennaio. Il rallentamento è causato da diversi ostacoli all’attività produttiva, tra cui il caro energia e i problemi alle catene di fornitura. Problemi che colpiscono anche i nostri vicini europei e che rischiano di compromettere la ripresa del Pil avviata l’anno scorso.

Pubblicato il 07 Feb 2022

Pil


Il caro energia, il rialzo dei costi delle commodity e i problemi legati alle catene di fornitura frenano la produzione dell’industria, che a dicembre registra una flessione dello 0,7% e a gennaio dell’1,3%: è quanto riporta il Centro Studi Confindustria (CSC) nella sua indagine rapida sulla produzione industriale.

I valori di dicembre e gennaio porterebbero il quarto trimestre del 2021 a registrare un aumento di appena +0,5% sul 3°, con una variazione acquisita nel 1° trimestre 2022 di -1,1%. Anche il volume degli ordini ne risente: a gennaio, infatti, si stima un aumento di appena lo 0,3%, quindi in rallentamento rispetto all’incremento di dicembre sul mese precedente (+0,5%).

Il caro prezzi frena l’attività produttiva

L’inversione di tendenza della dinamica dell’attività industriale è coerente con l’andamento dei principali indicatori congiunturali che negli ultimi mesi hanno segnalato un’attenuazione della favorevole performance economica.

L’affievolirsi della fiducia delle imprese manifatturiere – che a gennaio ha registrato i valori più bassi degli ultimi 9 mesi – in particolare il calo delle attese produttive, riflette principalmente l’acuirsi degli ostacoli alla produzione che, nel 4° trimestre, hanno penalizzato enormemente l’attività economica.

L’insufficienza di materiali e la scarsità di manodopera hanno toccato i valori massimi degli ultimi dieci anni. Significativi anche gli aumenti, senza precedenti, dei costi di esportazione e dei tempi di consegna.

Il perdurante incremento dei prezzi delle commodity ha contribuito ad erodere i margini delle imprese, penalizzando l’attività industriale. Secondo gli ultimi dati relativi al PMI del settore manifatturiero (Purchasing Managers Index, ossia l’indice composito degli acquisti dei manager) l’indicatore, pur confermando un quadro espansivo per il diciannovesimo mese consecutivo, registra un rallentamento a gennaio.

Rallentamento causato dalla  persistenza di interruzioni sulle catene di approvvigionamento e che porta l’indice a registrare il dato peggiore degli ultimi 12 mesi.

La produzione industriale rallenta in tutta l’Eurozona

La dinamica della produzione industriale riflette le tensioni parzialmente emerse anche per i nostri partner europei: la produzione tedesca è infatti scesa a novembre di -0,1%, mentre quella francese ha registrato a dicembre 2021 una flessione dello 0,2%.

L’Eurozone Recovery Tracker (l’indicatore di Oxford Economics che misura la ripresa nell’Eurozona) segnala, per la componente produttiva, una diminuzione pari a 2,8% nelle prime due settimane di gennaio rispetto alle due precedenti.

Uno scenario di certo non rassicurante, a cui si aggiunge l’accresciuta incertezza nell’ambito della politica economica nell’area euro. Una situazione che, sottolinea il CSC, mette a rischio la ripresa del Pil iniziata nel 2021.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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