L’economia italiana intravede la risalita dalla crisi, con il PIL più vicino al rimbalzo grazie ai primi allentamenti delle restrizioni anti-Covid: è quanto evidenziano i dati dell’ultima congiuntura diffusa dal Centro Studi Confindustria.
Le previsioni per il secondo trimestre dell’anno vedono infatti il PIL in lieve crescita, dopo la flessione del primo trimestre (-0,4%). Per il terzo trimestre ci si aspetta un forte rimbalzo, grazie soprattutto alla campagna vaccinale, che ha subito un’accelerazione (anche se l’incognita legata al suo procedimento fa sì che persistano rischi al ribasso). Anche i fondi del Next Generation EU, che l’Italia dovrebbe iniziare a ricevere già in estate, forniranno un ulteriore aiuto alla ripresa.
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Persiste il gap tra industria e servizi, ancora numeri negativi per l’occupazione
Persiste, tuttavia, un ampio gap tra industria e servizi: nell’industria il PMI (purchasing managers index) è salito a 59,8 a marzo e la produzione è stimata in crescita già nel primo trimestre (+1,0%), pur con forte eterogeneità settoriale, mentre nei servizi (maggiormente colpiti dalle restrizioni) l’attività è ancora in flessione, con il PMI che è sceso a 48,6. Anche per il settore terziario, le progressive riaperture dovrebbero segnare il ritorno a numeri più positivi.
Anche per quanto riguarda l’occupazione persistono ancora segnali negativi: da febbraio 2020 a marzo 2021 si sono registrati, infatti, 896 mila occupati in meno. I più colpiti sono i lavoratori a tempo determinato (-9,4%) e gli autonomi (-6,6%).
Per i primi, alla maggiore elasticità al ciclo economico, si aggiunge, in questa crisi, l’effetto del blocco dei licenziamenti. I secondi in molti casi hanno dovuto fermare la loro attività, per le restrizioni in settori dei servizi in cui sono più presenti.
In salita consumi e investimenti, crescita accidentata per l’export
Segnali di ripresa anche per i consumi, dopo il calo del primo trimestre dovuto alle restrizioni che hanno bloccato la spesa per turismo e mobilità. Le prospettive per il secondo e terzo trimestre sono infatti migliori, grazie alle riaperture programmate che preludono a un rimbalzo.
Lo conferma la risalita della fiducia delle famiglie in aprile. Piatti, invece, gli ordini interni dei produttori di beni di consumo, segno che tra le famiglie resta finora molta prudenza.
I prestiti alle imprese restano in crescita (+7,6% annuo a febbraio), ma il maggior debito non si traduce tutto in investimenti, perché in molti settori serve a finanziare il capitale circolante. Gli ordini di beni strumentali risalgono rapidamente, dall’interno e dall’estero. Nel complesso, le prospettive sono di un buon recupero degli investimenti dai minimi, anche grazie a quelli pubblici.
Rimane favorevole la situazione sui mercati finanziari: i rendimento del BTP decennale è salito marginalmente in aprile, appena sopra i minimi (0,70% in media) e lo spread sulla Germania si mantiene ormai stabile da febbraio (intorno a +0,99%). I tassi europei hanno risentito pochissimo del rialzo negli USA, grazie alla BCE che ha accelerato gli acquisti di titoli, che ha consentito di contenere il costo dell’alto debito italiano.
Cresce in maniera accidentata l’export: dopo un inizio anno favorevole (+1,6%), è infatti tornato a scendere a febbraio (-0,3% a prezzi costanti), a causa di un calo delle vendite extra-UE, che sono tornate poi a crescere a marzo (+2,5%
in valore).
La dinamica dell’export italiano si è infatti appiattita tra fine 2020 e inizio 2021. Tra dicembre e febbraio le vendite di beni sono state di circa 37 miliardi di euro medi mensili, -3,2% rispetto a un anno prima, e anche nel trimestre precedente il calo era poco inferiore (-2,4%). Una frenata che è stata confermata dai dati corretti per effetti di calendario: +0,2% negli ultimi tre mesi.
Una situazione dovuta a una dinamica molto eterogenea, che vede una forte risalita delle esportazioni nel mercato europeo ( a dicembre 2020 i valori erano inferiori dell’1,5% rispetto ai livelli pre-crisi), trainata soprattutto dalle vendite in Germania e nei Paesi Bassi e in particolare dal settore dei prodotti in metallo e degli autoveicoli.
Diversa la situazione per i mercati extra-UE, a cui si deve la frenata dell’export: qui, infatti, la distanza rispetto a un anno fa si è ampliata (-4,9%), anche se i dati di marzo registrano segnali positivi o (+2,5%).
Sono comunque molto eterogenee le dinamiche nei diversi paesi. Nel primo trimestre del 2021 le vendite italiane sono esplose in Cina (+43,3% tendenziale) e cadute negli USA (-13,4%) e in UK (-12,7%). Il risultato complessivo è negativo, per il peso relativamente basso del mercato cinese per le merci italiane (3,0% dell’export, rispetto al 5,2% destinato a UK e al 9,8% agli USA). Ciò ha penalizzato la performance dell’export italiano rispetto, per esempio, a quello tedesco (8,0% del quale è destinato in Cina).
Le prospettive per i mesi primaverili sono positive, come segnala il miglioramento degli ordini esteri manifatturieri, sopra i livelli pre-crisi, anche grazie all’attesa accelerazione di domanda e filiere di produzione in Europa. Tuttavia, restano pressioni al rialzo su prezzi e tempi di consegna di vari input.
Segnali positivi anche per il commercio, frenano i prezzi delle materie prime
Prosegue l’espansione del commercio (+0,3% a febbraio), ritornato ben sopra i livelli pre-crisi. La crescita è trainata dagli scambi dei paesi asiatici e della Cina in particolare. Anche le prospettive sono in miglioramento, come segnalano gli ordini esteri globali (PMI salito a 52,4 a marzo).
Altra nota positiva riguarda il prezzo di alcune materie prime, che dopo i rialzi degli ultimi mesi tornano ad assestarsi: è questo il caso del Brent, il cui prezzo è tornato a 64 dollari al barile in media (e quindi ai livelli pre-Covid). Analoga situazione per le commodity agricole, che già a marzo mostravano un’interruzione del trend rialzista (grano -1,5%), mentre sempre nel mese di marzo continuava a registrarsi un rincaro per i metalli, con il prezzo del rame schizzato a un +6,1%.
Negli Stati Uniti recupero già avviato, l’Eurozona dovrà attendere il terzo trimestre
Segnali decisi di recupero per gli Stati Uniti, dove la campagna vaccinale prosegue a ritmi spediti. Notevoli sono gli effetti sul mercato del lavoro: a marzo si sono registrati ben 916mila posti di lavoro in più, di cui quasi 517mila nel settore privato. 7
Dei 22,3 milioni persi a causa della pandemia tra marzo e aprile 2020, sono stati recuperati circa 14 milioni di posti (10,6 nel settore privato). Ciò ha riportato il tasso di disoccupazione al 6,0%, da un massimo di 14,8% nel 2020.
Anche le richieste di sussidi di disoccupazione hanno proseguito il significativo calo: a metà aprile sono state 547 mila
quelle “iniziali” e 3,7 milioni le “continue”, rispetto ai 6,1 milioni e 23,1 milioni toccati nell’aprile 2020.
Diversa la situazione nell’Eurozona: gli indicatori per il 2° trimestre descrivono un’economia che marcia con un
unico motore, l’industria, che registra un recupero significativo secondo il PMI (63,4 in aprile). La fiducia delle imprese industriali in aprile ha continuato a crescere, grazie a migliori ordini e aspettative. In Germania le attese sulla produzione sono salite a valori record.
Dopo il calo del PIL nel 1° trimestre (-0,6%), si conferma dunque che una piena ripresa è rinviata al 3° trimestre. Il rimbalzo sarà guidato dai consumi, grazie anche al risparmio accumulato, con una domanda che si riverserà in servizi come “viaggi”, “ricreazione”, “ricettivi e di ristorazione”, attività bloccate da tempo dalle misure anti-Covid.