Gaia X è un progetto europeo che mira a costruire un’infrastruttura europea di cloud e di dati per favorire la crescita del mercato digitale europeo, attraverso un sistema di regole chiare in termini di sicurezza, interoperabilità e sovranità digitale, che permettano ai Paesi del vecchio continente di affrancarsi dalle piattaforme dei colossi statunitensi e cinesi.
Un obiettivo ambizioso, che punta a ricondurre sotto a un maggior controllo il flusso e l’archiviazione dei dati europei, garantendo sempre il rispetto della privacy e dei principi del Gdpr, il regolamento europea sulla data protection.
A fine maggio in Italia è stata presentata Gaia-X, l’associazione che si occuperà della creazione dell’hub nazionale.
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Che cos’è Gaia X
Il progetto europeo Gaia X nasce il 15 ottobre 2020 dalla collaborazione tra Commissione europea, i 27 Stati membri e circa 100 aziende e organizzazioni, tra cui Deutsche Telekom AG, Deutsche Bank AG, Siemens e Bosch.
Si fonda sulla necessità di costruire un’infrastruttura europea di cloud e di dati, per consolidare l’indipendenza dell’Europa nell’economia dei dati. Un mercato che attualmente è di dominio quasi esclusivo di fornitori extraeuropei, una condizione che potrebbe generare ripercussioni negative per la sicurezza di cittadini e imprese.
L’esigenza di raggiungere un’autonomia digitale a livello Europeo è figlia naturale della trasformazione digitale del nostro sistema socio-economico, che impone di adottare nuovi approcci di governance e sviluppare nuove forme di cooperazione a livello internazionale.
I tre binari di Gaia X
Il progetto di Gaia X si fonda su tre binari: quello della governance, quello delle procedure, e quello degli standard tecnologici con lo scopo di permettere una maggiore interoperabilità, per scambiare i dati indipendentemente dal cloud utilizzato e passare tra i vari cloud provider senza complicazioni tecniche o economiche.
Nello specifico, dovranno essere introdotti sistemi di sicurezza allineati a livello europeo, oltre a servizi capaci di accertare l’identità della fonte e di chi riceve i dati, garantendo allo stesso tempo totale accessibilità ai dati e rispetto dei diritti di privacy.
Poi dovranno essere integrati gli standard esistenti per assicurare interoperabilità e portabilità tra infrastrutture e applicazioni, e andrà creato un sistema normativo e di servizi di certificazione.
Entro la fine del 2021 le aziende e le istituzioni dovranno presentare i propri progetti, cosicché si possa passare alla fase successiva, ovvero quella della realizzazione dell’ecosistema.
“Questo progetto è la culla di un nuovo mondo digitale aperto e trasparente, in cui dati e servizi possono essere resi disponibili, raccolti e condivisi in un ambiente di fiducia e sicurezza”, si legge nello statuto di Gaia-X.
Gaia, dal greco la Madre Terra, si propone di diventare la Madre delle infrastrutture europee.
Gaia X Italia: un progetto molto inclusivo
Come dicevmo, in Italia sarà l’associazione Gaia-X che si occuperà della creazione dell’hub nazionale. I primi 100 giorni di Gaia X Italia saranno molto intensi. “L’associazione Gaia-X andrà dotata di uno statuto e di una struttura organizzativa che saranno nominati entro fine giugno, quando ci sarà il lancio operativo dell’hub, con un evento dedicato alle aziende e andrà online il sito web che vuole essere un luogo di incontro virtuale tra gli hub regionali”, ha chiarito Luigi Gubitosi, vicepresidente di Confindustria con delega al digitale, in occasione della presentazione dell’hub italiano.
L’organizzazione prevede un consiglio strategico (nominato ogni 4 anni) e uno steering committee (nominato ogni 3 anni) che coordinerà i vari settori dalla manifattura 4.0 alla smart mobility, dal turismo e cultura all’healthcare e benessere, dalla moda all’economia circolare.
“A livello di filiale creeremo data space dedicati e saranno chiamate a contribuire tutte le organizzazioni interessate. Sarà un progetto molto inclusivo. C’è molto interesse, una risposta è arrivata non solo dal mondo di Confindustria ma a livello nazionale estremamente forte” ha concluso Gubitosi.