Transizione 4.0, caos in Senato: salta la cessione del credito Transizione 4.0

Nulla di fatto per la cessione del credito d’imposta previsto dal piano Transizione 4.0 per gli acquisti di beni strumentali che era stata approvata dalle commissioni congiunte Bilancio e Finanze del Senato.

Pubblicato il 06 Mag 2021

Aula_palazzo_madama


Nulla di fatto per la cessione del credito d’imposta previsto dal piano Transizione 4.0 per gli acquisti di beni strumentali, che pure era stata approvata 24 ore prima dalle commissioni congiunte Bilancio e Finanze del Senato.

Nel corso della giornata di giovedì 6 maggio, infatti, il Governo ha presentato un maxiemendamento, sul quale ha poi posto la questione di fiducia, nel quale ha fatto proprie le proposte di emendamento approvate in commissione. Non tutte, però: tra quelle assenti spiccano proprio gli emendamenti che introducevano la cessione dei crediti d’imposta.

Ricordiamo che a premere per l’approvazione dell’emendamento erano state soprattutto quelle categorie di imprese che temevano di non riuscire a monetizzare l’incentivo per l’acquisto di beni strumentali in tempi ristretti, come ad esempio gli imprenditori agricoli e tutti quei soggetti che, per il regime fiscale a cui sono soggetti, non hanno molte occasioni di utilizzare modelli “F24” con i quali scontare il credito d’imposta dai debiti verso la pubblica amministrazione.

Gli emendamenti sono stati rigettati dopo un intervento da parte della Ragioneria Generale, che ha sollevato dubbi sulla neutralità di questo provvedimento per le casse dello Stato. “Gli effetti finanziari – è il rilievo della Ragioneria – potrebbero essere particolarmente significativi per quei crediti che, come industria 4.0, prevedono una fruizione in quote annuali, perché l’impatto sul deficit sarebbe anticipato interamente al primo anno di utilizzo, indipendentemente dall’effettivo utilizzo in compensazione”. Per questo, spiega la Ragioneria, “non è possibile, allo stato, assentire proposte di estensione della cedibilità ad altre tipologie di crediti”.

Nel corso del pomeriggio la seduta del Senato è stata più volte sospesa per la bagarre scatenata dal “colpo basso” dell’Esecutivo. Il maxiemendamento è stato infatti rinviato in Commissione, dove i partiti della maggioranza hanno provato a trovare un accordo politico.

Nel pomeriggio il capogruppo del M5S, Ettore Licheri, ha detto: “Abbiamo constatato che, tra la serata di ieri e la mattinata di oggi, l’emendamento che concerneva la cedibilità dei crediti d’imposta delle imprese per la vendita dei beni strumentali nell’ambito del piano Transizione 4.0 ha incontrato il parere contrario della Ragioneria generale dello Stato. Dobbiamo però essere consapevoli che quella è l’unica misura, oltre che per considerazioni di tipo quasi filosofico, oserei dire, perché il MoVimento 5 Stelle della cessione dei crediti ha fatto una ragione politica, essendo l’unico strumento che consente alle aziende di avere soldi oggi e non promesse per soldi che arriveranno domani”. Domani – ha concluso – “inizieremo un tavolo, perché quell’emendamento inizi il suo percorso che lo porti al decreto-legge sostegni-bis. Interloquiremo e abbiamo avuto garanzie importanti da parte del Governo perché il tema non venga accantonato; c’è il decreto sostegni-bis, che ci auguriamo arrivi in Senato, e speriamo si possa approvare questa misura anticiclica, per l’economia del nostro Paese”.

Il commento

Resta il fatto che la relazione tecnica dell’emendamento in Commissione avesse invece avallato l’emendamento. Come ha commentato il senatore Dell’Olio “o la Ragioneria generale dello Stato si è sbagliata in precedenza e noi abbiamo potuto votare in Commissione, oppure si sta sbagliando adesso”.

Che cosa c’è veramente dietro? Gli emendamenti prima approvati e poi scartati sostenevano che la misura non comportasse oneri aggiuntivi per le casse dello Stato, visto che il soggetto cessionario avrebbe fruito dei crediti d’imposta nelle stesse modalità del soggetto cedente.

La Ragioneria, come riporta Il Sole 24 Ore del 7 maggio, teme invece che “il trattamento contabile potrebbe (con elevata probabilità) cambiare nel prossimo futuro, producendo effetti diversi da quelli stimati” a causa di un possibile intervento dell’Eurostat, l’istituto comunitario di statistica.

Da parte nostra non possiamo che biasimare questo ennesimo dietrofront sul tema Transizione 4.0, che non giova alla credibilità di un sistema politico che da un lato parla di centralità dell’innovazione per il Paese e dall’altro lancia segnali contrastanti e poco chiari alle imprese che di questi incentivi dovrebbero essere beneficiarie.

Il ragionamento della Ragioneria – per dirla tutta – fa ben più di una grinza: evidentemente lo Stato “si aspetta” che alcuni soggetti non riescano a fruire per intero del credito d’imposta, cosa che in caso di cessione del credito non avverrebbe. Siamo insomma davanti alla solita schizofrenia di uno Stato che da una parte dice di voler dare e dall’altra teme di dover dare.

Valuta la qualità di questo articolo

Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4