Torna ad infrangere la soglia degli 8 miliardi la corsa dei costruttori italiani di macchine per packaging: nel 2021, secondo i dati di preconsuntivo resi noti dal Centro Studi di Ucima (l’Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio), il fatturato complessivo del settore si attesta a 8.435 milioni di euro, in aumento dell’8% rispetto al risultato registrato nel 2020.
Un dato che torna a superare anche il fatturato precrisi del 2019 e che consolida il settore nel dopo-pandemia.
A contribuire al risultato è stato soprattutto il mercato interno, che è cresciuto del 18% per un valore assoluto di 2.035 milioni di euro.
Ma cresce anche l’export, storico punto di forza del settore, che mette a segno un +5% contribuendo al totale con vendite per un valore complessivo di 6.400 milioni di euro. Il rapporto export su fatturato si attesta così nell’ordine del 75%.
Tante luci e qualche ombra
La ripartenza a pieno regime degli stabilimenti industriali deve però fare i conti con un importante rincaro dei costi di produzione, che il centro studi di Ucima stima pari al 30%.
A pesare sulle aziende in questo momento sono il prezzo delle materie prime, i forti ritardi di consegna della componentistica e gli aumenti dei loro costi, gli incrementi delle tariffe dei trasporti sia via mare che via terra, oltre ad una crescita smisurata dei costi energetici che alimentano le fabbriche.
E al netto dei quasi 7 mesi di produzione assicurata per il 2022 stimati dal centro studi, l’attuale situazione globale rischia di incidere negativamente sul comparto, oltre a mettere un freno alla ripartenza dell’economia nazionale.
Una situazione che Ucima sta monitorando da vicino e che occorre gestire al più presto per non mettere a rischio gli sforzi di ripresa del Paese, come spiega il Presidente di Ucima Matteo Gentili.
“Queste tensioni di mercato devono essere riconosciute e gestite per non mettere a repentaglio lo slancio produttivo del settore e del Paese soprattutto in questa delicata fase di ripresa. Il portafoglio ordini già acquisito per il 2022, superiore rispetto alla media storica, ci rende infatti molto fiduciosi sull’andamento dei prossimi dodici mesi e non vorremmo essere costretti a rallentare produzione e consegna dei nostri macchinari per mancanza di alcune componenti che valgono qualche centinaio di euro”, commenta.