La ripresa dell’economia italiana dopo il durissimo colpo della pandemia procede più spedita del previsto. Nella Nadef – la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza – approvata dal Consiglio dei Ministri, la previsione di crescita del PIL per l’anno corrente passa dal 4,5% al 6%.
E la ripresa proseguirà anche nel triennio 2022-2024, quando – come ha rilevato il ministro dell’economia Daniele Franco – si vedrà realmente la tenuta della ripresa. Al momento il Governo stima una crescita del 4,7% nel 2022, del 2,8% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024.
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I numeri della ripresa
Nel primo semestre 2021 l’Italia aveva già messo nel cassetto una crescita acquisita del 4,7%. Il terzo trimestre che si avvia a conclusione farà segnare un’ulteriore crescita di circa il 2% sul secondo trimestre. Di qui un numero – il 6% annuo – che non è considerato nemmeno troppo ottimistico.
Il vento che soffia in poppa all’economia italiana trova spiegazione in diversi fenomeni: il traino dell’export, gli effetti delle misure di sostegno in Europa e in Italia, il miglioramento del clima di fiducia di imprese e consumatori e – ultimo solo in ordine di esposizione – il miglioramento del quadro sanitario.
“L’ipotesi su cui stiamo lavorando è che non ci siano ulteriori restrizioni da pandemia”, ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, che rimarca anche non solo la tenuta, ma la crescita dell’occupazione nel periodo gennaio-luglio 2021.
Migliora la salute delle casse dello Stato
Le notizie più positive arrivano dalla finanza pubblica. L’indebitamento netto passa dall’11,8% previsto nel Def al 9,4% della Nadef, grazie appunto alla crescita dell’economia (e quindi delle entrate tributarie), all’aumento delle entrate fiscali non legate al punto precedente e alle spese fiscali che sono risultate inferiori alle attese.
Il rapporto debito pubblico – PIL, di conseguenza, risulta migliorato. Se nel 2020 ha toccato il valore record del 155,6%, nel 2021 invece di peggiorare ulteriormente risulterà in miglioramento, rientrando al 153,5%.
Per quanto riguarda la programmazione delle finanze pubbliche, per il 2022 la Nadef fissa un obiettivo di deficit pari al 5,6% del PIL. Si delinea inoltre una progressiva e significativa riduzione dell’indebitamento netto, che si attesterà al 3,3% del PIL nel 2024.
Politica di bilancio espansiva
La prima conseguenza del miglioramento delle finanze dello Stato è che l’Italia si troverà nella condizione di sostenere una politica di bilancio espansiva “fino al recupero del PIL e della mancata crescita, fino quindi al 2023”, come ha sottolineato Franco.
In questo periodo “occorrerà stimolare investimenti pubblici e privati e implementare le riforme previste dal PNRR”.
Poi, dal 2024, si tornerà a un approccio più neutrale e si mirerà “a ridurre il disavanzo strutturale e all’abbattimento del rapporto debito-Pil”.
Come conseguenza della migliore situazione delle finanze pubbliche “ogni anno avremo circa l’1% di PIL a disposizione in più” – circa 19 miliardi – per fare cose nuove”. Per il 2022 intanto il totale delle risorse a disposizione sarà di 22,5 miliardi.
E così il percorso programmatico per il triennio 2022-2024 (76 miliardi in tutto) consentirà sia di coprire le esigenze per le politiche invariate sia di rinnovare diverse misure di rilievo economico e sociale, fra cui il Governo cita quelle relative al sistema sanitario, al Fondo di Garanzia per le PMI, all’efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi.
Si interverrà inoltre sugli ammortizzatori sociali e sull’alleggerimento del carico fiscale. E sarà possibile gestire ulteriori interventi di sostegno alla crescita economica del Paese.